In uno scorso intervento abbiamo visto come, nel corso di un progetto web, sia possibile (anzi, auspicabile) definire una serie di suggerimenti sottoforma di guida di stile. La guida di stile ben si presta in due ambiti: il design grafico del sito, di cui ci siamo occupati, e i contenuti, intesi come l’insieme dei documenti, immagini, link che popolano il sito.
Una guida di stile per i contenuti di un sito dovrebbe rispondere ad alcune domande riguardo:
- la “lunghezza” dei testi: 400,1000 o 10.000 battute? Suddivise per pagine?
- stessa cosa per le frasi
- la composizione del testo: titolo, abstract, sommario, occhiello, corpo principale. Quante tipologie di contenuto ci sono e come vengono suddivise? Il sommario cosa dovrebbe contenere? Quanto è lungo?
- le tipologie di enfasi, grassetto e italico,
sottolineature, ammesse e come impiegarle - indicazioni su come comportarsi con acronimi e sigle
- regole per citare fonti e link a siti esterni (con nome del link o del sito?, quali parti della frase rimandare al link? usare o no “clicca qui”?)
- come intervallare i contenuti multimediali nella pagina: una o più immagini?, con didascalia?, in quale posizione?
Tutto questo corredato, possibilmente, con degli esempi, così da non lasciare spazio a fraintendimenti.
C’è poi chi vorrebbe farcire le guide di stile con un vocabolario minimo delle parole da usare o da non usare. Evitatelo: oltre a essere una gara persa in partenza, ricorda molto quello che succede con le ontologie e le folksonomies.
Limitate inoltre le regole alle principali, perché una guida di stile prolissa viene presto dimenticata nel cassetto.
Post affascinante per chi come me vede un sito come un insieme di byte. Un esempio pratico è chiedere troppo? I profani, io in primis, apprezzerebbero.
Solo una provocazione, il sottolineato non è da bandire per non avere problemi con i link?
Jacopo,
ho scritto un intervento con l’esempio pratico che chiedi.
Il sottolineato è un refuso del testo che ho corretto.