Così non va Delicious

Come tutti i web project manager degni di questo nome, ho incubi nei quali il progetto in corso si trasforma in una vera e propria odissea, spesso con le sembianze di una messa online in cui tutto quello che poteva è andato storto.

Questi incubi non si sono per fortuna mai del tutto trasformati in realtà (ho comunque commesso errori), ma purtroppo è quanto è accaduto con il rilascio del nuovo Delicious, il famoso sito di social boomarking di cui sono, o meglio ero, felice utente da anni.

Per i pochi che non lo sapessero, Delicious è un servizio acquisito nel 2005 da Yahoo! e, dopo anni di semi-abbandono, rilevato ad aprile di quest’anno da AVOS System, società dei fondatori di YouTube.

Già da tempo ero a conoscenza della cessione, avendo ricevuto e prontamente risposto a un’email che invitava ad accettare i termini del servizio e la politica di privacy del nuovo proprietario, pena la perdita di tutti i bookmark.

Quello che non mi sarei mai aspettato è di ritrovarmi, il 27 settembre, con un servizio completamente diverso da quello fino ad allora utilizzato, mancante delle caratteristiche basilari e pieno zeppo di errori di funzionamento tanto da sembrare, come ho scritto in Google +, una versione preliminare a uso interno.

Penso sia utile cercare di elencare gli errori principali commessi da AVOS nel proporre il servizio, perché questo tipo di supervisione è uno dei compiti principali del web project manager, anche nel caso di migrazione.

Errori di comunicazione

La prima cosa che mi sono chiesto, visto il risultato, è se fosse proprio necessario andare online con una nuova versione del servizio che stravolgeva la precedente. L’ho inizialmente vista come una mossa per dimostrare che quanto non è stato fatto da Yahoo! in 6 anni di proprietà per l’evoluzione del prodotto, la nuova società è stata in grado di farlo in pochi mesi.

Ho poi scoperto che non si è trattato di un vezzo, ma di una necessità, in quanto gran parte del codice di Delicious si basa su framework interni che Yahoo! non ha ceduto e questo ha richiesto una riscrittura significativa.

Mi sarebbe piaciuto saperlo in anticipo. Sono tornato per scrupolo a leggere l’email che invitava alla transizione, ma che si limita a recitare

To continue using Delicious, you must agree to let Yahoo! transfer your bookmarks and Delicious account information to AVOS

sottintendendo che l’operazione è immediata e si potrà continuare ad utilizzare Delicious, lo stesso Delicious di sempre.

Un po’ di trasparenza in più l’utente se la sarebbe meritata, magari anche solo per compiere un’esportazione di sicurezza, ma soprattutto per capire che avrebbe dovuto mettere in discussione la stabilità del prodotto (back to beta).

Errori di strategia

Siamo sicuri che gli utenti non aspettassero altro che l’introduzione degli “stack”, cioè una collezione di link costruita intorno a una tema comune? Ma, soprattutto, che a favore degli stack sacrificassero altre funzionalità prima presenti come i network di amici, i gruppi di tag, la cancellazione e la possibilità di rinominare i tag? La lista di funzionalità del vecchio sito ancora da migrare è parecchio corposa.

Errori di usabilità

Il problema di un sistema a folksonomy è che tende alla proliferazione di tag utilizzati poche volte. Per evitare in parte questa situazione è sufficiente che il tag venga completato dal sistema mentre si scrive, non fosse altro per evitare la generazione di termini sia al singolare sia al plurale. Ma questa semplice e ormai diffusa caratteristica non fa più parte del nuovo Delicious.

Nella vostra pagina compare l’elenco dei tag ordinati dai più utilizzati ai meno. Da qualche giorno è facile capirlo, perché a lato del tag è indicato il numero di volte che avete usato un tag, ma non era così al lancio. Ad aspettarvi c’era una lista, a prima vista disordinata, di tag, e per di più incompleta: non avevate modo di accedere ai tag meno usati.

Errori di programmazione

Dopo 5 minuti di navigazione nel nuovo sito mi sono accorto di un grave errore: mancava la navigazione su più pagine dei propri link una volta scelto un tag. Mi spiego meglio: se selezionavo “project management” tra i miei bookmark, il sistema mi restituiva la prima pagina con alcuni risultati… senza darmi modo di spostarmi ai meno recenti. Anche questa problematica è stata corretta dopo qualche giorno.

Ancora qualche giorno in più lo ha invece richiesto la correzione di problematiche sia relative alle API (impedendo, di fatto, a servizi terzi di accedere ai contenuti), sia agli RSS e alle procedure di esportazione. Trattandosi in tutti e 3 i casi di comunicazioni verso il mondo esterno, l’impressione di alcuni utenti è stata quella di trovarsi in una stanza in cui c’è un principio di incendio e le porte chiuse a chiave dall’esterno.

Errori di copywriting

Diversi utenti hanno scritto su Twitter di non riuscire più ad accedere alla lista dei propri bookmark. Dopo il panico iniziale, l’arcano è stato risolto. Nella nuova versione non si chiamano più “bookmark”, ma semplicemente “link”. Era necessario modificare questa convenzione?

P.S.: da qualche giorno Fucinaweb ha una pagina in Facebook, un esperimento, ma se avete modo passate per un saluto, vi trovate non solo l’elenco degli interventi di Fucinaweb quando sono pubblicati, ma anche link a risorse e articoli di interesse per chi si occupa di Project Management e User Experience.

Progettare una presentazione

Aggiornamento del 5 Giugno 2009: ho scritto presentazioni che funzionano dopo l’esperienza a Better Software

Aggiornamento del 10 Maggio 2009: ho caricato le slide e l’audio del mio intervento a Better Software

Il 6 e 7 maggio sarò a Firenze per Better Software, conferenza dedicata ai diversi approcci alla programmazione, a parlare di project management e in particolare di project management 2.0.

Sto realizzando in questi giorni la presentazione che includerà alcune indicazioni relative all’uso di strumenti collaborativi in supporto al team  e una panoramica su come sta cambiando il ruolo del project manager (o, forse, di come stia finalmente convergendo verso la propria ragion d’essere).

Se siete interessati a partecipare all’evento potete avere una piccola riduzione del 10% sul biglietto di ingresso utilizzando il codice W6FBCEYK, valido per i primi 10 partecipanti.

Preparare la presentazione mi ha dato modo di rileggere alcuni testi che ho trovato particolarmente utili e anche di studiarne di recenti.

Beyond Bullet Points – Cliff Atkinson

Quello di Cliff Atkinson è stato uno dei primi testi a diffondere la cultura di presentazioni terse e d’ispirazione contrapposte a slide monotone e straripanti di informazioni. Per farlo l’autore suggerisce l’analogia tra una presentazione e la realizzazione di un film, che procede tra le fasi di definizione delle ideee, stesura dello storyboard e scrittura del “copione”.

Interessante l’approccio che prevede lo sviluppo della presentazione in 3 livelli di dettaglio, il primo da pochi minuti, l’ultimo da 45, così da poter procedere per macro idee fino allo sviluppo dell’intera presentazione.

L’idea del paragone con il film è buona, anche se a volte è forse tirata per i capelli.  Utili anche le indicazioni per realizzare contestualmente alla presentazione (non alla fine!) le pagine di note da distribuire al pubblico.

Lo strumento di riferimento del libro, trattandosi di un testo pubblicato da Microsoft Press, non poteva che essere Powerpoint.

Slide:ology – Nancy Duarte

Un testo recente quello di Nancy Duarte, che si distingue per l’impaginazione curata nel minimo dettaglio, caratteristica evidente fin dalla pagina dei ringraziamenti, solitamente presentata come sterile lista separata da virgole.

E la cura manicale dei dettagli non è casuale, visto che al design e all’aspetto grafico della presentazione è dedicata la maggior parte di questo manuale, con indicazioni precise riguardo l’iconografia, i font, i colori, le foto e le illustrazioni.

È, quindi, un testo che completa il materiale riportato in Beyond Bullet Points. Tra le sezioni più interessanti, probabilmente quella dedicata alla semplificazione, smontaggio e ricostruzione di concetti di una certa complessità sfruttando diagrammi e successive sequenze di presentazione.

Tutto spiegato magistralmente, ma terminerete forse il testo con l’impressione che realizzare quanto suggerisce l’autrice non vi costerà solo in termini di tempo, ma anche di professionisti in grado di realizzare design di un certo impatto.

Come si presenta con le slide – Giacomo Mason

È questo un volumetto di qualche anno fa e che fa spesso capolino sulla mia scrivania complici le dimensioni contenute.

Mason non ha estirpato i punti elenco dalle presentazioni che illustra, ma vi aiuta a organizzarli con criterio, partendo dalla soluzione per arrivare ai dati di supporto, con l’ormai nota tecnica piramidale che vede illustrato per primo l’aspetto principale e per ultimo il dettaglio.

Il punto di forza del testo sono gli esempi (positivi e negativi) e le ottimi indicazioni per la presentazione di dati tabella.

Understanding Comics – Scott McCloud

Un fumetto in aiuto alle presentazioni? In realtà Understanding Comics non è un fumetto – o, meglio – è un testo che aiuta a comprendere come funzionano gli elementi che compongono un fumetto… ed è sviluppato in forma di fumetto.

Volete dare un po’ di “movimento” alle vostre presentazioni, capire quando esprimere un concetto in 3 slide invece che una, decidere quanto spazio lasciare al testo e quanto alle immagini? Qui si trovano le risposte.

Scott McCloud è conosciuto anche per avere realizzato il fumetto di presentazione di Google Chrome.

Presentation Zen – Garr Reynolds – In lettura

Non ho ancora finito Presentation Zen, ma ho ritrovato finora molti degli elementi espressi in Slide:ology, dalla semplificazione delle slide alla rivendicazione del ruolo dello spazio bianco, dalla cura del design all’accorto uso di foto e illustrazioni.

Ho sbirciato però gli ultimi capitoli dedicati al momento della presentazione e all’interazione con il pubblico che mancano negli altri testi (anche se Mason fornisce qualche suggerimento) e vi ho trovato ottime indicazioni.

Un testo quindi che promette bene, anche se forse non a livello del blog di Reynolds.

Feedburner e Google: c’è modo e modo

Davvero brutta la precisazione che compare al login di FeedBurner da qualche giorno, dopo l’acquisizione di Google.

Eccola tradotta in italiano con qualche libertà:

Gli account di FeedBurner non saranno cancellati come risultato dell’acquisizione di Google. Avete 14 giorni di tempo, fino al 15 Giugno 2007, per decidere di non consentire il trasferimento del vostro account verso Google. Se non lo fate esplicitamente, i diritti di gestione dei vostri dati passeranno da FeedBurner a Google. Il mancato trasferimento terminerà invece il vostro accordo con FeedBurner, porterà alla cancellazione del vostro account FeedBurner, dei feed, di tutte le statistiche con relativo archivio, e non trasferirà i vostri dati a Google.

Accidenti, come stride questa scritta nelle pagine di FeedBurner, solitamente piene di ironia e con un copywriting studiato ad arte.

Non si poteva scrivere qualcosa del tipo:

Ehi, c’è un importante aspetto che riguarda il tuo login e l’acquisizione di FeedBurner da parte di Google. Hai 14 giorni di tempo per decidere. Clicca qua per i dettagli.

Ma anche se avesse dovuto rimanere tutto in una pagina, si sarebbe sicuramente potuto studiare qualcosa di meno arrogante, indipendentemente dall’importanza dell’informazione.