L’Information Architecture nel 2002 – Intervista a Louis Rosenfeld e Peter Morville

  1. Parlateci di voi [Risposta 1]
  2. In cosa differisce questa seconda edizione rispetto alla precedente? Quali sono gli argomenti affrontati? È previsto un sito collegato al libro? [Risposta 2]
  3. È cambiata l’Information Architecture dal 1998, anno in cui avete scritto la prima edizione? [Risposta 3]
  4. Qual è il ruolo dell’Information Architecture nel campo della User Experience? [Risposta 4]
  5. Non ci sono molti software che aiutano a progettare l’Information Architecture di un sito. Solitamente vengono usati Powerpoint, Visio o Denim. Quali strumenti vi sentite di consigliare? [Risposta 5]
  6. Potete illustrarci qualche esempio di sito che faccia un uso efficace dell’Information Architecture? [Risposta 6]

Parlateci di voi

Peter Morville

Sono presidente di Semantic Studios [nuova finestra], una società di consulenza specializzata in strategia e Information Architecture. La mia biografia [nuova finestra] è disponibile online.

Louis Rosenfeld

Sono un esperto indipendente che si occupa di Information Architecture, sono cioè un factotum: insegno, tengo corsi, faccio consulenza (soprattutto per grandi aziende) e ho anche il mio blog [nuova finestra]. Anche i miei biografia e curriculum [nuova finestra] sono disponibile online.

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In cosa differisce questa seconda edizione rispetto alla precedente? Quali sono gli argomenti affrontati? È previsto un sito collegato al libro?

La seconda edizione è molto più corposa rispetto alla prima: è grande più del doppio (circa 500 pagine). Non ci eravamo prefissi di scrivere un manuale più lungo, ma abbiamo imparato così tante nuove cose negli ultimi quattro anni, che alla fine il risultato è stato questo.

Nella nuova edizione si parla di Information Architecture per le aziende, di strategia aziendale e di progettazione di dizionari e vocabolari. Abbiamo anche aggiunto alcuni casi studio analizzati in profondità (una intranet aziendale e una comunità online), che illustrano le applicazioni dell’Information Architecture alla realtà.

Non abbiamo previsto un sito web specifico per il libro. Il blog [nuova finestra] di Lou e gli articoli di Peter [nuova finestra] sono i posti in cui condividiamo nuove idee ed esperienze.

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È cambiata l’Information Architecture dal 1998, anno in cui avete scritto la prima edizione?

Siamo diventati una comunità di professionisti che condividono idee e metodologie. La mailing list SIGIA-L [nuova finestra] e i summit ASIS&T Information Architecture [nuova finestra] hanno permesso agli Information Architect di incontrarsi.

L’enfasi si è spostata dalla progettazione di nuovi siti (prima del 1998) alla riprogettazione (redesign) di siti esistenti. Questo ha permesso di sviluppare una metodologia che incorpora l’analisi dei contenuti, i test sugli utenti e lo sviluppo di un vocabolario controllato.

Come Information Architect, cerchiamo di spingerci al di là dei tradizionali limiti della nostra materia. Anche se abbiamo lavorato nel campo dell’educazione e dell’informatica, cerchiamo continuamente spunto da altre aree. Strategia aziendale, knowledge management, analisi delle reti sociali sono alcune delle discipline che ci interessano e ci influenzano.

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Qual è il ruolo dell’Information Architecture nel campo della User Experience?

L’Information Architect struttura e organizza i siti web, le intranet e gli altri sistemi di informazione.

Si concentra più sui siti che sulle pagine, sulla foresta più che sugli alberi. Sottolinea l’importanza di far trovare quello all’utente quello che cerca, così approfondisce l’uso delle metodologie che aiutano gli utenti nell’effettuare ricerche e nel navigare le informazioni nel miglior modo possibile.

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Non ci sono molti software che aiutano a progettare l’Information Architecture di un sito. Solitamente vengono usati Powerpoint, Visio o Denim. Quali strumenti vi sentite di consigliare?

Programmi di uso comune, come Visio per il Pc e Omnigraffle per Mac sono sempre stati i nostri preferiti per creare mappe e gabbie di un sito.

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Potete illustrarci qualche esempio di sito che faccia un uso efficace dell’Information Architecture?

Non c’è un sito che ci piaccia completamente, ma ci sono aspetti di siti che potremmo definire eccezionali:

  • Epicurious [nuova finestra], ad esempio, usa un tipo di classificazione (faceted classification) per il suo database di ricette, che le rende estremamente semplici da cercare e da filtrare.
  • Google [nuova finestra] è un successo perché applica in modo intelligente una ricca combinazione di algoritmi per il recupero delle informazioni, riuscendo a rendere la ricerca sul web un compito focalizzato e che va dritto al sodo.
  • Research Index [nuova finestra] non è esteticamente bello, ma usa i collegamenti con le citazioni in modo abbastanza potente: trovato un articolo, ci sono molto modi interessanti di trovare documenti simili.
  • Anche Amazon [nuova finestra] dispone di un’Information Architecture molto interessante, fin troppo per parlarne in questo poco spazio.

Alcuni dei migliori esempi li abbiamo trovati nelle intranet che, sfortunatamente, sono realtà private. In questa nuova edizione del libro analizziamo una delle nostre intranet preferite, MSWeb di Microsoft.

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Usability: The Site Speaks for Itself

Se pensate che l’usabilità web sia poco più di una teoria e vi addormentate non appena leggete il nome di Jakob Nielsen, questo manuale firmato Glasshaus vi potrebbe far cambiare idea.

Si tratta infatti di sei casi studio che presentano alcuni famosi siti web e ne analizzano il design e le scelte progettuali.

I nostri interlocutori sono i designer e i project manager di questi siti e l’impressione è in effetti di trovarsi con loro a prendere il caffè, mentre raccontano le loro vicissitudini, le loro progettazioni e le loro implementazioni.

Questi colleghi non si vergognano dei loro errori, ma in tutta onestà vi indicano limiti passati ed attuali dei siti, scoperti grazie ai feedback degli utenti, e vi illustrano i redesign che hanno previsto. Vivrete la creazione e la progettazione del sito insieme a loro.

Se non lavorate direttamente per un’agenzia web, capirete anche quanto sia importante coinvolgere tutta la struttura prima di affidarsi in toto a degli esterni, che quasi mai riescono a percepire le vostre esigenze e tramutarle in un sito.

È un libro molto utile e ben realizzato, di quelli che “accendono diverse lampadine in testa” e suggeriscono molte soluzioni.

Il titolo è quasi troppo restrittivo: il leit motiv è sicuramente l’usabilità, ma si parla anche di design e a volte perfino di accessibilità web. Non solo usabilità quindi, ma anche di come il processo di realizzazione di un sito web varia in seguito alla esigenze degli utenti e alle risorse disponibili.

I siti presentati sono:

  • eBay
  • BBC News
  • evolt.org
  • SynFonts
  • Economist.com
  • MetaFilter

Anche se si parla di casi studio, di teorico c’è ben poco. I template del sito sono analizzati e ne sono motivate le scelte progettuali e architetturali, l’evoluzione del design nel corso dei mesi e i risultati raggiunti.

Ci è piaciuto molto, più di tutti gli altri, il caso di evolt.org. Si tratta di una comunità di sviluppatori web che condivide articoli ed esperienze.
Le scelte progettuali, il non voler sacrificare usabilità ed accessibilità, il design liquido e gli accorgimenti fin quasi paranoici, ne fanno un caso da studiare e per quanto possibile da imitare.

È infatti un esempio che ha molto da insegnare a chiunque voglia realizzare siti che siano nello stesso tempo:

  • usabili
  • accessibili
  • visualizzabili su un buon numero di piattaforme

Informazioni

Usability: The Site Speaks for Itself ¤ di Braun, Gadney, Haughey, Roselli, Synstelien, Walter, Wertheimer ¤ pagine 280 ¤ prezzo 49.99 dollari ¤ lingua inglese ¤ edito da Glasshaus

Gli utenti e i caratteri

Jakob Nielsen nell’ultimo numero della sua Alertbox se la prende con i costruttori di browser, rei di non consentire agli utenti di modificare efficacemente le dimensioni dei caratteri.

E’ proprio così, come abbiamo avuto modo di parlare nella quinta puntata del nostro corso di accessibilità web.

Jakob rimpiange i bei tempi di Internet Explorer 4, tanto che se ne esce con un:

Mr. Gates, please give us back the good design you shipped in IE4 for the Mac.