Guida di stile per il web: un caso pratico

Mi è stato chiesto da più parti di fornire qualche esempio pratico riguardo ai passati interventi a proposito delle guide di stile web per la grafica e i contenuti.

Un esempio interessante è quello proposto dalla australiana Monash University. La loro guida di stile, che integra suggerimenti per la grafica e i contenuti, è davvero molto approfondita e ben strutturata.

Si comincia con un’introduzione rivolta all’audience della guida: web designer, sviluppatori e autori di contenuti dei siti dell’università. Non si tratta quindi di regole generiche che si possono trovare in qualunque buon libro sulla scrittura e design per il web (se interessati potete leggere su Fucinaweb le recensioni degli ottimi Web Word Wizardry, Hot Text – Web Writing That Works e Web Style Guide – Second Edition), bensì di indicazioni specifiche a un sito o a un network di siti.

Altro aspetto affrontato con intelligenza dalla guida è una breve descrizione degli utilizzatori del sito, cioè il pubblico a cui si rivolge. Notate come non vengano sprecate parole inutili: frasi brevi, buon uso degli elenchi puntati, link a risorse. La stessa guida è un ottimo esempio di come scrivere per il web.

Si passa poi ad affrontare il concetto di qualità dei contenuti e del design del sito, cioè cosa non può mancare ai contenuti e come funziona il processo editoriale e di revisione. Visto che alla Monash University offrono corsi che riguardano questi concetti hanno pensato bene di rimandarvi come approfondimento. Da notare anche la bella idea di separare, dedicandoci in una sezione dedicata, tutto quello che riguarda il loro sistema di Content Management (qui troverete informazioni sul software su cui si basa e sui motivi che li hanno portati ad estenderne le funzionalità).

Dopo questi contenuti introduttivi, ma fondamentali, si passa nel vivo della guida. La sezione branding and visual identity prende in rassegna le diverse sezioni del sito, e per ognuna illustra le scelte che sono state compiute per quanto riguarda i colori delle diverse componenti, le modalità con cui riferirsi a altre realtà presenti nell’universo dell’università, il tipo di immagini da usare (con esempi) e regole sul loro impiego.

In navigation e site structure si parla un po’ di information architecture, indicando le diverse tipologie di scheme con cui organizzare le informazioni, che nel caso dell’università sono:

  • alfabetico
  • cronologico
  • geografico
  • per argomento
  • per compito
  • per audience
  • guidato da metafora

Forse questa è l’unica sezione che si sarebbe potuto affrontare con un po’ più di profondità, magari illustrandola con esempi e includendo suggerimento su come organizzare le voci di menù e come etichettarle. Bene invece che alla ricerca e ai metadati sia dedicata un’opportuna voce di menù, vista la sua importanza.

Ai contenuti sono dedicate diverse sezioni e sottosezioni, di cui la principale è content, text and images.

Un’ultima sezione che vale la pena soffermarsi a commentare è quella che riguarda i template web, a cui accennavo in uno scorso intervento. In questa sezione sono presentati i diversi template disponibili per il sito e ne viene suggerito l’uso per le diverse esigenze, con esempi di casi già online. Un’opportuna tabella, davvero un’ottima idea, evidenzia inoltre l’impiego dei fogli di stile sui diversi elementi della pagina. 

Quella dell’università di Monash è una guida di stile davvero completa. Probabilmente per i progetti “di tutti i giorni” è uno sforzo considerevole da affrontare, ma se vi date uno standard di progettazione vedrete che riuscirete a creare un documento di questo tipo, personalizzandolo per il cliente, senza necessariamente passare notti insonni.

Un altro interessante esempio di guida di stile, anche in questo caso di un’università, è la Penn Web Style Guide.

L’usabilità delle newsletter

Si parla tanto di usabilità dei siti, ma anche le newsletter inviate ai propri iscritti devono essere progettate con attenzione. Anzi, si potrebbe quasi dire che in questo caso l’operazione è ancora più importante: dopo i molti sforzi fatti per invitare l’utente a registrarsi, è bene a questo punto fare di tutto per non perderlo.

Se dovessi giudicare le newsletter che ricevo, però, mi verrebbe da dire che poco è stato fatto per migliorarne l’usabilità.

Una delle newsletter che aspetto con impazienza è per esempio quella della biblioteca civica di Belluno, che come spesso succede fa bene alcune cose, male molte altre.

Male

  • E’ rigosoramente aperiodica: qualche mese ne vengono spedite 5, altri mesi un paio. Questo non sarebbe un problema [dello stesso problema, a dire il vero, soffre pure la newsletter di Fucinaweb]
  • Il subject dell’email non dice nulla sul contenuto: “Messaggio n. 27/2006”
  • La newsletter è composta solo da un elenco un po’ troppo sterile di avvenimenti, che riguardano eventi futuri anche di 2/3 mesi
  • A poco serve l’alternanza di colori tra i diversi eventi, se non a sottilineare il carattere artigianale della newsletter

Bene

  • Riporta correttamente gli estremi per contattare la biblioteca
  • Indica esplicitamente come annullare la propria iscrizione
  • Contiene, dove possibile, dei link di approfondimento verso il sito o altre risorse
  • Contiene testo, non immagini o inutili abbellimenti. Si potrebbe fare ancora di più: spedirla in formato esclusivamente testuale

La Rai e l’Information Architecture

Se dovessi spiegare a una corso cosa si intende per Information Architecture, chiederei ai corsisti come prima cosa di fare una ricerca in uno dei siti della Rai.

Quasi tutti i siti della Rai sono infatti perfetti esempi di come NON deve essere strutturato un sito.

Mi sono trovato la scorsa sera a cercare lo streaming di un programma che mi sono perso, e che mi sarebbe piaciuto rivedere.

Il mio primo problema è stato innanzitutto capire su quale sito del network Rai andare. Ce ne sono infatti almeno tre che ipoteticamente mi potevano andare bene:

Dopo qualche minuto di navigazione ho scartato il sito delle Teche perché sembra ospitare contenuti d’annata, non troppo recenti, o quasi.

Sono allora passato al sito di RaiClick, che sembrava promettere bene. Dico sembrava, perché in effetti sull’homepage c’era una puntata, quella più recente, del programma che mi interessava. Ho allora pensato di compiere una ricerca con il box in alto, che mi ha portato a una pagina completamente slegata dal sito, che cerca contenuti in tutto il network Rai.

Deluso, ho provato a muovermi con l’uso della navigazione contestuale al sito, cioè scorrendo le diverse categorie “Fiction”, “Spettacolo”, “Notizie”, che si trovano in alto nella pagina.

Ma anche qui, dopo averle passate (e ripassate) tutte, non c’era l’ombra della puntata di mio interesse.

Stessa sorte per il terzo sito, quello di Radio Media. Ma in qualche modo, dopo qualche tentativo con Google, sono finalmente riuscito nella mia impresa.

Che realizzare un’architettura di sito con molti contenuti non sia un’impresa facile è certo, ma che nei portali Rai sia stato fatto di tutto per rendere dura la vita al navigatore è un dato di fatto.