L’utilità dei tag

Luke Wroblewski ha presentato in un suo intervento un diagramma che evidenzia l’utilità dei sistemi di tagging per i singoli individui e per i gruppi di persone.

Con utilità personale si indica il valore che il sistema di tagging acquista per l’individuo che vuole ritrovare i propri tag, mentre con utilità pubblica si intende il valore che un insieme di tag acquista per un gruppo di persone.

Secondo Wroblewki l’impegno richiesto per marcare con tag il contenuto viene ripagato per i singoli quando non esistono sistemi di ricerca affidabili e la frequenza con si vuole recuperare un elemento è elevata.

Lo stesso per i gruppi, ma in questo caso il sistema rimane efficiente anche quando la frequenza di recupero è bassa, quando cioè gli utenti accedono ai tag occasionalmente.

L’interessante concusione di Wrobleski è che questo potrebbe partecipare a spiegare due fattori:

  • il fatto che i tag vengano usati soprattutto per marcare e successivamente recuperare fonti personali
  • l’uso dei sistemi di tag in aree dove solitamente la tradizionale ricerca si dimostra inefficace, come per esempio le foto (flickr) o i bookmark (del.icio.us)

Dizionario di informatica 1.0

Se vi trovaste a sfogliare in libreria un dizionario di informatica che recita:

weblog (o blog): mini-sito web personale, ospitato gratuitamente presso il sito di un fornitore o di altro operatore. Grazie a un software specifico (w., Pitas, EditThisPage, ecc.) l’autore vi può inserire facilmente notizie e pensieri in libertà, di solito di interesse limitato al suo ambito familiare o relazionale

lo comprereste?

Si tratta del “Dizionario di informatica inglese/italiano – sesta edizione” di Angelo Gallippi, edito da Tecniche Nuove, 2006, 29,90 euro.

L’usabilità degli URL

Il sistema di protezione dallo spam di WordPress si chiama Akismet.

Un nome un po’ infelice, difficile da ricordare e, per un italiano almeno, anche da scrivere.

Se ne devono essere accorti anche quelli di WordPress, perché il sito è raggiungibile sia che scriviate Akismet.com sia, come è successo a me, Askimet.com. Ma anche Askismet.com porta da qualche parte, ovvero in casa di uno dei creatori di WordPress.

Una bella idea, applicata da pochi che usano nomi di Url altrettanto – o più – complessi.