Creare tassonomie efficaci

Theresa Regli ha scritto per l’AIIM E-Doc Magazine un interessante articolo in cui indica alcuni suggerimenti per creare delle tassonomie efficaci per i contenuti.

Una tassonomia è lo schema e l’insieme di gerarchie che descrive un certo tipo di informazione. Questo intervento di Fucinaweb, per fare un esempio, è un contenuto che appartiene alla categoria Content Management e Information Architecture ed è anche descritto da alcuni tag supplementari in fondo all’articolo.

L’introduzione di una tassonomia per i contenuti deve essere motivata a chi poi la andrà a utilizzare tutti i giorni, evidenziando il modo migliore di impiegarla. Il rischio è altrimenti quello di introdurre una caratteristica di soggettività durante l’uso della classificazione, con persone diverse che applicano criteri diversi allo stesso contenuto (io stesso ho potuto verificare questa problematica in un progetto che prevedeva la catalogazione di migliaia di articoli tratti da riviste).

Secondo la Regli, e condivido, agli utilizzatori di questi metodi di catalogazione dovrebbe essere fornito un modo per verificare subito, con le stesse ricerche che impiegherà chi poi deve ricercare i contenuti, la bontà e i limiti della catalogazione. Avere un riscontro istantaneo del proprio operato è importante per raggiungere fin da subito un buon livello di qualità in questo tipo di operazioni solo a prima vista ripetitive.

I concetti di tassonomia e catalogazione per il web sono affrontati con un ottimo livello di dettaglio in Information Architecture for the World Wide Web, che ho recensito qui su Fucinaweb.

Guida di stile per il web: i contenuti

In uno scorso intervento abbiamo visto come, nel corso di un progetto web, sia possibile (anzi, auspicabile) definire una serie di suggerimenti sottoforma di guida di stile. La guida di stile ben si presta in due ambiti: il design grafico del sito, di cui ci siamo occupati, e i contenuti, intesi come l’insieme dei documenti, immagini, link che popolano il sito.

Una guida di stile per i contenuti di un sito dovrebbe rispondere ad alcune domande riguardo:

  • la “lunghezza” dei testi: 400,1000 o 10.000 battute? Suddivise per pagine?
  • stessa cosa per le frasi
  • la composizione del testo: titolo, abstract, sommario, occhiello, corpo principale. Quante tipologie di contenuto ci sono e come vengono suddivise? Il sommario cosa dovrebbe contenere? Quanto è lungo?
  • le tipologie di enfasi, grassetto e italico, sottolineature, ammesse e come impiegarle
  • indicazioni su come comportarsi con acronimi e sigle
  • regole per citare fonti e link a siti esterni (con nome del link o del sito?, quali parti della frase rimandare al link? usare o no “clicca qui”?)
  • come intervallare i contenuti multimediali nella pagina: una o più immagini?, con didascalia?, in quale posizione?

Tutto questo corredato, possibilmente, con degli esempi, così da non lasciare spazio a fraintendimenti.

C’è poi chi vorrebbe farcire le guide di stile con un vocabolario minimo delle parole da usare o da non usare. Evitatelo: oltre a essere una gara persa in partenza, ricorda molto quello che succede con le ontologie e le folksonomies.

Limitate inoltre le regole alle principali, perché una guida di stile prolissa viene presto dimenticata nel cassetto.

Taxonomy e Folksonomy

Un interessante articolo pubblicato nel sito di Asis (The Information Society for the Information Age) e scritto dall’Information Architect Karen Loasby del sito BBC, presenta gli sforzi fatti dai gestori del network per facilitare la ricerca delle informazioni da parte degli utenti.

Dapprima, circa quattro anni fa, il team della Loasby si è limitato a facilitare l’indicizzazione delle pagine da parte dei principali motori di ricerca. Ma, all’aumentare dei contenuti del network, questa soluzione ha perso di efficacia.

Successivamente sono stati “taggati” i contenuti per mezzo di un vocabolario controllato. Questo vuol dire che i giornalisti sono stati istruiti per aggiungere da una lista di termini ben precisa (controllata) i metadati che un motore di ricerca può utilizzare per restituire i dati di interesse. Ma questa soluzione presenta comunque i suoi svantaggi, primo tra tutti il costo dell’operazione.

Una delle ipotesi per il futuro è quella di affiancare a un vocabolario controllato le potenzialità delle folksonomy, cioè la possibilità (alla del.icio.us e flickr) di aggiungere metadati al contenuto senza per forza essere costretti a usare (sempre) rigide regole di associazione.

Non sarebbe male che anche per la televisione nostrana qualcuno si preoccupasse di queste problematiche.