Saper comunicare

I giudici della competizione di startup qui a Le Web 3 hanno detto la loro sui prodotti presentati, ma anche sulle presentazioni di accompagnamento. Tra le critiche condivise:

  • mancanza di obiettivi precisi – quale è il problema che si tenta di risolvere?
  • minuti spesi a parlare della startup invece del prodotto
  • molte startup risolvono problemi troppo piccoli, hanno paura di osare di più
  • speaker “titubanti”, presentazioni non pensate e progettate a dovere (“ogni minuto deve essere programmato, limato, imparato a memoria”)

Di presentazioni “titubanti” ne ho viste parecchie quest’anno, indipendentemente dall’importanza dello speaker, da Londra a Milano, da Roma a Parigi. Anzi, con l’aumentare di queste conferenze che ruotano attorno ai temi del web 2.0 sembra che la qualità delle presentazioni ne abbia sofferto. Dopo anni in cui l’elenco puntato di Powerpoint sembrava essere stato condannato a morte, capita sempre più spesso di imbattersi in dense slide con carattere corpo 12 lette parola per parola dallo speaker.

Le Web 3 in pillole

Semplicità. Questo forse il termine più adatto per raccontare la prima giornata di Le Web 3, a Parigi.

  • Semplicità come filo conduttore dello sviluppo di Twitter, secondo quello che ha raccontato Evan Williams. Twitter è un’applicazione che deve poter funzionare perfettamente anche con il cellulare, via SMS. Per questo si è scelto di limitare le caratteristiche dell’applicazione, al fine di poter servire le diverse periferiche da cui è possibile accedervi. “L’uso del cellulare ha i suoi limiti, per cui l’interfaccia deve essere molto, molto semplice”. “Aggiungere dei vincoli a un’applicazione può aiutare l’utente”.
  • Semplice è anche il design dei prodotti secondo Philippe Starck. “Minimizza l’essenza, rendi invisibile, togli materia”
  • Semplicità è una delle caratteristiche dei progetti di casa Google, raccolta sotto l’ombrello di velocità. “Costruisci in fretta un semplice prototipo, lancia il prodotto sul mercato e genera feedback dagli utenti”.

Semplicità, cioè il tema del libro che mi accompagna in questi giorni in giro per Parigi, The Laws of Simplicity, 10 regole per migliorare il design dei prodotti, raccontate in 100 pagine. Una lettura consigliata, a partire dal (per una volta) ricco blog di supporto.

Ecco altri pensieri raccolti nel corso di questa intensa giornata, cominciata alle 8.30 e che probabilmente non terminerà per le 19.30, come da programma:

  • il valore di un’identità online è direttamente proporzionale alla sua età (Chris Alden, SixApart)
  • abbiamo commesso 2 errori in Facebook. Il primo è stato di reagire in ritardo alle legittime richieste di funzionalità dei nostri utenti, il secondo è che non abbiamo spiegato nei dettagli l’introduzione di altre funzionalità (Dan Rose, Facebook)
  • il web 2.0 è dominato da aziende di tecnologia, che non sanno cosa cosa sia la cultura, ma ragionano esclusivamente in termini di pubblicità, non capendo nulla dei contenuti che sono riversati dagli utenti. Altro che “everyone is a producer”! (Andrew Keen, autore di The cult of amateur, testo critico nei confronti del web 2.0)
  • chiunque si trovi a gestire un servizio di social networking di successo non sa fino a dove spingersi per permettere all’utente di portare fuori dal servizio le proprie informazioni, e condividerle per mezzo di API o altri strumenti. Non lo sa perché non è ancora chiaro quale sia il modello di business di questi servizi, e quindi quali informazioni siano monetizzabili (Tariq Krim, Netvibes)
  • Perché un’azienda dovrebbe aprire i cancelli delle proprie applicazioni? Perché se non lo fa lei, lo farà qualcun altro (Marc Canter, Broadband Mechanics)

L’organizzazione di Le Web 3 quest’anno non ha lesinato negli spazi. Oltre al grande auditorium un intero padiglione è dedicato alle startup e un altro al “social networking” tra i professionisti e appassionati del settore.

Per chi è interessato a qualche ulteriore dettaglio sulla conferenza, consiglio la serie di interventi in liveblogging sul sito di Bruno Giussani, davvero dettagliati, tra cui:

In un blog del Guardian c’è inoltre la trascrizione dell’infuocato confronto con Andrew Keen.

Blogging alle conferenze

La mia valigia per il FOWASto ultimando la valigia per il FOWA: macchina fotografica, blocco appunti, batterie, portatile…l’arsenale tecnologico è al completo.

Spero di avere la possibilità di scrivere dalla conferenza e – guarda caso – scorrendo i feed Rss ho trovato questo interessante intervento di Bruno Giussani, Tips for conference bloggers.

C’è il link a un agile manuale in PDF, meno di 10 pagine, ricco di suggerimenti che per chi vuole scrivere per il proprio blog il riassunto di una conferenza durante lo svolgimento.

I suggerimenti, alcuni ovvi, altri meno, sono raggruppati per categorie:

  1. strumenti
    • carica la batteria del portatile
    • ricordati di sederti dove ci sono le prese di corrente
    • guarda che il portatile scalda le gambe (vero!); procurati qualcosa per proteggerle
    • organizzati per tempo
  2. posizione
    • non sederti nelle prime file, perché potresti disturbare, né al centro
    • fai vedere che stai seguendo la conferenza, e non rispondendo alle tue email private
  3. preparazione
    • guarda il programma della conferenza e preparati delle bozze con almeno il titolo dell’intervento, meglio se con il profilo dello speaker e i link al suo blog
    • mettici magari anche una foto
    • prova a iniziare già l’intervento, così partirai con il piede giusto quando sarai costretto, durante la conferenza, a lavorare in multitasking

Mi fermo ai primi 3 punti, perché rischio di fare tardi: leggerò il resto in aeroporto. Intanto date un’occhiata al documento, ne vale la pena.

Ci vediamo!