Url statici meglio dei dinamici

Pensavo che, ormai, non facesse più alcuna differenza per un motore di ricerca trovarsi di fronte a un URL statico (http://www.sito.it/percorso/pagina.html) piuttosto che uno dinamico (http://www.sito.it/percorso/pagina?parametro1=valore&parametro2=valore).

Un intervento che ho trovato in Search Engine Watch sembrerebbe però smentire le mie certezze. Stando ai dati presentati, la conversione degli URL del sito PlumberSurplus.com da dinamici a statici ha quasi raddoppiato, in quattro mesi, le pageview provevienti dai motori di ricerca.

Fosse vero, si trattarebbe di una notizia su cui riflettere, visto che ancora oggi molti CMS aziendali producono URL in forma dinamica.

Leggendo l’intervento si capisce però che, contestualmente alla migrazione dei contenuti, per questo sito sono state introdotte altre attività di ottimizzazione a favore dei motori di ricerca.

Rimane quindi il dubbio: quanto, nell’aumento delle pageview, è dovuto alla conversione degli URL e quanto, invece, agli altri interventi?

Nell’intervento si tocca anche un altro aspetto importante da tenere in considerazione quando si compiono operazioni di conversione di URL, e cioè la necessità di mantenere in ogni caso funzionante anche la vecchia modalità di accsso. Ne ho parlato, ormai quasi due anni fa, nell’intervento Sito nuovo, Url vecchi qui su Fucinaweb.

Riprogettazione di applicazioni web

Riprogettare un’applicazione web nel nome di una migliore usabilità, oltre che per arricchirne le funzionalità, è un’operazione lodevole e che si verifica molto spesso in un ambito così concorrenziale come internet.

Ma attenzione a stravolgere un’applicazione, anche se con i propositi più meritevoli.

E’ vero che riprogettare un’applicazione web la può notevolmente migliorare, ma è anche vero che gli utenti affezionati al servizio, soprattutto quelli meno esperti, si trovano a dover reimparare l’uso di un’interfaccia che conoscevano alla perfezione (sia i suoi pregi, sia i suoi difetti). Rendetevi conto che state chiedendo a questi utenti, che vi hanno dato fiducia, di fare del lavoro non richiesto.

Non esistono delle regole da applicare a propri che spieghino come comportarsi. Vale la pena prima di tutto coinvolgere gli utenti, e questo si può fare ancora prima di riprogettare l’applicazione, chiedendo il loro parere sui limiti della versione attuale e sulle funzionalità di cui il prodotto manca.

Le statistiche, insieme ai dati delle registrazioni, sono un ottimo metodo per distinguere la percentuale di utenti consolidati rispetto a chi entra e fugge, e vi può aiutare a capire a quanti utenti state arrecando piccoli o grandi disagi. Quest’analisi, in realtà, andrebbe fatta indipendentemente dalla riprogettazione del servizio.

Nella maggioranza dei casi quello che emerge è che piuttosto di considerare l’applicazione come una tabula rasa su cui ripartire da zero, è meglio procedere con passi incrementali, ben documentati.

Introdurre una nuova funzionalità, sottolineare i cambiamenti nell’interfaccia, attendere un feedback, introdurre una nuova funzionalità, e così via.

E’ quello che succede con prodotti come Flickr e Gmail che vengono considerati in “beta perpetua”. Questo permette al team di sviluppo di rilasciare costantemente nuove funzionalità secondo i principi della programmazione agile, ma evita anche agli utenti di essere sommersi da nuove caratteristiche da digerire tutte in un colpo.

Capita a volte che questo procedimento non sia perseguibile, perché la riprogettazione dell’applicazione si discosta talmente tanto dalla versione precedente da rendere impossibile il rilascio incrementale.

Anche in questo caso si può, in alcuni casi, fare qualcosa. E’ quello che è successo ad esempio con Google Reader. In questo caso la vecchia versione del prodotto è stata completamente riscritta, senza stazioni intermedie.

Ogni utente ha però la possibilità di tornare, se non è soddisfatto della nuova versione, a quella precedente, dovesse mai preferirla, per un periodo limitato, e sottoporre anche un commento. Si tratta comunque di un processo altamente dispendioso, perché vi trovate a gestire contemporaneamente due prodotti diversi.

Parlane male, ma parlane

Dopo il mio intervento critico a proposito del BarCamp di Roma Jacopo mi ha scritto:

Ciao Antonio,
sono curioso. Sono curioso di sapere se i numeri di Fucinaweb siano saliti in questi giorni. Vedendo il numero di commenti e i siti che ti linkano penso di sì. Sono curioso di sapere anche se ogni utente abbia navigato di più sul sito. Anche su questo mi sentirei di scommetterci. Il BarCamp non è utile in se stesso, ma per quello che genera nella Rete: ti da la possibilità di mettere in evidenza il sito. Poi sta a te e ai tuoi contenuti fare la differenza.

Argomentazione molto interessante, però con risposta negativa: no. Il numero di accessi non è aumentato, almeno non è aumentato sensibilmente, solo lievemente. Quando mando una newsletter i picchi sono decisamente più alti, neppure confrontabili. Anche le pageview di quel singolo intervento in quella giornata non sono decollate, e si avvicinano più o meno alle pageview di un nuovo articolo che va online su Fucinaweb. Su Technorati ho scalato qualche posizione, ma anche qui si parla di noccioline.

Ma c’è un’area che ha registrato sensibili variazioni: il numero di registrati ai feed Rss. Qui fucinaweb ha registrato in un giorno un aumento del 10% dei registrati al flusso Rss, operazione che di norma richiede circa un paio di mesi per avverarsi. Inoltre quello stesso giorno gli “item use” di Feedburner, cioè le letture o click sul feed, sono raddoppiati.

Si tratta a questo punto di fare qualche congettura sulle motivazioni di questo comportamento.

L’idea che mi sono fatto io è che il visitatore fosse un utente *smart*, come è facile prevedere, con il feedreader sempre pronto. Piuttosto che sfogliare il sito si è iscritto al feed e si è scorso gli ultimi interventi del sito dal feedreader.
E se dovessi proprio scegliere, preferisco sicuramente qualcuno che ha fatto la (seppure leggera) fatica di aggiungere Fucinaweb all’aggregatore, piuttosto a un aumento momentaneo delle visite.

Mi viene anche da dire che chi l’ha fatto probabilmente si è trovato d’accordo con le mie critiche, almeno in parte.