Ha senso imparare Ajax?

Che in futuro la percentuale di applicazioni web di tipo Ajax (e Ria in generale) aumenti sempre più è un dato di fatto. Ma non è ancora chiaro chi, all’interno del team di sviluppo di un progetto web, debba imparare a masticare questa nuova architettura. Tutti? Solo chi si preoccupa della programmazione? Chi sviluppa i template? Il designer?

Chi progetta l’interfaccia

Uso qui impropriamente il termine “progettare l’interfaccia” intendendo in realtà molte specifiche professionalità, illustrate sapientemente da Jesse James Garrett nel diagramma “The Elements of User Experience“.

Chi rientra in questa categoria farebbe bene a capire come per l’utente cambia il modo di usare un sito che utilizzi Ajax. Perché le possibilità aumentano e l’interattività si avvicina a quella di un normale programma per computer. Per capire cosa intendo potete dare un’occhiata a quanto messo a disposizione da Yahoo!. Ma tutto questo pone anche dei problemi per quanto riguarda l’accessibilità e l’usabilità di Ajax.

Chi declina il template

La cosa più importante che deve fare chi si occupa del lavoro sporco, ovvero di convertire i template in codice Html e fogli di stile, è fare in modo che questi aderiscano il più possibile agli standard web. Non solo sulla carta, ma per davvero, come dico da due anni e passa.

Il fatto che Ajax impieghi massicciamente Javascript, realizzato solitamente da chi si occupa di produrre l’Html della pagina, potrebbe trarre in inganno. Si tratta infatti di un uso avanzato di Javascript, da lasciare a chi lavora lato server.

Chi scrive il codice lato server

Ecco, direte, quali sono i veri utilizzatori di Ajax, le persone che si infangano le mani tra codice Javascript e programmazione lato server…o no?

Certo, per capire come funziona Ajax suggerisco di creare da zero un piccolo esempio, ma è imprensabile sviluppare applicazioni complesse in questo modo.

Molto meglio votarsi a un framework che sollevi da questa responsabilità. Ma se possibile non un framework lato client, come ad esempio Prototype.

In futuro (neanche tanto lontano, basti pensare a quello che sta facendo, tra gli altri, Microsoft con Atlas), il supporto per Ajax sarà integrato direttamente all’interno dei framework di sviluppo lato server, tanto da renderne “invisibile” il funzionamento.

Attenzione però, perché trasparente fa rima con pericoloso. Dovrete prestare comunque attenzione a quello che fate; non dimenticatevi che siete sempre alle prese con un browser e – la maggior parte delle volte – con il protocollo Http.

Scarica Visual Web Developer e ti regalano un libro (in Pdf)

E’ più o meno da quando ho scritto il corso di ASP.NET per Fucinaweb che non ho più avuto modo di confrontarmi con questa tecnologia.

Ho allora recentemente scaricato la versione gratuita di Visual Web Developer 2005 Express Edition, lo strumento di sviluppo personale per la versione 2 di ASP.NET.

Non ho ancora una giudizio sulla validità dello strumento, ma me la sento di consigliarne il download e la registrazione se non altro perché in questo modo sarà possibile scaricare una versione Pdf, gratuita, di “Build a Web Site Now! Microsoft Visual Web Developer 2005 Express Edition“. Un’ottima opportunità per rendersi conto delle principali caratteristiche della tecnologia e dello strumento di sviluppo.

Google Analytics e i link verso il mondo

Spulciando la documentazione di Google Analytics ho trovato particolarmente interessante la possibilità di tenere traccia delle visite verso siti esterni al nostro.

Fucinaweb non ha infatti mai lesinato link verso altre fonti web, ma sono sempre curioso di sapere se i lettori apprezzano questa caratteristica del sito e visitano effettivamente queste risorse aggiuntive.

Con Google Analytics è possibile avere questa informazione. E’ infatti sufficiente aggiungere a ogni link che si desidera tracciare un evento onclick che richiama una funzione Javascipt, in questo modo:

onclick=”javascript:urchinTracker (‘/linkesterno/www.sito.com’);”

Dove “linkesterno” è semplicemente un’etichetta che potete usare come filtro all’interno dei report di Google Analytics per scremare questo tipo di informazione, mentre “www.sito.com” è un discriminante che vi consente di tracciare i diversi siti verso cui inserite link.

Anche guardano il sorgente di questa stessa pagina e cercando “onclick” potete avere un esempio di questo funzionamento.

Certo, dovete cambiare tutti i link che avete inserito finora…a meno che non utilizziate qualche piattaforma di Content Management o di weblogging. Chi utilizza WordPress, ad esempio (Fucinaweb lo fa), ha la possibilità di scegliere fra un buon numero di plugin che possono essere configurati per gestire automaticamente questa esigenza. Per WordPress me la sento in particolare di consigliare Google Analytics di Richard Boakes.