Il web 0.2 tra noi

Parliamo così tanto di web 2.0 che a volte sembra che tutto internet funzioni così. Per risvegliarci e tornare alla realtà è però sufficiente collegarsi, con le proprie credenziali, al sito dell’INPGI, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani.

E’ quello che ho fatto l’altra sera, intorno alle 21.30. Le mie intenzioni erano quelle di dichiarare il reddito per il 2006, operazione che da quest’anno è possibile svolgere anche online. Per posta ordinaria mi sono infatti arrivate due lettere, la prima contenente il codice, la seconda la password.

E infatti mi sono collegato senza problemi, ricevendo però questa risposta:

inpgi

Insomma, anche il server web ha il diritto di fare orario da ufficio.

Buone pratiche per progettare i form

Segnalo tre ottime risorse che si propongono di aiutare nella progettazione di maschere di inserimento dati (form). Operazione solo a prima vista facile e spesso sottovalutata, ma piena di insidie e trabocchetti.

La prima, e sicuramente la migliore, è la presentazione di Luke Wroblewki, designer di Yahoo!, dal titolo Best Practices for Form Design, che è possibile scaricare in formato Pdf. Una presentazione piena zeppa di suggerimenti e consigli su come presentare e raggruppare i campi di un form. Ne segnalo solo alcuni:

  • posizionare le etichette di campi in alto è utile per ridurre il tempo di completamento, ma richiede ovviamente più spazio verticale; allinearle a destra del campo lega con evidenza il campo e l’etichetta, ma può ridurre la leggibilità; allinearle a destra facilita la lettura delle etichette, ma ne riduce l’associazione con il campo
  • vale la pena indicare i campi obbligatori solo se sono in minima parte, altrimenti meglio indicare quelli opzionali
  • la lunghezza del campo fornisce preziose informazioni sulla compilazione
  • è bene cercare di raggruppare campi che sono in qualche modo correlati, per velocizzare la compilazione del form
  • le azioni primarie (salva, continua, invia) devono essere chiaramente separate ed evidenziate rispetto alle azioni secondarie (cancella, indietro, reset)
  • meglio usare poche indicazioni su come compilare il form, da porre vicino ai campi che richiedono attenzione

Molti, molti altri consigli nella presentazione.

Un’alta interessante documento è la guida realizzata dal ministero del commercio norvegese: Simplified Forms for the Public Sector, progetto Elmer. Si tratta di una serie di linee guida rivolte principalmente al settore pubblico, suddivise in categorie e sezioni. Alcuni suggerimenti sono forse fin troppo specifici ed esagerati, ma darci un occhio matura sicuramente delle buone ideee per il futuro.

Vale la pena anche dare un’occhiata alla presentazione di Aaron Gustafson dal titolo Learning to Love Forms, decisamente più tecnica e che va diretta al codice Html. Anche qui interessanti suggerimenti, come quello di usare le liste al posto di “div” o paragrafi per ospitare i campi del form e qualche esempio su come utilizzare tag normalmente dimenticati, come legend e fieldset. Sono 100 slide con estratti di codice che vale davvero la pena di provare.

Progettare e sviluppare per dispositivi mobile

Per lavoro mi sono trovato a dover studiare i principi base dello sviluppo di applicazioni per dispositivi mobili. Ma più che la tecnica, il linguaggio di programmazione, l’aspetto più complesso per chi proviene dal mondo “desktop” è sicuramente la definizione e progettazione dell’interfaccia grafica.

Nelle mie ricerche ho avuto la fortuna di imbattermi in alcuni risorse che mi sento senza dubbio di consigliare.

La prima è il manuale “Designing the Mobile User Experience“, pubblicato da Wiley, che è un’ottima introduzione a questi temi. Secondo l’autrice, Barbara Ballard, il termine “mobile” si riferisce, più che al dispositivo o al software, all’utente e alle situazioni in cui si trova a interagire con queste periferiche.

Questo testo contiene anche utili indicazioni delle differenze con cui i dispositivi mobili vengono usati in Europa, in America e in Asia. Non si tratta semplicemente di variazioni di standard o di protocollo, ma anche di impiego. In America, ad esempio, gli SMS hanno storicamente riscosso minore fortuna che in Europa, a causa di eccessivi prezzi fissati dagli operatori, ma anche per la capillare diffusione della posta elettronica.

La cosa bella di questo manuale è che il capitolo più interessante, il sesto, è in buona parte disponibile anche online sottoforma di wiki. Il capitolo prende in considerazione alcuni pattern di progettazione per i dispositivi mobile, suddivisi in macrocategorie:

  • progettazione dello schermo
  • navigazione all’interno delle applicazioni
  • gestione delle applicazioni
  • pubblicità

Avendo a che fare con dispositivi dalle funzionalità eterogenee, questi sono statti suddivisi in classi di appartenenza. Ciascun pattern fa quindi riferimento a una o più classi, così che sia immediato capire se un pattern è applicabile o meno a una determinata periferica.

Un’altra interessante risorsa, questa volta liberamente scaricabile in formato Pdf, è il documento “Mobile Web Developer’s Guide” scritto da Brian Fling, e si rivolge a chi si proccupi di realizzare siti web che siano accessibili anche ai telefoni cellulari, e in generale alle ultime generazione di dispositivi mobile. Questo testo integra in qualche modo quanto presentato dal manuale della Ballard, avvicinandosi più alle problematiche di sviluppo.