Ambient Findability – Intervista a Peter Morville

Ho avuto modo qualche mese fa di leggere “Ambient Findability” di Peter Morville, famoso per chi si occupa di Information Architecture in quanto co-autore di “Information Architecture for the World Wide Web” (ho avuto anche modo di intervistare a questo proposito entrambi gli autori).

Leggendo Ambient Findability (che ho recensito per Mytech) mi sono sorte alcune domande che ho condiviso con Morville, che ha gentilmente accettato di rispondere.

Ambient Findability seems in part the answer to the preface written by Jakob Nielsen to the second edition of Information Architecture for the World Wide Web. In it Nielsen talks about the need to teach information architecture at school…Do you agree? How will our children’s lives change in this sense?

In the polar bear book, we focused on enterprise information architecture because large institutions tend to have interesting challenges and the resources required to address them. But I agree with Jakob that from individual and societal perspectives, personal information architecture is perhaps more important.

The lemur book provided an opportunity to explore how the convergence of the Internet and ubiquitous computing will raise the stakes, making information literacy a prerequisite for success in the 21st century. Our children will need to be intelligent consumers and producers of information in an increasingly complex mediascape, and hopefully our schools will help them to keep up.

What is the difference between an information architect and a findability engineer?

The required skills and professional responsibilities of an information architect are fairly well defined. In a wide variety of environments, information architects collaborate with designers, developers, and authors to produce web sites, applications, and experiences.

The number of practicing information architects is significant and growing, and I see that as a real success for the field. In contrast, very few findability engineers exist today, and I’m not sure that should or will change tomorrow. I would prefer that architects, authors, designers, and developers recognize the vital importance and cross-disciplinary nature of findability.

That said, in some organizations, an entrepreneurial findability engineer can make a real positive impact by focusing attention on findability and serving as a bridge between disciplines.

Isn’t Ambient Findability too broad of a term? It spans from finding people to finding internet resources…it seems to me similar to the definition of web 2.0.

Ambient Findability describes a world, at the crossroads of ubiquitous computing and the Internet, in which we can find anyone or anything from anywhere at anytime. In this new reality, the lines between wayfinding and retrieval begin to blur as we use similar interfaces and algorithms for finding information, objects, people, and places. So, while ambient findability is certainly a big picture vision, it’s not difficult to define or imagine.

Some parts of the book seems based on 1984 by Orwell. What if I really don’t want to be found?

GPS, RFID, and other location-sensing technologies raise serious questions about privacy. However, they also promise a wealth of useful services that may save time, money, and lives. My guess is that we will sacrifice some privacy in the coming years, and those who would prefer to stay hidden may find themselves without much choice.

You say that folksonomies and taxonomies are like leaves and trees, but also that they are not mutually exclusive. How can a company use both to build a better product? Are folksonomies useful only in the short period? And are they useful on situations where you are working with a shoestring budget?

From a navigation perspective, it’s quite easy to imagine taxonomies (trees) and tags (leaves) complementing one another. Publisher-defined taxonomies can provide a useful foundation and starting point while user-defined tags can enable the emergence of novel discovery paths and rich cross-linking.

The hard part is creating a context that manages image and incentive. Most large companies are afraid of letting users tag their products. They fear that tags like “thisproductsucks” may harm their image. And it’s unclear how many companies could enlist a critical mass of user participation. So far, Amazon’s foray into tagging has returned disappointing results.

How is the lemur book related to the polar bear book? Are they complementary or not? Do you suggest a specific order in which they have to be read?

The polar bear book provides a practical, in-depth introduction to information architecture. It’s appropriate for aspiring information architects and anyone involved in web development and user experience design. The lemur book offers a conceptual overview of the future of the Internet and ubiquitous computing through the lens of findability. They’re very different books. I suggest reading the last one first. It’s shorter.

In a recent interview you said that the Google search isn’t without bias, even if it’s difficult to see it. Why?

Google is a great company that has made a wonderful contribution to society by making the world’s information more findable. However, like any other company, Google is largely motivated by profit. So, in cases where the needs of users and advertisers differ, it’s likely that Google will favor the paying advertiser. Along these lines, I believe that Google’s moves into personalization are more about targeted advertising than improving relevance.

Potete trovare altre interviste a Morville a proposito di Ambient Findability su Boxes and Arrows ,Aiga e Business Week.

Intervista a Eric Meyer

Quando abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda ad Eric Meyer, il sito della casa editrice New Riders già ospitava un’intervista, che vi consigliamo di leggere senza indugi.

Per questo motivo abbiamo pensato di rivolgere all’autore qualche domanda un po’ più provocatoria, soprattutto perché ci aiuti a capire quali sono i veri vantaggi dei Css e fino a dove possiamo spingerci nel loro utilizzo.

  1. Qual è l’approccio del tuo ultimo libro, Eric Meyer on Css, e come hai scelto i casi studio? [Risposta 1]
  2. Siamo davvero pronti per il tuo libro? Niente più tabelle per il layout o spacer gif? Cosa possiamo dire ai nostri clienti quando si lamenteranno che non riescono a vedere il sito con Netscape 4.x? [Risposta 2]
  3. Quanto è complessa la curva di apprendimento per uno sviluppatore che proviene dalla vecchia scuola “tabelle per layout”? [Risposta 3]
  4. Tra le cause che tengono gli sviluppatori lontani dall’adottare i Css nei loro layout, c’è la gestione non perfetta da parte dei browser. Ma perché si verifica questo? [Risposta 4]
  5. A volte è possibile vedere documenti dove l’autore usa trucchi o complicate soluzioni per interagire con i browser meno recenti (@import per nascondere i Css con Netscape 4.x e commenti per Internet Explorer 5 e Opera). Altri cercano invece di riconoscere il browser lato client o lato server, così da inviare un versione personalizzata del Css. Altri scelgono semplicemente di non fare niente. Qual è la tua opinione? [Risposta 5]
  6. Navigando in Internet è possibile incontrare molti siti personali o blog che sono realizzati ricorrendo pesantemente ai Css. Lo stesso non sembra ancora accadere per i siti commerciali e in generale per i siti che dispongono di molti contenuti. Wired è stato il primo esempio, anche se soffre di alcuni problemi con la validità del codice. È più impegnativo usare i Css con i siti complessi? Quali sono i compromessi? [Risposta 6]
  7. Pensi che lo standard Css sia completo o che gli manchi qualche importante caratteristica? [Risposta 7]

Qual è l’approccio del tuo ultimo libro, Eric Meyer on Css, e come hai scelto i casi studio?

Eric Meyer on Css è quasi interamente pratico in natura. È composto da 13 progetti, ognuno dei quali inizia con un semplice documento al quale vengono applicati stili sempre più complessi. Il testo è stato scritto in modo da consentire agli utenti di seguire il libro e vedere i progetti che evolvono man mano.

I file di base dei progetti, così come tutti quelli che sono stati utilizzati per realizzare le schermate del libro, sono disponibili sul sito dedicato.

Ho creato tutti i progetti partendo da zero, scegliendo ognuno con un occhio rivolto ad un aspetto ben preciso dei Css. Due progetti, ad esempio, trattano quasi esclusivamente del posizionamento, uno si concentra sugli stili per la stampa, un altro si preoccupa dei form e il primo esamina la conversione di un design realizzato con tabelle e font in uno che usa i Css.

Il sito web contiene i dettagli su tutti e 13 i progetti, oltre a del materiale aggiuntivo, ad esempio alcune appendici che sono state eliminate dal libro per preservare spazio.

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Siamo davvero pronti per il tuo libro? Niente più tabelle per il layout o spacer gif? Cosa possiamo dire ai nostri clienti quando si lamenteranno che non riescono a vedere il sito con Netscape 4.x?

Non penso sia arrivata la fine per le tabelle di layout, e il libro non ha questa pretesa. Se usate delle semplici tabelle per le aree principali della pagina e poi impiegate i Css per i contenuti di queste tabelle, otterrete una pagina decente in Netscape 4.x e la pagina voluta nei browser più recenti.

Ammetto che il libro non prende molto in considerazione Netscape 4.x, ma diciamolo: è un browser vecchio di 5 anni, più di metà dell’era del “web popolare”, quello che è cominciato con il rilascio di Mosaic 1.0. Era un browser contemporaneo di Internet Explorer 3, e di quest’ultimo nessuno ormai si preoccupa più.

Detto questo, se un webmaster si occupa di un sito con un buon numero di utenti che usano Netscape 4.x, allora dovrà fare un po’ di più per andare incontro a questo browser, ovviamente.

La vera domanda è: la pagina deve apparire identica in Netscape 4.x e in Internet Explorer 6?

Per me no. Fintantoché la pagina è comprensibile nei vecchi browser, può apparire leggermente diversa. Un esempio in questo senso è il sito di Fox Searchlight.

Questo sito non è preciso al pixel in Netscape 4.x rispetto ai browser recenti, ma la resa è molto buona. Se non paragonate Netscape 4.x e Mozilla fianco a fianco, probabilmente non vi accorgereste neppure che sono diversi.

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Quanto è complessa la curva di apprendimento per uno sviluppatore che proviene dalla vecchia scuola “tabelle per layout”?

Non troppo complessa. L’ostacolo principale è che dovete lasciar perdere tutto quello che avete imparato con il layout basato su tabelle. Quando abbracciate il layout basato sui Css, ci sono sicuramente dei cambiamenti. Se però mantenete delle tabelle di base e usate i Css per il contenuto, allora la curva di apprendimento è praticamente lineare. Ogni autore che ho incontrato e che è passato dalle tabelle ai Css mi ha detto che non può credere di aver pasticciato con tabelle annidate in tabelle e spacer gif quando i Css avrebbero reso le cose molto più facili.

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Tra le cause che tengono gli sviluppatori lontani dall’adottare i Css nei loro layout, c’è la gestione non perfetta da parte dei browser. Ma perché si verifica questo? Ecco alcune possibili cause che vorremmo esplorare con te:

perché sono pochi gli sviluppatori che usano i Css per il layout e così i produttori di browser non sentono la necessità di migliorarli

Questo poteva essere vero nel 1998, ma non oggi. Praticamente ogni sito usa i Css in qualche modo. Sono d’accordo che molti li usano senza sfruttarne le potenzialità, ma la maggioranza li usa almeno ad un livello che potremmo definire moderato. È comunque vero che alcuni siti mischiano i Css con i tag font, il che è una sciocchezza. Gli autori dovrebbero usare uno o l’altro, ma non entrambi nei loro design.

perché le specifiche Css sono scritte in inglese, e ogni lingua è per definizione ambigua (molti non sono bug, ma diverse interpretazioni delle specifiche)

Questa è una parte del problema. Ci sono stati casi in cui le specifiche Css 2 erano contraddittorie, come ci si può aspettare da un documento di grosse dimensioni. Il Css Working Group sta cercando di risolvere questi limiti con le specifiche Css 2.1, che sono quasi complete. Comunque ogni documento scritto in un linguaggio per umani è aperto alle interpretazioni.

perchè i Css sono complessi e così è complessa la loro implementazione

Questo è esattamente il nocciolo della questione. I Css sembrano molto semplici quando gli date un’occhiata, ma in realtà sono così complicati che la maggior parte dei comportamenti inaspettati sono in realtà casi particolari. Alla fine degli anni 90 i produttori di browser non hanno prestato la giusta attenzione alle sottigliezze dei Css, o hanno scelto deliberatamente di ignorarle. Solo in tempi recenti hanno cominciato a correggere gli errori fatti.

perché il layout basato su Css è una materia nuova

Penso che il layout basato sui fogli di stile sembri nuovo perché solo recentemente i browser li gestiscono più o meno correttamente, così da farci prendere in considerazione la loro adozione.

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A volte è possibile vedere documenti dove l’autore usa trucchi o complicate soluzioni per interagire con i browser meno recenti (@import per nascondere i Css con Netscape 4.x e commenti per Internet Explorer 5 e Opera). Altri cercano invece di riconoscere il browser lato client o lato server, così da inviare un versione personalizzata del Css. Altri scelgono semplicemente di non fare niente. Qual è la tua opinione?

Uso @import per nascondere i Css a Netscape 4.x, quindi penso che questi stratagemmi possano benissimo essere utilizzati: ho impiegato alcuni di questi trucchi almeno in uno dei progetti per il libro. Penso comunque che sia facile eccedere nel loro utilizzo. Se il vostro foglio di stile è composto per metà da trucchi e regole che si appoggiano ai bug dei browser, state probabilmente sbagliando l’approccio. A me è capitato di scartare alcune progettazioni perché troppo avanzare per i browser di oggi senza impiegare un gran numero di trucchi. Questo accade per tutti i media e non è una sorpresa che si verifichi anche nel web.

Personalmente non mi piace l’uso di codice lato server per riconoscere il browser, perchè è un procedimento che introduce un carico extra al server ed è utile in pochissime situazioni. L’unico caso in cui questo sforzo è necessario si verifica quando il contenuto deve variare a seconda dei browser. Se invece volete inviare Css diversi a browser diversi, probabilmente state scegliendo una soluzione inutilmente complessa: un solo foglio di stile dovrebbe essere sufficiente.

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Navigando in Internet è possibile incontrare molti siti personali o blog che sono realizzati ricorrendo pesantemente ai Css. Lo stesso non sembra ancora accadere per i siti commerciali e in generale per i siti che dispongono di molti contenuti. Wired è stato il primo esempio, anche se soffre di alcuni problemi con la validità del codice. È più impegnativo usare i Css con i siti complessi? Quali sono i compromessi?

A dire il vero, quando Wired è stato convertito ad un layout basato sui Css, i loro problemi con il codice valido riguardavano esclusivamente la codifica degli Url, non il markup. Ci sono pagine vecchie di 3 anni che non sono valide, ma possono essere sistemate gradualmente. Comunque la pagina principale del sito è valida, o almeno lo era quando la ho scritta io.

Se usate i Css per il layout, è più semplice ottenere pagine valide perché il codice è più semplice e più logico. Invece di districarvi tra tabelle annidate e tag td avete la possibilità di concentrarvi sui paragrafi e sui div. Quando ho abbandonato le tabelle dal mio sito personale a Gennaio 2002 è stato molto più semplice convalidare le pagine e correggere gli errori di validità.

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Pensi che lo standard Css sia completo o che gli manchi qualche importante caratteristica?

Lo standard Css non sarà mai realmente completo. La sua evoluzione potrebbe cessare un bel giorno, ma ci sarà sempre qualcuno che si lamenta perché non fa quello che lui vuole.

Così com’è oggi, lo standard non dispone di un modo per legare un elemento ad un altro in termini di layout: non potete dire “rendi questo elemento alto come quest’altro”. Sarebbe una caratteristica che aiuterebbe il posizionamento degli elementi, e forse sarà aggiunta in un prossimo futuro, ma dovremmo poi gestire qualcosa di complesso.

Penso che nessun linguaggio di presentazione, non importa quanto ricco e potente, potrà mai soddisfare tutte le richieste degli autori.

Il fatto che una caratteristica mancante sia importante oppure no dipende dalla persona a cui si pone la domanda. Quella che per me è una lacuna cruciale, potrebbe essere di importanza minima per qualcun altro, e viceversa.

Un esempio è dato dalle “variabili”, la possibilità di definire una parola chiave e assegnarle un significato, per poi utilizzarla da qualunque parte all’interno del foglio di stile. Conosco alcuni autori che pensano si tratti di un’enorme lacuna dello standard, ma personalmente la cosa non mi ha mai preoccupato.

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Eric Meyer è uno “Standards Evangelist” per Netscape Communications, il che vuol dire che cerca di spargere la voce sul perché gli standard sono una “cosa buona”. Realizza soluzioni basate sugli standard ed è anche l’autore di 3 libri, nonché di un gran numero di articoli. Il suo principale ambito lavorativo è rappresentato dai Cascading Style Sheets, in parte perché è stato uno dei primi ad adottarli, ma soprattutto perché li trova infinitamente affascinanti e utili.

Realizzare siti Flash più usabili dei siti Html

Intervista agli autori di “Skip Intro”, il manuale edito da New Riders dedicato alla costruzione di siti Flash usabili

  1. Parlateci di voi [Risposta 1]
  2. Di quali argomenti si occupa il manuale? C’è un sito collegato al libro? [Risposta 2]
  3. Qual è il problema di Flash e perchè ci sono così tanti esperti di usabilità che si scagliano contro il suo uso? [Risposta 3]
  4. Qual è la soluzione? Come possiamo migliorare l’usabilità in Flash? [Risposta 4]
  5. Parliamo di accessibilità. È possibile costruire siti Flash accessibili alle persone disabili? [Risposta 5]

Parlateci di voi

Michelangelo Capraro

Sono un multimedia designer dal 1993 e lavoro per la stampa, realizzando anche Cd-Rom, siti e interfacce web. Ho “giocato” con Flash fin da quando veniva chiamato FutureSplash, anche se utilizzavo Shockwave di Director per i lavori dei clienti. L’ho adottato definitivamente a partire dalla versione 4, e da allora è sempre migliorato. Adesso uso la versione 5 o Flash MX.

Oggi lavoro alla PalmSource, un’azienda che realizza il sistema operativo per Palm, Handspring e Sony. Sono a capo dello User Experience Group e mi occupo della progettazione grafica del sistema operativo.

Duncan McAlester

Lavoro con il web dal 95/96, dove mi occupo di programmazione o progettazione come libero professionista su un’ampia sfera di progetti, da siti di intrattenimento ad applicazioni web.

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Di quali argomenti si occupa il manuale? C’è un sito collegato al libro?

Michelangelo Capraro

Skip Intro è un libro rivolto ai progettisti Flash che vogliono realizzare interfacce usabili. Lo abbiamo scritto in risposta al sentimento anti Flash maturato dalla comunità che si occupa di usabilità e anche in risposta al sentimento anti usabilità della comunità Flash.

Skip Intro non è stato scritto per chi ha già familiarità con l’usabilità, ma è un’introduzione alle regole principali che i progettisti web dovrebbero adottare per realizzare un sito Flash che sia usabile.

Alcuni degli argomenti che affrontiamo usano scenari (scenarios) e persone (personas), così da permettere la stesura di una lista di requisiti. In questo modo si impara a pensare per prima cosa agli utenti e a costruire componenti che rendano i siti più usabili.

Abbiamo cercato di affrontare tutti gli ambiti di usabilità Flash, dalle rigide regole di usabilità all’uso di ActionScript per costruire interfacce Flash.

Esiste un sito [nuova finestra] per il libro, al quale stiamo aggiungendo pian piano dei contenuti e presto anche degli articoli. Renderemo disponibili anche delle librerie di componenti Flash, così che gli sviluppatori possano semplicemente “trascinarli” nelle loro animazioni e ottenere grandi effetti grafici e interfacce usabili.

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Qual è il problema di Flash e perchè ci sono così tanti esperti di usabilità che si scagliano contro il suo uso?

Michelangelo Capraro

Il problema è la presenza di molti progettisti Flash che non si preoccupano dei loro utenti.

Realizzano siti con introduzioni composte da animazioni pesanti che richiedono parecchi minuti per essere scaricate e sono inutili da guardare.

Progettano interfacce che sono difficili da usare il cui solo scopo è impressionare altri progettisti, piuttosto che rendere la vita più semplice per le persone che utilizzano il sito.

Ecco perché molti guru dell’usabilità sono a ragione contro questo uso di Flash.

Flash può in realtà aiutare gli sviluppatori a realizzare siti web che siano più usabili dei normali siti costruiti con Html o Dhtml, anche se molti non se ne rendono conto.

Quel che è peggio è che i guru dell’usabilità non aiutano i progettisti Flash a capire come possono migliorarsi; si limitano a ridicolizzarli e a colpevolizzare il loro strumento: Flash.

A loro volta i progettisti Flash si offendono per le insolenze di qualche esperto di usabilità e così rifiutano di ascoltare i consigli che potrebbero aiutarli.

Duncan McAlester

Come per ogni tecnologia, è possibile creare un prodotto che sia usabile, ma anche esteticamente gradevole.

Flash è stato però presentato come uno strumento per realizzare animazioni e all’inizio è stato utilizzato soprattutto da chi da molta importanza all’aspetto grafico. Queste persone con tutta probabilità non davano molto peso o semplicemente non conoscevano l’importanza dell’usabilità. Anch’io all’inizio provavo le cose più accattivanti senza preoccuparmi degli utenti.

Accusare solo Flash, d’altro canto, è segno di miopia: per ogni sito Flash realizzato male, ce ne sono almeno 10 realizzati male in Html. La grande differenza è l’abuso che se ne può fare. È infatti molto più semplice abusare di Flash e realizzare degli orribili siti, per esempio includendo animazioni di 1 Mb come accadeva una paio d’anni fa; è più difficile commettere questi errori in Html.

La possibilità di creare queste enormi animazioni e altri effetti come il bottone back che non funziona, i motori di ricerca che non indicizzano le pagine, ecc. hanno dato ai guru dell’usabilità molti pretesti per criticare Flash. Sono comunque convinto che incolpare Flash non risolve il problema, ma al massimo riduce i danni, rendendo le animazioni da Mb più difficili da realizzare. Ma i problemi principali di usabilità non cambieranno, se gli sviluppatori non vengono educati.

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Qual è la soluzione? Come possiamo migliorare l’usabilità in Flash?

Michelangelo Capraro

Una soluzione è avvicinare gli esperti di usabilità e i progettisti Flash così da far capire ad entrambi quanto Flash sia uno strumento che può migliorare l’usabilità di un sito.

Come sviluppatori Flash, dobbiamo capire che la parte più importante di ogni progetto è l’utente finale con le sue richieste ed aspettative. Se riusciamo a soddisfare le sue esigenze, con o senza Flash, allora abbiamo costruito un’interfaccia efficace.

Duncan McAlester

Molto dipende da come sono educati i progettisti. I progettisti vogliono di per sé realizzare interfacce che gli utenti possano usare. Se andate in qualsiasi scuola di design e date un’occhiata alla facoltà che si occupa dei processi di stampa, vi accorgerete che passano molte ore a parlare di leggibilità, composizione, layout, tipografia, ecc: tutte cose che hanno a che fare con il design per l’utente.

Il web è ancora un mondo nuovo (paragonato alla stampa) e così le scuole ancora non hanno adeguato i loro corsi perché si parli anche di usabilità.

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Parliamo di accessibilità. È possibile costruire siti Flash accessibili alle persone disabili?

Michelangelo Capraro

. Quando abbiamo scritto il libro, Flash MX (e in particolare le opzioni per l’accessibilità) era in fase di costruzione, così non siamo riusciti a parlare di accessibilità. Flash MX offre comunque qualche opzione per rendere i progetti Flash accessibili. Permette di utilizzare la tastiera per navigare gli “hotspot” e si interfaccia con gli screen reader così da permettergli di leggere a voce il testo.

Anche se è positivo che Macromedia abbia incluso queste opzioni in Flash, lo avrebbe potuto fare meglio. Penso infatti che gli sviluppatori non spenderanno tempo per cercare di rendere le loro animazioni fruibili anche dalle persone disabili, poiché Macromedia ha reso l’uso delle opzioni di accessibilità difficile da usare. C’è bisogno che Macromedia renda queste funzionalità più facili da controllare.

Duncan McAlester

Ci sono anche alcune caratteristiche di accessibilità che sono ereditate direttamente da Flash.

Prima di tutto Flash è basato sui vettori, così è facile zoomare tutto quello che c’è sullo schermo e ottenere delle immagini pulite e nitide. Con l’Html è possibile aumentare la dimensione dei font, ma non è possibile ingrandire un’immagine senza includerne più copie a risoluzione diversa.

Anche la gestione dell’audio è trasparente in Flash. L’audio sul web (Real, QuickTime o solo Midi) non è molto adatto ad aiutare gli utenti, poiché è difficile sincronizzarlo con i movimenti del cursore. Con Flash è molto facile capire cosa sta facendo l’utente e presentargli dei suggerimenti sonori per aiutarlo o indirizzarlo.

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