Le Web 3 Paris – Giorno 2, mattino

Il secondo giorno è stato caratterizzato da alcuni fuori programma, come l’intervento di alcuni candidati alle elezioni francesi che hanno cercato di illustrare i loro programmi per la rete e l’economia del futuro, che non ho incluso in questo riassunto della giornata. Gli interessati trovano qualcosa nel mio blog personale.

L’arrivo di Shimon Peres

La giornata è cominciata con una mezza sorpresa, l’arrivo del premio Nobel israeliano Shimon Peres.

Ha esordito confermando che il mondo è depresso, pieno di problemi e incerto sul futuro. Il mondo si trova in un momento di transizione che giustifica in parte queste dolori.

Ci dicevano di imparare dal passato per non compiere gli stessi errori, ma in compenso si compiono nuovi errori. La democrazia si distingue perché permette di compiere gli errori, ma dà anche modo di correggerli.

Invece di fermarsi solo a ricordare, è tempo di creare, immaginare, scoprire: da memoria tradizionale a immaginazione intellettuale.

Internet è libera da pregiudizi: aperta, libera e, cosa ancora più importante, sta traghettando le nuove generazione dentro il futuro.

In questa nuova era si sono verificati degli importanti cambiamenti: gli stati, i confini non sono più importanti.

Cambia anche il valore del potere. Una volta era potente e potova dire di aver avuto successo chi riusciva ad accumulare (capitale). Oggi la forza è invece quella di creare modelli di innovazione, di brevettare. E le aziende moderne devono avere il potere di creare il potere delle idee.

Non esisteranno più aziende private, ma pubbliche, perché si rivolgeranno, invece che a mercati chiusi, all’intero pianeta.

Commento: bell’intervento, ma anche utile occasione per capire come si dovrebbe parlare in pubblico. Speaker eccellente.

New dawn of media

Secondo Pierre Chappaz di Wikio è tutta questione di tecnologia. Quello che decreterà il successo della nuova generazione di web e che ha garantito il successo di realtà come Netvibes è:

  • rss
  • ajax

Is old media and radio dead?

Da dove ricavare i soldi per questi nuovi mezzi di informazione:

  • pubblicità
  • vendendo i contenuti (es. foto)
  • nuove forme di advertising?

Is tv dead?

Cambiano le barriere di ingresso per la creazione e distribuzione dei contenuti. Quello che manca ancora è un sistema di ricerca sul contenuto multimediale, anche se si stanni sperimentando software che potrebbero riconoscere le parole nei video.

I metadati sono prodotti oggi dai creatori dei contenuti, ma si vuole spingere sempre più alla collaborazione dei lettori mediante commenti e opportuni sistemi di labeling.

Non esiste un unico strumento con cui fruire di questi contenuti, ma ogni generazione ha i suoi. Sicuramente stanno diventando sempre più portabili.

“Il contenuto è sempre generato dagli utenti: quello che cambia è che oggi puoi essere sia uno speaker, sia un ascoltatore”.

How tv my die through content?

Chi vende pubblicità non è ancora pronto a lavorare con gli user generated contents

I produttori sono ancora spaventati dal contenuti non controllabile che viene prodotto dagli utenti

Gabriel McIntyre di XoloTv sostiene che il contenuto da solo non è sufficiente, ma è necessario trovare partnership con aziende che aiutino a creare un brand personalizzato.

Nota anche che nella televisione tradizionale gli utenti saltano sempre più la pubblicità, per esempio guardando quando possibile i programmi online o con il tivo.

Young generation 2.0: Web & mobile communities

Danah Boyd, Yahoo!

Si sofferma sul caso Myspace

  • myspace per errore progettuale non ha messo dei vincoli all’html che è possibileusare nelle sue pagine; questo ha avuto il risvolto positivo di permettere agli utenti di personalizzare al massimo le pagine e di creare il proprio spazio
  • in america se non sei su myspace non esisti
  • la comunità con cui si comunica diventa un audience potenziale
  • nelle comunità virtuali i contatti, diversamente da quella reale, cambiano con frequenza molto elevata
  • caratteristiche di una comunità virtuale
  • persistence – tutto quello che dici rimane
  • searchability – trovi tutto quello che dici o le relazioni
  • replicatibility – puoi copiare e incollare
  • invisible audiences – sei sempre in ascolto, così gli altri su di te

What we’ve learned from personal bloggers

Mena Trott, Co Founder Six Apart

  • I web service sono solo uno strumento
  • Bloggare non è una cosa per femmine
  • Le immagini sono meglio delle parole
  • La privacy è fondamentale
  • Il personal blogging aiuta tutti noi

Second life

Glenn Fisher, Marketing Director Second Life

  • Non è un gioco perché non ha struttura: è realtà virtuale
  • Composto di 3 parti:
  • community
  • avatars evidenziano l’identità, l’espressione e formano le basi per l’interazione sociale
  • user created content
    • dalle case alle animazioni degli oggetti con cui interagire
  • mercato
    • le interazioni tra i residenti sostengono un’economia fiorente
  • 1.500.00 residenti, 500k attivi
  • creati 10 millioni di oggetti
  • più di 900 eventi al giorno
  • scambiati o venduti 900.000 oggetti
  • statistiche
    • 43% femmine
    • età media 32
    • 55 internazionali
    • 50% north america
    • 32 europa
    • 7 asia
    • 7 america latina
  • economy
    • 84M dollars
    • 7M mesi
    • > 7000 “società”

    Mobility 2.0

    Marco Ahtisaari, Blyk

    • Futuro dell’industria mobile
    • scale
    • sfide
  • Scale = grande
    • come si riescono ad avere milioni di utenti
    • perché il cellulare è legato a una funzione sociale
    • perché i prezzi sono concorrenziali
    • perché da oggetto familiare, il cellulare è diventato oggetto personale
  • insieme alle chiavi e agli occhiali da sole, è una delle 3 cose che si portano appresso
    • viene usato anche per altro (come sveglia, per la posta=
  • sfide= opportunità
    • chi raggiungere
    • il vero 2.0 sono i prossimi miliardi di utenti
    • questo aiuterà molto il business
    • BRIC (brasic, russian, china)
  • sometimes off
    • quando si controlla la posta elettronica
  • “hackability”
    • possibilità di aggiungere covers, software, straps, magazines (laptop are not still as social)
    • non è solo un fenomeno dell’ovest
  • primitive sociali
    • the gift (beaming)
    • photostream (flickr)
    • signaling (jaiku)
    • real identity (linedin)
  • libertà e gratuitità
    • la comunicazione è gratuita, ma è possibile pensare a modelli pubblicitari

    Le Web 3 Paris – Giorno 1, mattino

    Le Web 3 è un evento organizzato da Six Apart a Parigi coinvolgendo i protagonisti europei in fatto di e-commerce, blog, media, mobile computing, web tv e un po’ tutto quello che può essere targato anche solo lontanamente web 2.0.

    Ecco il breve resoconto di alcuni interventi, quelli che ho seguito con più interesse, nel corso della prima di due giornate di incontri. Alla fine di ogni intervento le mie osservazioni.

    Opening remarks

    Nell’introduzione all’evento Loïc Le Meur di Six Apart France e organizzatore dell’evento, ha manifestato il suo stupore nell’essere riuscito a organizzare una manifestazione senza marketing, ma solo con il passa-parola e con il supporto dei bloggers. L’evento è stato organizzato in solo 6 settimane e al primo piano, parallelamente alle sessioni, 15 startup presentano le proprie soluzioni di business sostenibile.

    Commento: evento molto friendly, forse fin troppo colloquiale. Si capisce che l’impatto sarà rivolto molto al rapporto dei media con la rete.

    A conversation on the future of the internet

    Niklas Zennström, fondatore di Skype e Kazaa, sostiene che non è necessario essere dei grandi per riuscire ad avere un buon numero di utenti, ma che per farlo è importante non isolarsi ma collaborare con altre aziende.

    Il software che ha successo in questo web 2.0 è quello che aiuta a risolvere le esigenze di base, senza complessità, ma che al tempo stesso rende disponibili tramite API un insieme globale di servizi, per permetterne l’estensione. L’importante è realizzare del software non troppo specifico, ma che tutto il mondo possa usare e trarne beneficio.

    Niklas prende come esempio il suo Kazaa, che è nato tra Svezia, Danimarka e l’Inghilterra, ma che già dopo poche settimane dal lancio ha cominciato ad essere usato in tutto il mondo. Questo dimostra che internet non è completamente dominicato dagli Stati Uniti (Skyphe ha solo un ufficio in California, il resto è tutto in Europa).

    Un vantaggio dalle startup europee potrebbe essere quello di sfruttare la diversità tra le diverse nazioni, che distingue l’Europa dall’approccio americano. Questo vuol dire per esempio realizzare partnership con paesi che non dispongono ancora di un’economia stabile e in buone condizioni, ma magari ottime risorse intellettuali.

    Niklas esorta a dimenticare ben presto il mercato locale e guardare alla complessità della realtà europea, cominciando subito a ragionare in inglese. La mera traduzione è semplice quando si parla del sito, ma è molto più complessa quando si parla di web service.

    Secondo Zennström il web 2.0 è solo un’etichetta, lo spirito di collaborazione c’è da prima che venisse coniato questo termine. Ma oggi disponiamo dell’infrastruttura che rende tutto questo possibile e che consente di costruire un business che sia sostenibile: una situazione completamente diversa da qualche anno fa.

    I vecchi media sono morti? I blog sono fantastici e introducono un ottimo grado di diversità, ma c’è comunque ancora bisogno di giornalismo approfondito: i giornali non sono morti.

    Commento: intervento interessante, dovrebbe essere di stimolo alle aziende europee

    The future according to Google

    Lorraine Twohill è Marketing Director EMEA di Google UK. Nella sua presentazione evidenzia come nel 2006 ci sia un miliardo di persone online, e si chiede il prossimo miliardo da dove potrebbe venire.

    Per capirlo analizza l’evoluzione di Google dalla sua comparsa, dividendola in 3 fasi

    • information
    • distribution and communication (buy,trade,talk)
    • networking (youtube,blogger,myspace)

    Lorraine è convinta che il prossimo miliardo arriverà proprio da quest’ultima fase.

    Passa poi ad elencare alcuni pregi che hanno accompagnato la crescita di Google

    • innovazione, non perfezione da subito
    • condividi tutto quello che puoi
    • se sei brillante, ti assumiamo
    • prendi dei rischi, premia i successi, impara dagli errori

    La Twohill ricorda come il 20% del tempo dei dipendenti Google viene impiegato per progettare soluzioni ai problemi che ognuno può avere. Da una di queste esigenze è nato Gmail.

    Il termine Googlette si riferisce a un particolare tipo di questi progetti, svolti normalmente da sole 2 persone.

    Ci sono 3 fattori che spingono a un cambiamento:

    • l’accesso all’informazione
    • la diffusione della banda larga
    • la facilità di accesso

    Lorraine sottolinea come la banda larga stia diventando ormai una commodity, tanto che diventerà ben presto gratuita e che in futuro ci potrebbe essere un buon ruolo svolto dai diversi internet cafè. La facilità di accesso è evidenziata anche dai dispositivi disponibili, che sono sempre più piccoli e portabili.

    Vengono analizzati alcuni casi concreti:

    • Pizco, una community di ragazze tra i 12/20 anni, che ha un approccio con la sicurezza sempre in primo piano (“conosci quelli con cui comunichi? la risposta è no”)
    • Uno spot su Itube della Ford Ka, molto credibile, rivolta a un pubblico giovane

    Quali sono i temi che guideranno il mondo di domani?

    • Commercio
    • Accesso ubiquo
    • Comunicazione e collaborazione
    • La ricerca (search, find, obtain)

    La twohill conclude parafrasando una frase di Andy Warhol: ognuno può essere famoso per 15MByte.

    Commento: uno degli interventi peggiori; non ha partecipato alla sessione dei commenti

    The real world and why it matters

    Hans Rosling, professore di International Health, Karolinska Institutet, Stoccolma, ha invece toccato argomenti quali la globalizzazione e l’evoluzione delle nazioni.

    “La glogalizzazione è qui, cerchiamo di sfruttarla”.

    Rosling ha affermato che più di globalizzazione, ha senso parlare di modernizzazione delle nazioni. Ancora prima di entrare nei mercati ricchi, infatti, si notano fattori di crescita dei paesi più arretrati, come ad esempio le nascite, la riduzione della mortalità, l’aumento del reddito.

    Un dato: il 60% della popolazione possiede il 24% della ricchezza.

    Commento: intervento interessante e davvero simpatico, anche se non è chiara la relazione con gli altri interventi della giornata.

    The giants outlook on web 2.0

    Con Yahoo!, Orange, Nokia Multimedia, Microsoft Windows Live

    Alla domanda “conta essere grandi?” Microsoft riconosce come questo gli stia creando dei problemi e stiano cercando di divetare più veloci nei rilasci e di focalizzarsi nella realizzazione di veri e propri servizi web.

    Secondo Nokia conta assecondare le esigenze dei consumatori mentre Orange nota come sempre più applicazione di accesso alle informazioni, in futuro, non saranno basati su pc.

    Yahoo! è convinto che le dimensioni contino.

    Alla domanda “qual è la prossima mossa” nessuno si sbilancia più di tanto

    • yahoo!: interazione, reinventarsi, contenuti di ottima qualità. Si veda come competitore delle media company
    • Microsoft si muoverà sempre di più nella ricerca, intesa come una caratteristica insita in ogni prodotto; vogliono far evolvere la ricerca perché sia più dinamica
    • Nokia vede nel futuro la convergenza di internet, ovvero la fruizione di internet con il mobile; sempre più i contenuti sono realizzati da dispositivi portatili e anche il loro consumo è sempre più diffuso da questo tipo di dispositivi
    • Secondo Orange, per tradizione l’Europa è molto ben posizionata in questa convergenza tra mobile, contenuti e internet, più di quanto lo siano gli U.S.. Questi pregi andrebbero sfruttatiimportant of communities

    Secondo Yahoo! realizzare contenuto che sia di buona qualità, che sia usabile è molto difficile, anche dopo aver superato la barriera di attrarre molti utenti verso questi servizi. Non si tratta quindi solo di una questioen di strumenti.

    Un interessante intervento dalla sala chiede come creare business da piccole comunità, come quelle della moda. Nessuna risposta degna di noto, Yahoo! si limita a dire che loro mirano comunque sia alla grossa comunità, sia agli eccellenti contenuti.

    Commento: l’impressione è che questi grandi attori si siano trovati immediatamente una gallina dalle uova d’oro tra le mani, ovvero i contenuti creati dagli utenti. Ma non hanno ancora trovato un valido modello di business, né per loro né per gli utenti. Neppure loro sanno quale possa essere il futuro di queste iniziative, e come aiutare a produrre contenuti di qualità e come far guadagnare i propri utenti.

    Is open source turning commercial?

    Con Gil Penchina, Wikia

    Gil parla di free culture e free software, illustrando concetti noti.

    Qualità del codice:

    • più coinvolgimento porta a miglioramenti del prodotto
    • il codice aperto fa scoprire gli errori
    • ognuno può partecipare e migliorare

    Economicamente

    • pubblicità (advertising)
    • donazioni
    • t-shirt, tazze, promozioni…

     

    Non va molto oltre Tristan Nitot di Mozilla Europe, che sottolinea come la democrazie all’interno di un progetto open source assicura che la qualità sia elevata e che i contibuti contino.

    Commento: tutto trito e ritrito

    Will there be a Web 2.0 bubble?

    Con TechCrunch, Index Ventures (UK), August Capital (USA)

    Secondo TechCrunch non c’è rischio di cataclismo economico. August Capital pensa che un problema sia quello della frammentazione dei talenti. All’oggi molte startup invece si collocano con prodotti molto simili nelle stesse nicchie di mercato. Anche per Index Ventures questo è vero: sembra che ognuno voglia partire con la propria indee di business, invece che cercare risorse disposte a lavorare nello stesso progetto.

    Si ribadisce come l’ecommerce vivrà momenti d’oro.

    Commento: condivido la paura che molte realtà stanno realizzando prodotti copiandoli gli uni agli altri. Questo peggiora la situazione già complessa di questo settore.

    Migrare un sito alla nuova versione

    Uno degli aspetti solitamente trascurati quando ci si trova a riprogettare un sito web dinamico è la stesura di un “piano” di migrazione, cioè la definizione di una serie di linee guida che portino la nuova versione del sito in sostituzione della precedente.

    Solitamente si pensa che sia sufficiente sovrascrivere la vecchia versione, il motore CMS, le parti di codice, i template, il tutto senza tanti complimenti.

    Seguire questo modo di procedere ha in realtà diversi aspetti negativi.

    Per prima cosa, in caso di problemi, così facendo è molto difficile poter tornare alla versione precedente del sito, soprattutto se il sito ha un buon bacino di pubblico.

    E’ bene accertarsi se il sito sia installato su più server bilanciati e compiere l’operazione prima su una delle macchine, testare il sito con una piccola percentuale di utenza, e poi ripetere la stessa operazione sugli altri server.

    Ma la migrazione di un sito va pensata già in fase di progetto. Spesso ci si dimentica che una buona percentuale del traffico di un sito proviene dai motori di ricerca, e nel convertire contenuti e parte di codice alla nuova versione non vengono mantenuti gli stessi URL della versione precedente. Vi accorgerete presto di questa dimenticanza quando, analizzando il traffico del sito, noterete un crollo degli accessi. In un precedente intervento abbiamo visto come sia possibile evitare che questo succeda, presentando gli accorgimenti usati durante la migrazione di Fucinaweb.

    In base al traffico e all’importanza del sito, la messa online potrebbe essere suddivisa in più passi incrementali. In questo fanno scuola i grandi, Google per primo. Nel rilasciare la nuova versione di Blogger, gli ingegneri di Google si sono preoccupati di limitare i traumi per chi gestisce il proprio weblog con la nuova piattaforma. Per prima cosa, ancora ad Agosto, hanno annunciato il rilascio del nuovo servizio, limitando gli inviti e integrando il login di Google Accounts (quella della registrazione, abbiamo visto qualche mese fa, è una delle operazioni più delicate da integrare). Nel corso delle settimane l’integrazione tra il vecchio servizio e il nuovo è via via aumentata, così come le nuove funzionalità: la beta è stata aggiornata, sono state migrate alcune importanti funzioni della vecchia versione, è stata migliorata la funzione di login, e via via, fino ad arrivare a Novembre, dove la migrazione è in stato avazato e non ancora conlusa.

    Non dico che per i nostri progetti web dobbiamo prevedere mesi e mesi di migrazione, ma ricordate di non ragionare mai come se il sito dinamico attuale vada in completa sostituzione del precedente, come nello sovrascrivere un file. La procedura di aggiornamento va studiata caso per caso, e visto che partecipa ad aumentare i tempi di rilascio, va attentamente pianificata.