Politica e web 2.0

Ho sentito, e soprattutto letto molti lamentarsi dell’apparizione (non richiesta) di politici a Le Web 3. Qualcuno vuole perfino indietro i soldi. Ma siamo sicuri che questa situazione sia da condannare in toto?

E’ sicuramente vero che questo ha sottratto tempo prezioso al già ambizioso programma della giornata, ma sono convinto che si sia trattato comunque di momenti da cui trarre qualcosa, e cioè che la politica europea, francese, ma sicuramente anche italiana:

  • non sa cosa sia internet
  • non è rappresentativa dei bloggers
  • non si rende conto di partecipare a un evento che parla di comunità, condivisione, open source e usa invece un tono unidirezionale, scialbo
  • si fa bel danno, molto meglio stare a casa
  • non sa più comunicare
  • parla di argomenti troppo semplici/semplicistici (come diceva con tempismo poco dopo dallo stesso palco David Weinberger)

E’ stata illuminante in questo senso l’entrata sul palco di Nicolas Sarkozy. Lo abbiamo dovuto aspettare, vedere salire precipitosamente sul palco, esibirsi in un soliloquio in francese, terminare, uscire di corsa dalla porta di servizio, faccia scura in volto.

Quanto strideva questo compartamento da quello che stava succedendo fino a pochi minuti prima in quella sala! Che differenza di comunicazione!

Siamo sicuri che non sia servito da lezione? Perché se non fosse successo e fossimo rimasti tra noi blogger, magari uscendo avremmo pensato, anche dopo aver letto Naked Conversations e Blog!, che non solo noi, ma anche il mondo della politica è pronto per il web 2.0. Beh, la strada è ancora lunga.

Le Web 3 Paris – Giorno 1, mattino

Le Web 3 è un evento organizzato da Six Apart a Parigi coinvolgendo i protagonisti europei in fatto di e-commerce, blog, media, mobile computing, web tv e un po’ tutto quello che può essere targato anche solo lontanamente web 2.0.

Ecco il breve resoconto di alcuni interventi, quelli che ho seguito con più interesse, nel corso della prima di due giornate di incontri. Alla fine di ogni intervento le mie osservazioni.

Opening remarks

Nell’introduzione all’evento Loïc Le Meur di Six Apart France e organizzatore dell’evento, ha manifestato il suo stupore nell’essere riuscito a organizzare una manifestazione senza marketing, ma solo con il passa-parola e con il supporto dei bloggers. L’evento è stato organizzato in solo 6 settimane e al primo piano, parallelamente alle sessioni, 15 startup presentano le proprie soluzioni di business sostenibile.

Commento: evento molto friendly, forse fin troppo colloquiale. Si capisce che l’impatto sarà rivolto molto al rapporto dei media con la rete.

A conversation on the future of the internet

Niklas Zennström, fondatore di Skype e Kazaa, sostiene che non è necessario essere dei grandi per riuscire ad avere un buon numero di utenti, ma che per farlo è importante non isolarsi ma collaborare con altre aziende.

Il software che ha successo in questo web 2.0 è quello che aiuta a risolvere le esigenze di base, senza complessità, ma che al tempo stesso rende disponibili tramite API un insieme globale di servizi, per permetterne l’estensione. L’importante è realizzare del software non troppo specifico, ma che tutto il mondo possa usare e trarne beneficio.

Niklas prende come esempio il suo Kazaa, che è nato tra Svezia, Danimarka e l’Inghilterra, ma che già dopo poche settimane dal lancio ha cominciato ad essere usato in tutto il mondo. Questo dimostra che internet non è completamente dominicato dagli Stati Uniti (Skyphe ha solo un ufficio in California, il resto è tutto in Europa).

Un vantaggio dalle startup europee potrebbe essere quello di sfruttare la diversità tra le diverse nazioni, che distingue l’Europa dall’approccio americano. Questo vuol dire per esempio realizzare partnership con paesi che non dispongono ancora di un’economia stabile e in buone condizioni, ma magari ottime risorse intellettuali.

Niklas esorta a dimenticare ben presto il mercato locale e guardare alla complessità della realtà europea, cominciando subito a ragionare in inglese. La mera traduzione è semplice quando si parla del sito, ma è molto più complessa quando si parla di web service.

Secondo Zennström il web 2.0 è solo un’etichetta, lo spirito di collaborazione c’è da prima che venisse coniato questo termine. Ma oggi disponiamo dell’infrastruttura che rende tutto questo possibile e che consente di costruire un business che sia sostenibile: una situazione completamente diversa da qualche anno fa.

I vecchi media sono morti? I blog sono fantastici e introducono un ottimo grado di diversità, ma c’è comunque ancora bisogno di giornalismo approfondito: i giornali non sono morti.

Commento: intervento interessante, dovrebbe essere di stimolo alle aziende europee

The future according to Google

Lorraine Twohill è Marketing Director EMEA di Google UK. Nella sua presentazione evidenzia come nel 2006 ci sia un miliardo di persone online, e si chiede il prossimo miliardo da dove potrebbe venire.

Per capirlo analizza l’evoluzione di Google dalla sua comparsa, dividendola in 3 fasi

  • information
  • distribution and communication (buy,trade,talk)
  • networking (youtube,blogger,myspace)

Lorraine è convinta che il prossimo miliardo arriverà proprio da quest’ultima fase.

Passa poi ad elencare alcuni pregi che hanno accompagnato la crescita di Google

  • innovazione, non perfezione da subito
  • condividi tutto quello che puoi
  • se sei brillante, ti assumiamo
  • prendi dei rischi, premia i successi, impara dagli errori

La Twohill ricorda come il 20% del tempo dei dipendenti Google viene impiegato per progettare soluzioni ai problemi che ognuno può avere. Da una di queste esigenze è nato Gmail.

Il termine Googlette si riferisce a un particolare tipo di questi progetti, svolti normalmente da sole 2 persone.

Ci sono 3 fattori che spingono a un cambiamento:

  • l’accesso all’informazione
  • la diffusione della banda larga
  • la facilità di accesso

Lorraine sottolinea come la banda larga stia diventando ormai una commodity, tanto che diventerà ben presto gratuita e che in futuro ci potrebbe essere un buon ruolo svolto dai diversi internet cafè. La facilità di accesso è evidenziata anche dai dispositivi disponibili, che sono sempre più piccoli e portabili.

Vengono analizzati alcuni casi concreti:

  • Pizco, una community di ragazze tra i 12/20 anni, che ha un approccio con la sicurezza sempre in primo piano (“conosci quelli con cui comunichi? la risposta è no”)
  • Uno spot su Itube della Ford Ka, molto credibile, rivolta a un pubblico giovane

Quali sono i temi che guideranno il mondo di domani?

  • Commercio
  • Accesso ubiquo
  • Comunicazione e collaborazione
  • La ricerca (search, find, obtain)

La twohill conclude parafrasando una frase di Andy Warhol: ognuno può essere famoso per 15MByte.

Commento: uno degli interventi peggiori; non ha partecipato alla sessione dei commenti

The real world and why it matters

Hans Rosling, professore di International Health, Karolinska Institutet, Stoccolma, ha invece toccato argomenti quali la globalizzazione e l’evoluzione delle nazioni.

“La glogalizzazione è qui, cerchiamo di sfruttarla”.

Rosling ha affermato che più di globalizzazione, ha senso parlare di modernizzazione delle nazioni. Ancora prima di entrare nei mercati ricchi, infatti, si notano fattori di crescita dei paesi più arretrati, come ad esempio le nascite, la riduzione della mortalità, l’aumento del reddito.

Un dato: il 60% della popolazione possiede il 24% della ricchezza.

Commento: intervento interessante e davvero simpatico, anche se non è chiara la relazione con gli altri interventi della giornata.

The giants outlook on web 2.0

Con Yahoo!, Orange, Nokia Multimedia, Microsoft Windows Live

Alla domanda “conta essere grandi?” Microsoft riconosce come questo gli stia creando dei problemi e stiano cercando di divetare più veloci nei rilasci e di focalizzarsi nella realizzazione di veri e propri servizi web.

Secondo Nokia conta assecondare le esigenze dei consumatori mentre Orange nota come sempre più applicazione di accesso alle informazioni, in futuro, non saranno basati su pc.

Yahoo! è convinto che le dimensioni contino.

Alla domanda “qual è la prossima mossa” nessuno si sbilancia più di tanto

  • yahoo!: interazione, reinventarsi, contenuti di ottima qualità. Si veda come competitore delle media company
  • Microsoft si muoverà sempre di più nella ricerca, intesa come una caratteristica insita in ogni prodotto; vogliono far evolvere la ricerca perché sia più dinamica
  • Nokia vede nel futuro la convergenza di internet, ovvero la fruizione di internet con il mobile; sempre più i contenuti sono realizzati da dispositivi portatili e anche il loro consumo è sempre più diffuso da questo tipo di dispositivi
  • Secondo Orange, per tradizione l’Europa è molto ben posizionata in questa convergenza tra mobile, contenuti e internet, più di quanto lo siano gli U.S.. Questi pregi andrebbero sfruttatiimportant of communities

Secondo Yahoo! realizzare contenuto che sia di buona qualità, che sia usabile è molto difficile, anche dopo aver superato la barriera di attrarre molti utenti verso questi servizi. Non si tratta quindi solo di una questioen di strumenti.

Un interessante intervento dalla sala chiede come creare business da piccole comunità, come quelle della moda. Nessuna risposta degna di noto, Yahoo! si limita a dire che loro mirano comunque sia alla grossa comunità, sia agli eccellenti contenuti.

Commento: l’impressione è che questi grandi attori si siano trovati immediatamente una gallina dalle uova d’oro tra le mani, ovvero i contenuti creati dagli utenti. Ma non hanno ancora trovato un valido modello di business, né per loro né per gli utenti. Neppure loro sanno quale possa essere il futuro di queste iniziative, e come aiutare a produrre contenuti di qualità e come far guadagnare i propri utenti.

Is open source turning commercial?

Con Gil Penchina, Wikia

Gil parla di free culture e free software, illustrando concetti noti.

Qualità del codice:

  • più coinvolgimento porta a miglioramenti del prodotto
  • il codice aperto fa scoprire gli errori
  • ognuno può partecipare e migliorare

Economicamente

  • pubblicità (advertising)
  • donazioni
  • t-shirt, tazze, promozioni…

 

Non va molto oltre Tristan Nitot di Mozilla Europe, che sottolinea come la democrazie all’interno di un progetto open source assicura che la qualità sia elevata e che i contibuti contino.

Commento: tutto trito e ritrito

Will there be a Web 2.0 bubble?

Con TechCrunch, Index Ventures (UK), August Capital (USA)

Secondo TechCrunch non c’è rischio di cataclismo economico. August Capital pensa che un problema sia quello della frammentazione dei talenti. All’oggi molte startup invece si collocano con prodotti molto simili nelle stesse nicchie di mercato. Anche per Index Ventures questo è vero: sembra che ognuno voglia partire con la propria indee di business, invece che cercare risorse disposte a lavorare nello stesso progetto.

Si ribadisce come l’ecommerce vivrà momenti d’oro.

Commento: condivido la paura che molte realtà stanno realizzando prodotti copiandoli gli uni agli altri. Questo peggiora la situazione già complessa di questo settore.

Guida di stile per il web: un caso pratico

Mi è stato chiesto da più parti di fornire qualche esempio pratico riguardo ai passati interventi a proposito delle guide di stile web per la grafica e i contenuti.

Un esempio interessante è quello proposto dalla australiana Monash University. La loro guida di stile, che integra suggerimenti per la grafica e i contenuti, è davvero molto approfondita e ben strutturata.

Si comincia con un’introduzione rivolta all’audience della guida: web designer, sviluppatori e autori di contenuti dei siti dell’università. Non si tratta quindi di regole generiche che si possono trovare in qualunque buon libro sulla scrittura e design per il web (se interessati potete leggere su Fucinaweb le recensioni degli ottimi Web Word Wizardry, Hot Text – Web Writing That Works e Web Style Guide – Second Edition), bensì di indicazioni specifiche a un sito o a un network di siti.

Altro aspetto affrontato con intelligenza dalla guida è una breve descrizione degli utilizzatori del sito, cioè il pubblico a cui si rivolge. Notate come non vengano sprecate parole inutili: frasi brevi, buon uso degli elenchi puntati, link a risorse. La stessa guida è un ottimo esempio di come scrivere per il web.

Si passa poi ad affrontare il concetto di qualità dei contenuti e del design del sito, cioè cosa non può mancare ai contenuti e come funziona il processo editoriale e di revisione. Visto che alla Monash University offrono corsi che riguardano questi concetti hanno pensato bene di rimandarvi come approfondimento. Da notare anche la bella idea di separare, dedicandoci in una sezione dedicata, tutto quello che riguarda il loro sistema di Content Management (qui troverete informazioni sul software su cui si basa e sui motivi che li hanno portati ad estenderne le funzionalità).

Dopo questi contenuti introduttivi, ma fondamentali, si passa nel vivo della guida. La sezione branding and visual identity prende in rassegna le diverse sezioni del sito, e per ognuna illustra le scelte che sono state compiute per quanto riguarda i colori delle diverse componenti, le modalità con cui riferirsi a altre realtà presenti nell’universo dell’università, il tipo di immagini da usare (con esempi) e regole sul loro impiego.

In navigation e site structure si parla un po’ di information architecture, indicando le diverse tipologie di scheme con cui organizzare le informazioni, che nel caso dell’università sono:

  • alfabetico
  • cronologico
  • geografico
  • per argomento
  • per compito
  • per audience
  • guidato da metafora

Forse questa è l’unica sezione che si sarebbe potuto affrontare con un po’ più di profondità, magari illustrandola con esempi e includendo suggerimento su come organizzare le voci di menù e come etichettarle. Bene invece che alla ricerca e ai metadati sia dedicata un’opportuna voce di menù, vista la sua importanza.

Ai contenuti sono dedicate diverse sezioni e sottosezioni, di cui la principale è content, text and images.

Un’ultima sezione che vale la pena soffermarsi a commentare è quella che riguarda i template web, a cui accennavo in uno scorso intervento. In questa sezione sono presentati i diversi template disponibili per il sito e ne viene suggerito l’uso per le diverse esigenze, con esempi di casi già online. Un’opportuna tabella, davvero un’ottima idea, evidenzia inoltre l’impiego dei fogli di stile sui diversi elementi della pagina. 

Quella dell’università di Monash è una guida di stile davvero completa. Probabilmente per i progetti “di tutti i giorni” è uno sforzo considerevole da affrontare, ma se vi date uno standard di progettazione vedrete che riuscirete a creare un documento di questo tipo, personalizzandolo per il cliente, senza necessariamente passare notti insonni.

Un altro interessante esempio di guida di stile, anche in questo caso di un’università, è la Penn Web Style Guide.