Modelli mentali

Mental Models è il primo titolo pubblicato da Rosenfeld Media, la casa editrice fondata da Louis Rosenfeld, coautore di uno dei testi di riferimento per l’architettura dell’informazione, Information Architecture for the World Wide Web. A scrivere Mental Models è stata Indi Young di Adaptive Path.

Un modello mentale è la rappresentazione della descrizione, da parte di uno o più individui, del funzionamento di un processo della vita reale. 

Un esempio può aiutare a fare chiarezza. Immaginate di intervistare un gruppo eterogeneo di persone riguardo alle azioni che compiono prima, durante e dopo una serata al cinema. Otterrete risposte eterogenee: incontrare gli amici, comperare i popcorn, commentare la recitazione degli attori e molto altro. Raggruppate successivamente queste azioni in caratteristiche, associando un maggior peso a quelle più ricorrenti, così da realizzare un diagramma, un modello mentale per l’appunto.

I modelli mentali sono poi usati per la creazione di servizi e prodotti (non necessariamente online) basati anche sul modello mentale. 

Rispetto all’utilizzo dei personaggi e degli scenari (frutto di invenzione), i modelli mentali hanno il pregio di rappresentare il pensiero di persone in carne e ossa, a patto naturalmente che siate riusciti a individuare un vero campione rappresentativo.  

Un intero testo per parlare di quello che sembra un facile esercizio di interviste e composizione? Sì, perché non si tratta di un facile esercizio. Svariate sono le difficoltà da affrontare, come per esempio individuare il giusto campione di utenti da intervistare, ma soprattutto analizzare le trascrizioni delle interviste, evidenziare le azioni significative e raccoglierle in un modello mentale (per capire le dimensioni che può raggiungere una modello mentale è utile questo esempio pubblicato nel sito del testo).

Mental Models è un testo senza dubbio specialistico, ma può rivelarsi una risorsa preziosa per chi si occupa di project management, proprio per la parte riguardante il processo di intervista. Indi Young vi aiuterà a migliorare la gestione e direzione dei colloqui con clienti evitando i passi falsi, primo fra tutti quello di cercare di mettere in bocca al proprio interlocutore quello che si vorrebbe farsi sentire dire, piuttosto che quello che vorrebbe dire. Il titolo del capitolo in cui parla di questo, “Do Not Lead”, la dice lunga.

Il sito di supporto del libro mette a disposizione del ricco materiale, tra cui due appendici, i template per la creazione di un modello mentale, un’ottima bibliografia e, su Flickr, tutte le illustrazioni del testo.

Attualmente il testo è in vendita un po’ ovunque a 36 dollari; inserendo il codice FOFUCI10 dal sito di Rosenfeld Media avrete diritto a uno sconto del 10%.

Pattern e ricerca

Di pattern nel design web ho già parlato in altre occasioni. I pattern sono soluzioni a problematiche ricorrenti, raggruppati in categorie per facilitare la consultazione.

Peter Morville ha raccolto un buon numero di pattern relativi alle ricerche e ai risultati, attingendo da siti più o meno famosi, e li ha pubblicati nel proprio account Flickr, commentando ogni schermata.

Un lavoro certosino che offre una dettagliata panoramica dello stato dell’arte a disposizione di chi si occupa della progettazione e sviluppo di ricerche.

E’ sempre comodo avere qualche riferimento a cui ritornare in caso di necessità. Qualche anno fa ho avuto modo di parlare di The Design of Sites, un manuale che non posso dire di lasciare per più di qualche giorno sullo scaffale.

Altre tesi 2.0

Ho aggiornato il mio intervento che raccoglie alcune tesi legate al web 2.0 inserendone altre 3. Nel dettaglio si tratta di:

  1. Blog e Tumbl, progetto di ricerca sui nuovi linguaggi e le prospettive di comunicazione del web di Anna Torcoletti
  2. L’iPod tra Interaction Design e Architettura dell’Informazione di Maria Giovanna Candido
  3. Le piattaforme web 2.0 nelle strategie comunicative e di marketing. Il caso zooppa.com di Elisa Sisto