Giornata di rientro dopo la pausa londinese. La sensazione che mi porto a casa da questa conferenza, il Future of Web Apps, conferma le mie aspettative.
I diversi relatori di questa due giorni non sono riusciti, come era del resto facile immaginare, a predire il futuro delle applicazioni web. Ma non sono neppure riusciti a proporre strategie che aiutino a realizzare applicazioni di successo basandosi sulla propria esperienza.
Il motivo è che chi parlava dal palco delle proprie soluzioni, lo ha fatto perché a suo tempo ha avuto (non dico “semplicemente”) la fortuna di trovarsi al posto giusto, nel momento giusto, con idee buone o discrete. Per questo i loro servizi sono passati di bocca in bocca, piuttosto che per aver adottato strategie vincenti.
Ha forse ragione Dick Costolo di Feedburner, che si rifiuta di parlare di strategie e analisi di mercato, in quanto troppo fallaci per essere prese in considerazione in un contesto come il web 2.0.
Sono anche colpito dal fatto che il 90% delle presentazioni vertesse su soluzioni di social networking. Il web 2.0 – per carità – si muove in quella direzione, ma siamo sicuri che non ci sia proprio null’altro a cui guardare con interesse?
Mi rimane, infine, una curiosità che non riuscirò però tanto facilmente a soddisfare. Mi piacerebbe prendere i diversi relatori, quelli di Facebook, di Digg, di Feedburner, e fargli – letteralmente – “i conti in tasca”. Vorrei proprio capire di che cifre stiamo parlando, perché anche qui secondo me ci attenderebbero delle sorprese.
Una conferenza da evitare, quindi? Non proprio. Di suggerimenti, anche se non di vere e proprie strategie, ne sono volati diversi in questi giorni: creare prodotti di qualità (piuttosto aspettare invece di uscire con versioni fallaci), circondarsi da collaboratori di valore, iterare spesso. E poi diciamocelo: sapere che il futuro della applicazioni web è ancora da scrivere è, in un certo senso, consolante.
Vi lascio con quelli che secondo me sono gli estratti più significativi dei diversi interventi di cui ho approfonditamente scritto (e di cui riporto, tra parentesi, il link)
- lamentarsi dei cambiamenti è una reazione normale (riferito all’introduzione di nuove funzionalità nei servizi di social networking e della reazione degli utenti n.d.t) (Daniel Burka (Digg/Pownce) – Designing for web apps vs designing for the web)
- il 50% degli utenti che navigano sui siti Yahoo! (e, visto il network, si può facilmente generalizzare all’intero web) svuotano ogni giorno (o hanno impostato il browser per farlo) la cache del browser (Steve Souders (Yahoo!) – High Performance Websites)
- lo studente che si trova a creare una propria startup con i propri compagni di studio è oggi in grado di combattere la disparità dell’università americana, che è sempre più una possibilità solo per i ricchi (Paul Graham (Y Combinator) – The future of web startups)
- se le query sono troppo complesse, meglio evitarle (questa la dice lunga sull’infrastruttura di certi servizi di social networking, e sul fatto che Pownce funzioni ancora a invito n.d.t.) (Leah Culver (Pownce) – Web app do’s and don’ts)
- Facebook fa più traffico con le proprie applicazione scritte in poco tempo, come le foto, piuttosto che quelle dedicate (come Flickr di Yahoo! per esempio). Il motivo è che sono integrate nel profilo dell’utente Facebook, quindi facilmente accessibili (Dave Morin (Facebook) – The story behind the facebook platform)
- meglio avere il 10% di un’azienda che vale 100 che il 100% di un’azienda che vale 5 (Dick Costolo – Launch late to iterate often)
- non si fanno più i business plan: per Feedburner non sono stati fatti. Sono cose che servono per dire cosa ci sarebbe piaciuto fare, piuttosto che quello che si fa. Anche gli investor non li leggono più (Dick Costolo – Launch late to iterate often)
- cercate persone con ottime competenze per area di esperienza, ma non con competenze troppo specifiche (Dick Costolo – Launch late to iterate often)
- le architetture aperte […] attaccano anche la concorrenza, che si trova a rivaleggiare non con un prodotto in scatola, ma con un’architettura estensibile (Dick Costolo – Launch late to iterate often)
- non raccontiamocela: per far partire una startup i soldi servono, eccome (Dick Costolo – Launch late to iterate often)
Aggiornamento (16 Ottobre 2007) – Se non vi bastano gli interventi che ho pubblicato su Fucinaweb dal FOWA, anche su Read/Write Web è presente qualche nota presa in diretta dalle varie presentazioni.
Dick Costolo (che bel cognome!) ha detto delle frasi che sono delle verità:
1) meglio avere il 10% di un’azienda che vale 100 che il 100% di un’azienda che vale 5
d’accordissimo… purtroppo :(
2) non raccontiamocela: per far partire una startup i soldi servono, eccome
questa in teoria è una mezza verità, nel senso che cmq una startup la tiri su anche con pochi soldi, il problema è che non va avanti al punto da non farti pentire di averla creata… almeno la realtà dovrebbe essere così
3) cercate persone con ottime competenze per area di esperienza, ma non con competenze troppo specifiche
beh, qui troppo facile tirar su sta frase
Molto interessante questo post!