I siti pigri sono i più veloci

Ho messo da parte in questi anni un bel po’ di materiale e documentazione relativi alla performance e ottimizzazione dei siti web, sia per quanto riguarda il cosiddetto lato server, sia per quello che viene chiamato front end.

Verrà – spero presto – il momento di compilare un elenco ragionato di tutte queste risorse (potete farvene un’idea visitando la sezione optimization del mio delicious), ma ora mi limito a citare un articolo che propone in modo molto chiaro uno dei nodi fondamentali da affrontare. Si tratta di Lazy web sites run faster scritto da Gojko Adzic.

Per aumentare le performance dei siti potete investire sull’hardware, quindi più processori e sistemi più veloci, migliore connettività, infrastruttura moderna. Vi accorgerete però che anche così facendo il web server fatica, per architettura, a gestire un sito il cui codice non sia ottimizzato.

Potete allora dedicarvi alla riscrittura (o refactoring) del codice per renderlo più veloce. Anche qui però arriverete ben presto a un limite.

Il segreto, secondo Gojko, sta invece nella progettazione di un sistema che si preoccupi di

  • delegare le operazioni più complesse a processi che girano in background;
  • non comunicare con sistemi esterni in modo sincrono, non importa quanto velocemente;
  • essere pigro: meglio lasciare per dopo tutto quello che non ha necessità di essere eseguito al momento.

Aggiungerei anche di eliminare le elaborazioni inutili, come per esempio l’esecuzione a ogni richiesta di interrogazioni esose (come quelle verso i database) per contenuti che non cambiano quasi mai. In questo caso potrebbe essere interessante sperimentare qualche meccanismo di caching.

Se ripenso ai colli di bottiglia dei progetti che ho visto da vicino, la maggior parte poteva essere evitata rimandando operazioni non immediatamente essenziali, come per esempio:

  • l’invio di un messaggio di posta elettronica di conferma;
  • la trasformazione di file (soprattutto in formato XML);
  • la comunicazione con sistemi di gestione;
  • il calcolo di statistiche.

Capita di trovare anche online degli esempi che fanno riflettere. Ogni volta che utilizzo la funzione “all time” di Feedburner per analizzare il traffico complessivo dei miei feed mi trovo ad aspettare almeno una decina di secondi. Probabilmente il sistema sta elaborando il consuntivo in tempo reale, quando avrebbe potuto farlo a priori. Non c’è nulla di male ad aspettare anche se a volte, per carico del server, viene restituito un timeout. Forse non proprio il modo ideale per gestire questa funzionalità, anche se utilizzata da una minoranza.

L’accessibilità dei giochi olimpici

AbilityNet ha da poco pubblicato un’importante analisi relativa all’accessibilità del sito ufficiale dei giochi olimpici.

Il risultato ce lo potevamo probabilmente aspettare: il sito risulta solo parzialmente accessibile a indicare una scarsa conoscenza dei realizzatori in fatto di accessibilità web. Tutto questo dopo che 4 anni fa un non vedente vinse una causa contro la Commissione Olimpica per il sito dei giochi di Sidney, come racconta egregiamente Joe Clark (che ho avuto il piacere di intervistare qualche anno fa).

Al di là dei risultati, però, lo studio è interessante per le modalità con cui è stato condotto.

In AbilityNet non hanno infatti utilizzato alcuno strumento automatico di verifica dell’accessibilità.  Come scrivevo ormai 6 anni fa in Cos’è l’accessibilità web:

La verifica di un sito accessibile non avviene esclusivamente via software. Programmi con Bobby di Cast, A-Prompt di Trace aiutano ad evidenziare lacune e punti di miglioramento, ma questo non è che il primo passo.

I problemi di accessibilità nascono soprattutto da errori di architettura o di progettazione che è possibile risolvere solo applicando le linee guida nel contesto del sito in esame.

Si è preferito impegnare persone con diversi tipi di disabilità e indicare alcuni compiti da svolgere, come leggere il programma degli eventi, trovare i tempi di qualifica di una disciplina, comperare un biglietto.

Nulla di diverso da quello che normalmente si fa nei test di usabilità di un sito. Ed è corretto, dal momento che accessibilità e usabilità web si completano.

E’ davvero illuminante e allo stesso tempo sconcertante dare un’occhiata ai filmati in cui i 4 disabili incontrano difficoltà nel compiere anche le operazioni più semplici a causa della scarsa cura in termini di accessibilità web.

Ecco alcuni spunti tratti e commentati dal documento:

  • per il sito delle olimpiadi è stato utilizzato un approccio esclusivamente tecnico all’accessibilità, utilizzando le linee guida WAI come sterile lista di punti da seguire
  • uno dei principali problemi riscontati dall’utente cieco è che i video e gli audio presenti nella pagina iniziano l’esecuzione in automatico, senza la presenza di opportuni controlli di play/stop. Questo provoca delle sovrapposizioni vocali con gli screen reader, rendendo difficoltosa la comprensione del contenuto
  • le tabelle di contenuto in un sito devono essere pensate per poter essere interpretate da sinistra verso destra, e non dall’alto al basso, come invece avviene per la pagina del programma delle olimpiadi
  • nel corso delle olimpiadi i responsabili del sito hanno migliorato alcuni aspetti dell’interfaccia. Indice che il tema dell’accessibilità web è stato sottovalutato e solo a seguito di lamentele si è deciso di porre qualche parziale rimedio. Non quindi un limite dell’infrastruttura utilizzata (comunque non giustificabile), ma di pessima progettazione

Sempre in tema di accessibilità del sito delle olimpiadi, vi suggerisco la lettura di questa dettagliata analisi di Rnib, seguita da una seconda parte, che già più di un anno fa aveva lanciato un grido di allarme, rimasto purtroppo in gran parte inascoltato.

Ha senso imparare Ajax?

Che in futuro la percentuale di applicazioni web di tipo Ajax (e Ria in generale) aumenti sempre più è un dato di fatto. Ma non è ancora chiaro chi, all’interno del team di sviluppo di un progetto web, debba imparare a masticare questa nuova architettura. Tutti? Solo chi si preoccupa della programmazione? Chi sviluppa i template? Il designer?

Chi progetta l’interfaccia

Uso qui impropriamente il termine “progettare l’interfaccia” intendendo in realtà molte specifiche professionalità, illustrate sapientemente da Jesse James Garrett nel diagramma “The Elements of User Experience“.

Chi rientra in questa categoria farebbe bene a capire come per l’utente cambia il modo di usare un sito che utilizzi Ajax. Perché le possibilità aumentano e l’interattività si avvicina a quella di un normale programma per computer. Per capire cosa intendo potete dare un’occhiata a quanto messo a disposizione da Yahoo!. Ma tutto questo pone anche dei problemi per quanto riguarda l’accessibilità e l’usabilità di Ajax.

Chi declina il template

La cosa più importante che deve fare chi si occupa del lavoro sporco, ovvero di convertire i template in codice Html e fogli di stile, è fare in modo che questi aderiscano il più possibile agli standard web. Non solo sulla carta, ma per davvero, come dico da due anni e passa.

Il fatto che Ajax impieghi massicciamente Javascript, realizzato solitamente da chi si occupa di produrre l’Html della pagina, potrebbe trarre in inganno. Si tratta infatti di un uso avanzato di Javascript, da lasciare a chi lavora lato server.

Chi scrive il codice lato server

Ecco, direte, quali sono i veri utilizzatori di Ajax, le persone che si infangano le mani tra codice Javascript e programmazione lato server…o no?

Certo, per capire come funziona Ajax suggerisco di creare da zero un piccolo esempio, ma è imprensabile sviluppare applicazioni complesse in questo modo.

Molto meglio votarsi a un framework che sollevi da questa responsabilità. Ma se possibile non un framework lato client, come ad esempio Prototype.

In futuro (neanche tanto lontano, basti pensare a quello che sta facendo, tra gli altri, Microsoft con Atlas), il supporto per Ajax sarà integrato direttamente all’interno dei framework di sviluppo lato server, tanto da renderne “invisibile” il funzionamento.

Attenzione però, perché trasparente fa rima con pericoloso. Dovrete prestare comunque attenzione a quello che fate; non dimenticatevi che siete sempre alle prese con un browser e – la maggior parte delle volte – con il protocollo Http.