Giornali, giornalisti e web 2.0

I giornali online (e non) sono in fermento e vedono nell’anima collaborativa del web 2.0 nuove opportunità di business ed espansione.

Per questo Ifra, realtà specializzata nella produzione di riviste dedicate al mondo dell’editoria, ha lanciato un numero speciale del suo “Newspaper Tecniques” dedicato al web 2.0 e accessibile gratuitamente su Internet, anche se la modalità di fruizione ha davvero poco a che fare con il web 2.0.

Il numero contiene comunque, dopo i soliti articoli introduttivi, qualche indicazione che può rivelarsi interessante per chi lavora per il mondo dell’editoria, come per esempio l’intervista con (l’onnipresente) Tim O’Reilly, il quale, alla domanda “si riesce a fare business con i servizi del web 2.0 o arriveremo alla stessa bolla di qualche anno fa” risponde:

Siamo in effetti in una mini-bolla del web 2.0. Molte delle aziende che realizzano questi servizi hanno un modello di business ed è, nella maggior parte dei casi, quello di farsi acquisire da Google, Yahoo! e Microsoft.

Il che è quantomeno rischioso e applicabile davvero a poche realtà.

Cercasi tesi web 2.0

Aggiornamento (15 Ottobre 2007) – Ho pubblicato l’elenco delle tesi, con autore, abstract e link per il download in Le tesi sul web 2.0.

Come ho già scritto nel blog di Html.it, sono alla ricerca di universitari (o ex) che abbiano avuto modo di scrivere una tesi riguardante il “web 2.0”, ovvero il social networking, il grassroots journalism, il blogging o le tecnologie (ajax, rss).

Vorrei ricavarci un intervento in cui dare un po’ di spazio a questi interessanti materiali e ai loro autori, con link diretto al download della tesi, breve profilo dell’autore e altrettanto breve introduzione alla tesi.

Se sei tra questi, commenta questo intervento o usa il form dei contatti.

Prego inoltre chi legge Fucinaweb, e ha un blog, di spendere due minuti per inserire un link a questa iniziativa. Secondo me c’è dell’ottimo materiale di cui discutere, e altrettanti studenti in gamba.
Grazie.

Malicious tagging

Se ne parla tutto sommato ancora poco in rete, ma c’è già chi è pronto a discuterne in qualche convegno, definendola la nuova piaga dopo lo spam.

Con malicious tagging si intende l’inserimento di tag o di parole chiave a scopi autopromozionali nei diversi servizi di social networking, quale del.icio.us, flickr o anche nei weblog (e quindi su technorati).

Se ci fermassimo qui, però, non si parlerebbe di malicious tagging. Anch’io quando pubblico un intervento o un contenuto lo aggiungo a del.icio.us, ma lo completo usando quelli che reputo i tag migliori.

Per chi utilizza il malicious tagging, invece, nella maggior parte dei casi il contenuto non ha nulla a che vedere con le parole chiave usate per descriverlo.

Normalmente servizi come del.icio.us, in cui la “qualità” di una parola chiave è data dal numero di utenti che la usano per descrivere un dato contenuto, limitano i danno di questo tipo di comportamento.

Il rischio principale, come sempre, è quello che vengano utilizzati software automatizzati per replicare più volte questi comportamenti.

Il 2007 ci dirà se dobbiamo preoccuparci di questo fenomeno o se i suoi effetti saranno o meno trascurabili.