Cercasi tesi web 2.0

Aggiornamento (15 Ottobre 2007) – Ho pubblicato l’elenco delle tesi, con autore, abstract e link per il download in Le tesi sul web 2.0.

Come ho già scritto nel blog di Html.it, sono alla ricerca di universitari (o ex) che abbiano avuto modo di scrivere una tesi riguardante il “web 2.0”, ovvero il social networking, il grassroots journalism, il blogging o le tecnologie (ajax, rss).

Vorrei ricavarci un intervento in cui dare un po’ di spazio a questi interessanti materiali e ai loro autori, con link diretto al download della tesi, breve profilo dell’autore e altrettanto breve introduzione alla tesi.

Se sei tra questi, commenta questo intervento o usa il form dei contatti.

Prego inoltre chi legge Fucinaweb, e ha un blog, di spendere due minuti per inserire un link a questa iniziativa. Secondo me c’è dell’ottimo materiale di cui discutere, e altrettanti studenti in gamba.
Grazie.

Google è web 2.0?

Se web 2.0 vuol dire per le aziende, tra le altre cose, un approccio di trasparenza verso i propri clienti e utenti, mi chiedo se Google si possa considerare una realtà 2.0.

Parlo in particolare dei weblog che riguardano i tanti prodotti realizzati in questi anni: quello di Adsense, di Adwords, di Google Desktop e di quello ufficiale, oltre che tanti altri.

Prima di lanciare un blog ufficiale quelli di Google hanno aspettato diverso tempo. Trattandosi di una società quotata, probabilmente a ragione si è scelto di porre qualche cautela prima di percorrere questa strada.

Ma non vi sembra manchi qualcosa per definire queste pagine dei “veri” weblog, cioè la possibilità per gli utenti di inserire dei commenti? Si tratta di una delle funzionalità base di un weblog, eppure non esiste questa possibilità. Certo è possibile “mandare” un trackback verso il singolo post, ma è un’altra cosa. I commenti sono vere e proprie discussioni che nascono, e molte volte arricchiscono, lo stesso post.

Quelli che vengono spacciati per interventi nei weblog di Google, a ben guardare, somigliano più ai vecchi comunicati stampa che fanno tanto “1.0”. Una comunicazione a senso unico che mal si addice a chi si propone come innovatore in questo campo.

Malicious tagging

Se ne parla tutto sommato ancora poco in rete, ma c’è già chi è pronto a discuterne in qualche convegno, definendola la nuova piaga dopo lo spam.

Con malicious tagging si intende l’inserimento di tag o di parole chiave a scopi autopromozionali nei diversi servizi di social networking, quale del.icio.us, flickr o anche nei weblog (e quindi su technorati).

Se ci fermassimo qui, però, non si parlerebbe di malicious tagging. Anch’io quando pubblico un intervento o un contenuto lo aggiungo a del.icio.us, ma lo completo usando quelli che reputo i tag migliori.

Per chi utilizza il malicious tagging, invece, nella maggior parte dei casi il contenuto non ha nulla a che vedere con le parole chiave usate per descriverlo.

Normalmente servizi come del.icio.us, in cui la “qualità” di una parola chiave è data dal numero di utenti che la usano per descrivere un dato contenuto, limitano i danno di questo tipo di comportamento.

Il rischio principale, come sempre, è quello che vengano utilizzati software automatizzati per replicare più volte questi comportamenti.

Il 2007 ci dirà se dobbiamo preoccuparci di questo fenomeno o se i suoi effetti saranno o meno trascurabili.