Barcamp Rome: boh!

Ha senso fare 3 ore di macchina, 10 di treno, arrivare a casa alle tre di notte per andare al Barcamp di Roma? Questo mi chiedevo Venerdì mentre uscivo dall’ufficio e adesso, a posteriori, un’idea me la sono fatta. No, non ne valeva la pena.

Presentazioni alquanto scialbe (e ritrite, alcune erano fotocopie di interventi già mediocri ascoltati a Ottobre allo SMAU), organizzazione mediocre (a parte per gli amaretti e il salame di cui ringrazio), poche novità o spunti che ho trovato interessante discutere. E troppe, troppe facce assonnate di chi passa 18 ore davanti a un monitor: brutto segno.
L’impressione è che chi parla dal pulpito sia convinto di rivolgersi alla massaia o al panettiere, mentre ha di fronte qualcuno che molte volte ne sa quanto lui, o di più. Per favore, basta con le premesse da quarti d’ora la prossima volta.

Il personaggio dell’anno del Time

Il Time ha eletto noi, chi ha un blog, chi li commenta, chi carica le proprio foto su Flickr, i filmati su Youtube come personaggi dell’anno.

Il cosiddetto grassroots journalism, o giornalismo del popolo, è stata secondo il Time la vera rivoluzione di questo 2006, tanto da meritare la copertina a specchio in cuo ognuno di noi si può riflettere.

Leggendo il settimanale, però, ci si accorge ben presto che al di là di qualche articolo dal taglio molto generalista, neppure il Time sa perché ci ha sbattuto in copertina. L’articolo più corposo è composto da una serie di interviste a chi, persona della porta accanto, è uscito dalla folla conquistando i primi posti in Youtube, su Flickr e MSN Spaces. Carino, ma banale e ripetitivo.

L’unico pezzo degno di nota è probabilmente l’intervista di James Poniewozik ai creatori di YouTube, Chad Hurley e Steve Chen. Lo è perché fa sottolinea una volta di più come l’università americana si sforzi di preparare giovani di meno di trent’anni che le aziende si contendono.

Quando Hurley e Chen sono stati assunti da Paypal, il loro unico lavoro prima di approdare al progetto Youtube, sono stati scelti grazie agli atenei frequentati, grazie alla “formula vincente” del percorso di studio maturato.

Quanti in Italia sarebbero pronti a scommettere su chi è alla prima esperienza?

Suggerimenti di lettura per il 2007

Dovessi suggerire a chi si occupa di progetti web (nel senso più ampio del termine, dalla progettazione, allo sviluppo, ai contenuti) alcuni libri pubblicati nel 2006 e che ho trovato utili nel mio lavoro, sceglierei probabilmente questi 4:

  • Don’t make me think (seconda edizione) di Steve Krug. I concetti principali di usabilità web spiegati in meno di 200 pagine e con uno stile moderno, ironico, accattivante. Non dimenticherete facilmente i concetti appresi. Se già avete la prima versione del testo, però, i 3 capitoli aggiunti in questa edizione non valgono la nuova spesa
  • Building Scalable Websites di Cal Henderson. Da uno dei capi progetto di Flickr, un manuale che non parla solo di come creare siti web che siano scalabili, cioè che siano in grado di rispondere efficacemente a carichi di utenti e di elaborazione. Quella che viene affrontata da Henderson è invece una metodologia di progetto che parte dalla scelta dell’ambiente di sviluppo e dei prodotti per la gestione dei sorgenti del codice fino ad affrontare i sistemi di statistica e di alerting, passando per l’analisi dei colli di bottiglia e delle tecniche di scalabilità per web server e database. Ed è proprio questa eterogeneità di argomenti a fornire al lettore buoni spunti per organizzare i propri progetti a 360 gradi.
  • Naked Conversations di Robert Scoble e Shel Israel. In questo testo si parla di business e weblog, di come società come Microsoft, reticenti nel fornire questa possibilità ai propri dipendenti, abbiamo poi scelto di aprire le porte ai weblog aziendali. Un libro che parla dei big ma anche delle piccole aziende, di consulenti, di pubblicità e di come proporsi con il proprio weblog aziendale, ma anche dei passi falsi e le scorciatoie da evitare assolutamente.
  • Blog! di David Kline e Dan Burstein. Un compagno ideale di Naked Conversations, questo testo ha un respirio più ampio del precedente, affrontando il tema dei weblog non solo nel mondo professionale/aziendale, ma nella politica e più in generale nell’ambito culturale. Mi sono trovato a sottolineare diversi spunti e idee.