Le Web 3, cosa avrebbe funzionato

Rileggendo i titoli dei diversi interventi dal programma di Le Web 3, immaginando quello che si sarebbe potuto fare e dire, un po’ l’amaro in bocca mi è rimasto.

Si potrebbe pensare che gli errori di questo incontro siano stati:

  • la mancanza di wireless
  • la presenza (non richiesta dai partecipanti e neppura prevista), di esponenti politici, soprattutto sordi

Ma secondo me il vero problema è stato un altro, anzi, sono stati due.

Il più grave è quello di aver invitato un personaggio come David Weinberger, avergli lasciato a disposizione 15 minuti, quasi alla fine dell’ultima giornata di incontri, e a momenti non averlo neppure invitato al successivo dibattito (si sono rivolti dal palco verso la sua poltrona in prima fila come per dirgli: “su, dai, visto che ti abbiamo pagato il biglietto aereo dagli USA fai su un salto qua che vediamo di farti una domandina facile facile”).

Weinberger, non so se serva dirlo, è tra le altre cose coautore del Cluetrain Manifesto (abbastanza conosciuto) e autore del, da me preferito, Small Pieces Loosely Joined (cioè Arcipelago Web, in italiano, molto meno conosciuto).

L’ho letto da un paio d’anni Small Pieces, e quando ho cercato di capire cosa si intende per web 2.0 mi è subito tornato in mente quello che Weinberger dice in questo libro del 2000, che del web 2.0 sembra un manifesto (se ne intende di manifesti…). E non si limita, come Tim Berners Lee, a dire che la comunicazione e l’interazione ci sono da sempre nel web, volando a qualche chilometro di altezza, ma parla chiaro e convince.

Insomma, il primo errore è stato di averlo fatto parlare alla fine.

Il secondo errore, effetto del primo, è di non averlo ascoltato.

Perché se avessimo tutti fatto attenzione a quello che Weinberger ha detto dal palco, avremmo imparato più cose in quei quindici minuti che nelle altre sessioni.

Una cosa su tutte: la gente è stufa di semplicità. La persone voglionio che si parli con competenza e complessità delle cose che le interessano, delle cose che studiano, delle cose per cui vivono. Basta la semplicità quando indica ignoranza.

Ecco cosa è mancato in molti degli incontri al Le Web 3: la complessità. “Alzi la mano chi ha un blog”, “Quanti di voi sanno cosa sono i Microformats?”, “In piedi chi ha sentito parlare di Netvibes”…possibile che succedesse questo, convinti che a sedere ci fossero dei neofiti?

Possibile che non si rendessero conto che c’erano dei professionisti in platea, che leggono decine di blog al giorno per aggiornarsi ed erano lì in caccia di spunti nuovi, genuini, complessi?

Quando mi sono avvicinato a Weinberger alla fine della giornata, una persona dalla faccia simpatica e dal carattere spiritoso ma tenace, gli ho stretto la mano e gli ho sussurrato solo un “Just wanted to thank you” per non impappinarmi in perle linguistiche, ma avrei voluto anche dirgli che non lo ringraziavo solo per il suo intervento, ma per gli spunti e le idee che mi ha dato da quando leggo quello che scrive. Qualcun’altro, invece, gli avrebbe dovuto chiedere scusa.

Le Web 3 Paris – Giorno 2, pomeriggio

Blogging our way to democracy

di David Weinberger

Nella campagna politica presidenziale nella campagna Dean c’era una nuova voce, il blogger.
La classica comunicazione politica sfrutta un modello piramidale, cioè da uno, unidirezionalmente, verso gli altri. Si potrebbe pensare che dovrebbe essere il contrario, ma non è fattibile: se i molti comunicano con l’uno (per esempio via email), la conversazione è ingestibile.

Quello che è necessario è che i molti parlino tra di loro, e questo è il ruolo svolto dai blogger. E’ un modo per rompere il modello piramidale.

Quello che si ottiene è l’uso della tecnologia p2p (person to person), attraverso:

  • blog
  • wiki
  • tag

La classica comunicazione uno a molti (broadcast) è caratterizzata da alcuni elementi:

  • self-contained
    • un episodio è un evento e basta. Un po’ come il sito del New York Times, che non pubblica mai link verso l’esterno se non per pubblicità
    • in un blog invece ci devono essere dei link ad altri blog, perché ogni link è l’inizio di una nuova conversazione
    • un po’ di generosità e si costruisce il web
  • simple-minded
    • visto che il pubblico è vasto, il livello della conversazione è semplice, così che tutti possano parteciparci
    • la stessa cosa avviene nella politica (mostra un esempio di conversazione di Bush)
    • con i blog invece è importante fare cose complesse, perché gli uomini aspirano a risolvere problemi complessi
  • di proprietà di qualcuno: loro

Visto il poco tempo, Weinberger affronta velocemente altri temi:

  • quello della ricerca e dei metadata. I metadata sono le cose che sai (quelle che fanno partire la ricerca), i dati sono le cose che vuoi trovare
  • dobbiamo produrre quanto più contenuto possiamo. Il dettaglio non è irrilevante, tutt’altro. Sarà poi il software ad aiutarci a discernere tra questo mare magnum. La cosa è favorita dal costo sempre minore dei supporti di archiviazione. Dobbiamo “esternalizzare”: ogni cosa facciamo ha del valore
  • quello che noi stiamo costruendo sono delle infrastrutture di significati (infrastructure of meaning).

“Meaning is the way to share the world”.

Commento: la presentazione che forse ho apprezzato maggiormente, sia per l’esposizione di Weinberger, sia per i contenuti. Ho trovato affascinante il tema della complessità degli argomenti e di come si tenda invece ad abbassare sempre il livello della conversazione. E’ quello che è successo anche durante le sessione qui a Le Web 3.

Internet censorship and democracy

Hossein Derakhshan, Iran

Lo scopo della presentazione è capire cosa sia la censura in internet e come combatterne gli effetti. Il sito di Hossein è hoder.com.

Cos’è la censura? Il tutto nasce in azienda, come risposta a questa esigenza:

con un accesso illimitato a internet i dipendenti vengono distratti da attività non collegate al lavoro e non produttive

Si stima che mercato per la censura delle comunicazioni in azienda (filtering) aumenterà del 50% nel prossimo anno.

Le giustificazioni:

  • per le aziende: aumentare la produttività
  • per i governi: per la sicurezza e la stabilità (e questi sono i veri problemi di censura)

Alcuni dati sulla censura dei governi:

  • emirati arabi: pornografia, omosessualità
  • cina: gruppi di opposizione, siti in inglese
  • corea del sud: attivisti pro corea del nord
  • pakistan: blogger.com
  • iran
    • temi religiosi, porno, youtube, orkut, flickr
    • opposizione, separatisti, diritti umani, software anti-filtro

Alcune sorprese della situazione iraniana:

  • i siti israeliani non sono censurati
  • meno di 100 blog su 700.000 sono censurati
  • inizialmente non si sono verificati arresti legati all’attività di blogging
  • lo stesso governo ha utilizzato il blogging
  • in iran bloggare non è visto come fenomeno globale, ma locale

Come combattere la censura in internet. Diverse possibilità:

  • tecnica:
    • proxy
    • news readers
    • mirrors
    • email
    • reader rss di tipo p2p (potrebbe essere una soluzione vincente, ancora da studiare approfonditamente)
  • approccio civile
    • formare dei gruppi di cittadini che facciano pressione sugli Isp per migliorare la qualità di servizio. Gli ISP a loro volta fanno pressione sul governo
  • approccio legale (il più efficace)
    • usando opportuni cavilli ed educando gli avvocati a muovere causa verso gli ISP e i governi
    • sfruttando il fatto che i siti web sono proprietà privata

The 5th power: can the Internet change politics?

Un giornalista francese, Thierry Crouzet, si chiede se anche nella politica (francese) sia possibile evidenziare un trend di “long tail” come per l’economia. A questo proposito guarda all’evoluzione delle tornate elettorali nello scorso ventennio circa.

Le condizioni da raggiungere, secondo lui, sono che, come nella long tail economica:

  • aumenti la variabilità di prodotti (cioè candidati) tra cui scegliere
  • i bestseller (cioè chi vince) vendono sempre meno (cioè vincono per scarti sempre inferiori)

Dati alla mano, la cosa è dimostrata:

  • nel corso degli anni i candidati sono effettivamente sempre aumentati
  • e chi ha vinto ha ottenuto scarti sempre minori. Nell’ultima tornata i primi due hanno insieme ottenuto meno del 50% delle preferenze

Commento: mi sembra una forzatura, un approccio un po’ troppo semplicistico. Sono convinto che con questi metodi sia possibile trovare centinaia di esempi che sembrano basarsi sul concetto di long tail. Non hanni poi chiarito un punto importante: che significato avrebbe tutto questo se fosse effettivamente vero?

Le Web 3 Paris – Giorno 1, pomeriggio

The state of the blogosphere

Dave Sifry, Fondatore e CEO Technorati presenta, come sempre va, la sua relazione sullo stato della blogosfera.

I dati fondamentali

  • nasce un 1 blog al secondo
  • il trend è che chi produce è anche attivo consumatore
  • lo spam è un prosso problema
  • ma tutti gli ecosistemi in buone condizioni di salute hanno parassiti
  • lo spam è facile da trovare ed eliminare
  • ci sono almeno 55% blog aggiornati almeno negli ultimi 3 mesi (35 millioni)
  • l’11% sono aggiornati una o più volte la settimana (7 millioni)
  • ci sono dei picchi di pubblicazione interventi quando ci sono degli avvenimenti a carattere mondiale
  • 39% sono in inglese, 2% in italiano (giapponese 33%)
  • molti europei, soprattutto francesi, non pingano technorati
  • quando di scrive nei blog?
  • per i siti in lingua inglese, tutto il giorno (ovvio, visto che sono sparsi ai 4 angoli della terra)
  • in giappone e cina solitamente la sera, ma è forte anche la pubblicazione durante il giorno

The impact of blogs and user generated content in Europe

Alexis Helcmanocki, IPSOS

Ha presentato uno studio, diviso in più domande rivolte a un panel di utenti in 5 nazioni europee:

  • UK
  • FR
  • DE
  • IT
  • ES

I risultati sembrano confermare alcune tendenze:

  • chi legge i blog li considera una forza importante nel processo decisionale di acquisto di un prodotto Enterprise 2.0
  • chi legge i blog spende di più online

The challenges of getting Spaniards to build a global company

Martin Varsavsky, Fon, Spain

Hanno rilasciano un apparecchio, Fon, per la condivisione della connessione wi-fi.

Varsavsky ha cercato di fare di quelli che sono considerati i difetti della spagna (mancanza di ambizione, rilassatezza), i pregi della propria azienda. La loro sede non si è mai spostata dalla Spagna.

Sottolinea come per le aziende che escono dai propri mercati per affrontarne degli altri, i metri di giudizio e i paragoni cambiano completamente.

E’ convinto che l’Europa dovrebbe guidare l’economia del mobile.