Informazioni su Antonio Volpon

Ho un'esperienza di più di 25 anni come consulente User Experience e Project Management, in particolare nei settori fashion e luxury, sport ed editoria. [Profilo]

Verificare i siti con uno screen reader

Questo articolo fa parte di un corso gratuito di accessibilità web ospitato su questo sito.

Scritto in collaborazione con Nicola Ferrando.

Nella scorsa puntata del corso abbiamo avuto modo di conoscere gli strumenti che aiutano i non vedenti e gli ipovedenti nella fruizione di un sito web.

Screen reader e browser vocali possono anche essere utilizzati dagli sviluppatori per verificare il livello di accessibilità della pagina, senza però dimenticare che il pubblico di un sito accessibile è più esteso e comprende altre categorie. Si tratta quindi di un test necessario, ma non sufficiente, per verificare l’accessibilità di un sito web.

Per capire come sia possibile realizzare un test utilizzando uno screen reader vi proponiamo tre esempi tratti da siti web famosi, in particolare la home page e la pagina di ricerca di Yahoo! Italia e la home page di Rai Sport.

Abbiamo scelto di non analizzare un sito costruito appositamente per soddisfare le linee guida Wai così da evidenziare le problematiche che deve affrontare chi deve affidarsi ad uno screen reader per leggere il contenuto di una pagina.

Siamo anche consci del fatto che è sempre molto semplice evidenziare le lacune di un sito, piuttosto che presentare validi esempi di buona accessibilità. Questi non sono quindi test di siti, ma casi d’uso da riportare alle vostre pagine.

Yahoo! Italia

L’analisi è stata realizzata il 28 Settembre 2002

Ascolta l’Mp3 della Home Page di Yahoo! (640 Kbyte)

Visualizza la pagina della Home Page di Yahoo!

Il frammento audio mostra quello che lo screen reader Jaws legge usando il comando “leggi tutto”, cioè il comando che interpreta l’intera pagina dall’inizio alla fine. Jaws scandisce automaticamente la pagina non appena viene caricata, ma è possibile interrompere la lettura in qualsiasi momento per esplorare con calma la pagina utilizzando i normali tasti di scorrimento del testo (tasti freccia, pagina giù, ecc.).

Il file è stato troncato: dura meno di 2 minuti, ma la lettura completa della homepage di Yahoo! ne richiede più di 4.

Quasi tutti gli elementi grafici sono completati dall’attributo alt, che viene regolarmente letto dalla sintesi vocale dopo la parola “grafico”.

Non è invece presente una etichetta che indichi immediatamente il significato del campo editazione che si incontra dopo la prima serie di link. Naturalmente la presenza del pulsante “Cerca” ben evidenziato immediatamente dopo al campo di immissione (che Jaws chiama “editazione”) non lascia dubbi. Inoltre tutti sanno che Yahoo! è nato come motore di ricerca, anche se con il tempo si sono aggiunti una serie sterminata di servizi, quali mail, gruppi, chat, ecc.

I servizi Mail e Gruppi sono perfettamente gestibili, ma lo stesso non si può dire per le Chat, a causa dell’intrinseca struttura di tali pagine, che prevedono un refresh continuo dello schermo con la comparsa di nuovi messaggi e l’uso di emoticons.

Ascolta l’Mp3 della ricerca di Yahoo! (600 Kbyte)

Visualizza la pagina della ricerca di Yahoo!

Nel secondo frammento audio si può ascoltare la lettura automatica della pagina contenente i risultati di una ricerca (abbiamo cercato la stringa “accessibilità siti web” ed abbiamo ottenuto 3 risultati).

Questa informazione ci viene fornita abbastanza presto, dopo circa 20 secondi, ma solo dopo altri 30 secondi inizieremo a leggere l’elenco dei risultati. Questo è dovuto al fatto che sulla sinistra dello schermo c’è il menu, che non è possibile saltare con un link del tipo “salta la barra di navigazione”, né sono offerti altri strumenti di orientamento, quali ad esempio le intestazioni (tag h1-h6) che consentano di individuare le diverse sezioni in cui è suddivisa la pagina web.

Rai Sport

L’analisi è stata realizzata il 28 Settembre 2002

Ascolta l’Mp3 della ricerca di Rai Sport (820 Kbyte)

Visualizza la pagina della ricerca di Rai Sport

Ascoltando il terzo frammento audio si nota subito la presenza di molti link grafici non commentati. In questo caso Jaws non può far altro che leggere il contenuto dell’attributo href del link che contorna l’immagine.

La recente versione 4.50 legge invece il nome del file associato al link: in taluni casi ciò permette di comprendere il significato del link. Se ad esempio l’immagine si chiama menucalcio.gif, si può immaginare che seguendo quel link si accederà alla sezione del sito dedicata al calcio. Tuttavia si tratta di un palliativo che non sempre funziona. Pensate ad esempio ai link che vengono costruiti con l’immagine di un pallino seguita dal testo descrittivo, che però non è cliccabile.

In questo caso il nome dell’immagine non varia e l’unico modo per capire dove porta il link, oltre a leggere il testo che lo segue, è esaminare il nome del file Html che verrà caricato. Questo è ciò che accadeva fino a poco tempo fa nelle sezioni interne del sito di Repubblica. Ora fortunatamente i link sono costituiti dai titoli degli articoli e ciò ne consente una chiara comprensione anche se avulsi dal contesto, come accade se si utilizza la funzione dello screen reader che consente di accedere all’elenco di tutti i link presenti sulla pagina web.

Tornando alla home page del sito di RaiSport, noterete che l’utente rimane ignaro del fatto che nella pagina sono presenti diverse applet, in particolare l’oggetto incorporato che consentirebbe di ascoltare e vedere l’ultimo Tg sportivo. Purtroppo gli oggetti di tipo embedded sono molte volte inaccessibili, in quanto lo screen reader non ha alcuno strumento per gestirli. Bisognerebbe accompagnare tali oggetti con un link di tipo tradizionale che consenta di accedere alla risorsa multimediale.

Chi ha paura di Xhtml 8?

Anche voi in preda alla disperazione dopo aver letto dell’incompatibilità tra Xhtml 2 e le versioni precedenti? Suvvia, fate i bravi. Sedetevi e calmatevi, ragioniamo con calma.

Probabilmente provate un misto di paura e rabbia, come è successo a Mark Pilgrim, e credete di avere gettato nella pattumiera tutto il lavoro che vi ha portato a realizzare pagine valide, aderenti agli standard, addirittura accessibili.

Questo è possibile, ma se succederà, non è colpa degli standard che evolvono. Dispiace dirlo, ma la colpa sarà probabilmente solo vostra.

Non fatevi ingannare dalle etichette

E’ meglio che vi facciate da subito il callo quando lavorate con gli standard: le vostre pagine Xhtml 1.x valide, magari che usano i Css per il layout, vivranno meno di quello che pensate.

Probabilmente non vi aspettavate che questo standard fosse messo quasi subito in discussione (e in effetti non è così). La verità è che oggi non riusciamo ad immaginare come l’Xhtml evolverà nei prossimi anni e quali cambiamenti introdurrà nel modo di concepire una pagina web.

Una soluzione per dormire sonni tranquilli esiste, e non richiede nessun tipo di tecnologia di ultima generazione: è in realtà un approccio mentale.

I vantaggi di X(ht)ml

Il primo passo consiste nell’adottare lo standard Xhtml per la costruzione delle pagine.

Perché preferire Xhtml a Html? Tra tutti i pregi, sicuramente il fatto che un documento Xhtml è anche un particolare tipo di documento Xml.

E qual è il vantaggio di Xml? Perché preoccuparsi di questo standard a prima vista esoterico? Con Xml potete definire accuratamente i dati e la struttura delle informazioni della realtà in esame (un libro, un listino prodotti, ecc.). Non solo: avete la possibilità di trasformare agevolmente un documento Xml per ottenere risultati molto diversi (una pagina web, un file di testo, un documento Pdf, un altro documento Xml). Per farlo si utilizzano le trasformazioni Xsl (Xslt), un linguaggio decisamente potente che è possibile imparare e addomesticare in poco tempo.

La facilità con cui si realizza una trasformazione è proporzionale alla qualità con cui è stato descritto il documento X(ht)ml.

Quindi, fintantoché realizzate dei buoni documenti Xhtml, non avete nulla da temere: potrete sempre, se lo volete, trasformare una versione nella successiva e viceversa.

Il problema è un altro: cos’è che fa di un documento Xhtml un “buon” documento Xhtml?

Ad ogni oggetto il suo nome

Appartenete a quel genere di sviluppatori che posti di fronte ad un template grafico cominciano ad immaginare tabelle, Css, regole e tag (un po’ come succedeva a Russel Crowe in A Beautiful Mind quando cercava indizi sui giornali)? Non solo siete pronti per il manicomio, probabilmente state anche sbagliando l’approccio di lavoro.

La fase di codifica della pagina, quella in cui decidete le parti in cui dividere il layout e iniziare la stesura del codice, non è il primo problema di cui preoccuparsi.

Dovete invece chiedervi: “quanti e quali sono gli oggetti che posizionerò nella pagina?“, una domanda che a prima vista suona banale. Attenzione però: non stiamo parlando di oggetti che corrispondono ad elementi dell’Xhtml. La risposta, cioè, non è “posiziono tre tabelle, una con il menù, una con il corpo centrale e una con un piè di pagina”, ma qualcosa del tipo “inserisco un menù contestuale, una lista di libri, la top ten dei più venduti”.

Perché preoccuparsi di questa fase? Perché l’unica arma a vostra disposizione per evitare l’obsolescenza delle pagine non è una corsa sfrenata agli standard di ultima generazione, ma la cura della struttura e del contenuto della pagina che state creando.

Se raggiungete un buon livello di dettaglio nel descrivere gli elementi che compongono il vostro sito sarete facilitati nell’usare il markup, e riuscirete a traghettare il significato della pagina alle future versioni degli standard.

Un piccolo e concreto esempio

Per entrare nel concreto, non è necessario ricorrere ad esempi di siti complessi. Immaginate allora di dover realizzare una semplice pagina Html che contenga un elenco di libri. Come pensate di procedere?

Il signor Rossi

Il signor Rossi sa che è importante realizzare pagine valide: da un po’ di tempo lo dicono tutti. Non ne ha però ancora capito bene il motivo. “Intanto – pensa – realizzo codice Xhtml valido. Così facendo il mio sito non invecchierà tanto facilmente”.

Un estratto della pagina realizzata da Rossi è il seguente:

  1 <table>
  2   <tr>
  3     <td width=”20%”><img src=”immagine.gif” alt=”” /></td>
  4     <td width=”80%” align=”left”>Libro 1</td>
  5   </tr>
  6   <tr>
  7     <td colspan=”2″>Cum e Cilicia decedens Rhodum venissem et eo mihi de Q. Hortensi morte esset adlatum opinione omnium maiorem animo cepi dolorem. nam et amico amisso cum consuetudine iucunda tum multorum officiorum coniunctione me privatum videbam et interitu talis auguris dignitatem nostri conlegi deminutam dolebam</td>
  8   </tr>
  9   <tr>
 10     <td colspan=”2″>Prezzo: 16 euro<br />Casa editrice: Domus</td>
 11   </tr>
 12 </table>

Il codice è indubbiamente valido (ci mancherebbe), ma privo di struttura e significato. Sono state usate delle tabelle non solo per contenere i dati, ma anche per presentarli visivamente. E’ sbagliato anche il ricorso al tag br per separare su più linee elementi dal significato diverso.

Il signor Verdi

Il signor Verdi sorride mentre osserva il lavoro del signor Rossi. “Poveretto – pensa – non ha ancora capito che queste cose si costruiscono ricorrendo ai fogli di stile”.

Sicuro di quello che fa, propone una soluzione che utilizza i Css:

  1 <div class=”librosx”>
  2   <img src=”immagine.gif” alt=”” />
  3   <div class=”titoloblu”>Libro 1</div>
  4   <div class=”txtnormal”>Cum e Cilicia decedens Rhodum venissem et eo mihi de Q. Hortensi morte esset adlatum opinione omnium maiorem animo cepi dolorem. nam et amico amisso cum consuetudine iucunda tum multorum officiorum coniunctione me privatum videbam et interitu talis auguris dignitatem nostri conlegi deminutam dolebam</div>
  5   <div>Prezzo: 16 euro<br />Casa editrice: Domus</div>
  6 </div>

Lasciate stare il risultato visivo della pagina, che non è paragonabile (e non serve che lo sia) a quello precedente. Non ci interessa neppure analizzare quello che contiene il foglio di stile.

Anche se non considerariamo questi elementi, possiamo ugualmente dire che la situazione, rispetto a prima, è migliorata, ma solo di poco.

I problemi principali sono fondamentalmente due:

  • Il signor Verdi è convinto di usare i fogli di stile per separare la forma dal contenuto. E allora cosa ci fanno nomi di classi come librosx (libro a sinistra) e titoloblu? Cosa succede se un domani il libro va posizionato a destra, oppure il titolo diventa verde? Dobbiamo intervenire su tutte le pagine, o ci accontentiamo di una classe titoloblu che in realtà rende il testo verde?
  • Gli oggetti della pagina non sono stati etichettati con coerenza, tanto che non è facile distinguere gli elementi che la compongono. Txtnormal non dà sufficienti informazioni, sommario sarebbe stata la scelta corretta

Cercate anche di evitare facili nomi come header e footer: concentratevi su quello che contengono, non sull’uso che ne fate nel layout di pagina.

Ricordate: l’adozione dei fogli di stile quale unico strumento per comandare il layout di pagina non è una questione di moda o di immagine: non siete più bravi solo perché realizzate siti senza tabelle. La forza dei Css non è infatti quella di eliminare l’uso di elementi nati per altri scopi, ma più in generale di consentire una netta separazione tra i contenuti e la resa visiva. Sta sempre a voi scegliere il modo corretto di applicarli.

Come fare

Cercate di sforzarvi per capire quali e quanti elementi state posizionando sulla pagina. Chiamate le regole dei Css in modo che sia chiaro e univoco a quali oggetti si riferiscono. Non abbiate paura ad utilizzare due regole che producono lo stesso identico risultato, ma che si applicano ad oggetti diversi: domani possono cambiare.

Una possibile, semplice soluzione, è la seguente:

  1 <div class=”libro”>
  2   <img src=”libro1.gif” alt=”” />
  3   <h1 class=”libroTitolo”>Libro 1</h1>
  4   <p class=”libroSommario”>Cum e Cilicia decedens Rhodum venissem et eo mihi de Q. Hortensi morte esset adlatum opinione omnium maiorem animo cepi dolorem. nam et amico amisso cum consuetudine iucunda tum multorum officiorum coniunctione me privatum videbam et interitu talis auguris dignitatem nostri conlegi deminutam dolebam</p>
  5   <p>Prezzo: <span class=”libroPrezzo”>16 euro</span></p>
  6   <p>Casa editrice: <span class=”libroEditore”>Domus</span></p>
  7 </div>

Come vedete, apparentemente è cambiato ben poco. In realtà il significato della pagina ora è chiaro, non ambiguo e soprattutto coerente.

L’uso del tag div è stato ridotto allo stretto necessario, poiché si tratta di un contenitore di oggetti. Abbiamo premiato il titolo del libro, utilizzando un header h1. Tra i tanti vantaggi, uno screen reader è in grado di scorrere agevolmente queste intestazioni.

Anche il nome delle regole nel Css è più chiaro, e rispecchia gli elementi del libro.

Il contenuto la fa da padrone

Perché fare questo? Se prendete la buona abitudine di organizzare il contenuto della pagina in questo modo, un domani, quando dovete aggiornare il sito alla nuova versione di Xhtml, questa operazione sarà enormemente facilitata. Non solo: potrete riutilizzare il contenuto in scenari e ambiti diversi, al solo costo di una trasformazione.

Pensate ad un caso banale, un menù di navigazione. La versione 8 di Xhtml potrebbe prevedere, per questo tipo di menù, il tag <mn>. Poniamo il caso che oggi lo abbiate realizzato in Xhtml nella forma <div class=”menu”><span class=”menuVoce”>Voce 1</span><span class=”menuVoce”>Voce n</span></div>. Poiché la pagina è semanticamente ricca e coerente, non avrete problemi a trasformare (proprio utilizzando un banale foglio Xslt) questa versione nella successiva. (Potreste anche farlo con un trova/sostituisci, ma non sempre questa operazione risulta praticabile efficamente.)

Cosa fare invece se la prossima versione di Xhtml non consente più di utilizzare il tag acronym (come effettivamente sarà): che fare?

Potreste decidere, con una trasformazione, di cambiare ogni acronym in un tag abbr, visto che questa è la soluzione consigliata dalla specifiche. Attenzione però: state calcando una strada di non ritorno. Mentre è possibile passare da un documento ricco di markup ad uno con un ridotto numero di tag e attributi, il viceversa non è evidentemente possibile.

Per questo motivo, il consiglio è di preservare quanto più possibile la semantica del documento originario. Invece di passare da acronym a abbr, ad esempio, potreste valutare la possibilità di inserire qualche attributo di aiuto, che vi aiuti a capire quello che una volta era un tag acronym. Una soluzione potrebbe essere quella di usare una classe dei fogli stile (ad esempio class=”acronym”), oppure di impiegare un elemento neutro, come uno span (<abbr title=”File Transfer Protocol”><span class=”acronym”>Ftp</span></abbr>).

Fatevi aiutare da chi sa

Come vedete, l’idea per rinvigorire il vostro codice è semplice: cercare di descrivere con un buon livello di dettaglio il contenuto della pagina.

Non è però affatto facile individuare e descrivere gli oggetti che utilizzerete nel sito, come non lo è la valutazione dell’efficacia di una soluzione rispetto ad un’altra. Potreste trovarvi, un domani, a recriminare sull’opportunità di alcune vostre scelte.

Ma avete diverse fonti da cui attingere prima di tuffarvi nel difficile compito di modellare la realtà su una pagina web.

Se il sito per il quale realizzerete i template si basa su un database per la generazione delle pagine, potreste coinvolgere uno sviluppatore e chiedere che vi illustri il diagramma entità/relazione delle tabelle.

Tabelle di un diagramma Entità Relazione

Non è nostra intenzione entrare nel dettaglio di queste tecniche, ma è facile intuire come la struttura del database trovi un riflesso negli elementi della pagina Html. Se il database ha una tabella Libri, con i campi Titolo e Pagine, è molto probabile che anche la vostra pagina si comporti allo stesso modo. Cercate di capire quanto più possibile quello che avete a disposizione per descrivere gli oggetti del sito.

Da dove cominciare

Css, codice valido, Xml, Xsl, semantica, database…costruire una pagina web richiede molte competenze variegate.

Da dove partire? Meglio abbandonare subito le tabelle ed immergersi a capofitto nello studio dei fogli di stile? Non proprio.

Il vostro obiettivo principale è realizzare pagine valide, possibilmente utilizzando lo standard Xhtml (quale versione, lasciamo a voi scegliere).

A questo punto cercate di convertire una vostra pagina in una pagina che descriva correttamente gli oggetti che rappresenta, ricorrendo ad un modesto uso dei Css. E’ senza dubbio meglio se già li conoscete a fondo, ma anche se continuate ad usare tabelle per il layout può andare bene ugualmente all’inizio. Anzi, piuttosto di applicarli come il signor Verdi nell’esempio precedente, concentratevi sugli oggetti e per il momento lasciate perdere il layout via Css.

Solo quando avete capito come descrivere una pagina potete affrontare l’uso avanzato dei fogli di stile.

E infine, per far quadrare il cerchio, dovreste cominciare ad affrontare le trasformazioni Xsl, scegliendo uno dei manuali consigliati nelle nostre recensioni.

Probabilmente non donerete al sito il segreto dell’eterna giovinezza, ma se non altro gli garantirete una felice vecchiaia.

Building Accessible Web Sites

Joe Clark, giornalista canadese, ha scritto un libro tutt’altro che canonico dedicato al mondo dell’accessibilità dei siti web.

Clark utilizza un approccio critico, pratico, quasi pedante. L’approccio di chi ha sbattuto più volte la testa e ha maturato una vasta esperienza sul campo. Clark è a dire il vero una persona che difficilmente risulta subito simpatica, come abbiamo scoperto intervistandolo via email e chiacchierando con lui via Icq.

Ma questo suo atteggiamento provocatorio, quando è rivolto al mondo dell’accessibilità web, diventa proficuo.

Se vi aspettate di leggere un manuale che tesse le lodi del W3c e del Wai siete fuori strada. Joe Clark è spesso critico rispetto alle linee guida Wai perché le giudica troppo generiche per essere efficaci e molto spesso in antitesi tra loro. Una scelta che può sembrare infelice, ma che l’autore motiva approfonditamente, tanto che alla fine vi troverete d’accordo con lui.

Secondo Clark con il termine accessibilità web si intende un sito utilizzabile proficuamente dalle persone disabili. Anche in questo cozza contro l’inflazionato incipit di Tim Berners Lee e ripreso dal Wai che vorrebbe un web accessibile universalmente da tutti, da chi ha un Pentium 90 a chi si diverte con i Pda. Ma Joe Clark è realista e sa che solo sulla carta un sito accessibile è un sito che funziona con ogni periferica.

Si tratta di un testo spesso controcorrente rispetto a quello che siamo soliti leggere a proposito dell’accessibilità web. Ecco qualche esempio:

  • rendere i caratteri dimensionabili via browser è inutile: per questo ci sono gli ingranditori di testo, ormai presenti per ogni piattaforma e molto più efficaci rispetto ai browser
  • l’uso dei Css è importante, ma usare i layout a tabella va altrettanto bene
  • Bobby è uno strumento inaffidabile per il test delle pagine: non provate neppure ad usarlo
  • i D-Link non devono essere impiegati: alterano in modo irrimediabile l’aspetto della pagina
  • meglio lasciare i campi delle form vuoti piuttosto che riempirli con del testo allo scopo di aiutare gli screen reader più datati

Joe Clark è un vero professionista perché analizza ogni caratteristica dell’accessibilità web in profondità. Il solo capitolo relativo alle immagini occupa 60 pagine e c’è spazio per ogni possibile cavillo riguardo il loro uso.

E’ bravo anche perché non cade in facili tranelli. Un esempio per tutti: è consapevole che l’attributo alt non dovrebbe essere visualizzato come suggerimento dai browser, a differenza dell’attributo title.

Alcune scelte sono a dire il vero discutibili: secondo l’autore bisognerebbe impiegare sempre l’attributo title oppure non utilizzarlo mai. Probabilmente non è il caso di essere così estremisti, soprattutto con l’accessibilità del contenuto di un sito.

Questo approccio pone senza dubbio dei problemi. Cosa facciamo: diamo retta a lui o alle linee guida del W3c? Utilizziamo i D-Link oppure no? Compiliamo i campi delle form o li lasciamo vuoti? Noi abbiamo la nostra opinione, molto vicina a quella dell’autore, e che trovate in ogni puntata del nostro corso di accessibilità web.

Joe Clark è convinto che poche linee guida sono sufficienti per garantire un buon livello di accessibilità: un uso corretto delle immagini partecipa da solo a metà del lavoro. Le divide così in 3 categorie (base, intermedia, avanzata) che corrispondono alla difficoltà e al lavoro richiesto per incorporarle nei proprio siti. Molte volte un livello base è già sufficiente per realizzare un sito discretamente accessibile.

L’autore eccelle, oltre che nella già citata accessibilità delle immagini, anche nell’indicare le strategie per realizzare filmati accessibili, in particolare con i sottotitoli e le descrizioni visive e sonore. Un argomento solo a prima vista banale, ma tra i più impegnativi per chi si occupa di accessibilità web. Proprio questo importante capitolo è quello che vi presentiamo in esclusiva: avete la possibilità di scaricarlo gratuitamente dal nostro sito.

In tema di accessibilità, va detto che il libro contiene un Cdrom allegato nel quale potete trovare (ad eccezione delle immagini) tutti i capitoli, oltre a risorse di approfondimento. Un aiuto indispensabili per gli utilizzatori di screen reader.

A noi il testo è piaciuto perché è un’analisi non banale al mondo dell’accessibilità web. Capirete quanto è ancora irto di spine il percorso di chi è impegnato in questa disciplina e quanto lavoro il Wai deve affrontare per aiutare realmente gli sviluppatori nella realizzazione di siti accessibili.

Siamo però ancora lontani da quello che vorremmo leggere a proposito di accessibilità web, ovvero che siamo di fronte ad una disciplina con un suo ciclo di vita e che necessita di adeguate figure professionali strettamente interconnesse con gli altri campi dello sviluppo in internet.

Non aspettatevi indicazioni sull’accessibilità di Java, dei file Pdf o di standard come Svg: l’autore ammette l’ignoranza in materia e li ha esclusi dal libro.

Se cercate invece un testo classico, che approndisca soprattutto il ruolo delle tecnologie e degli strumenti come screen reader e browser vocali, potreste trovare più interessante un manuale come Constructing Accessible Web Sites edito da glasshaus.

Capitolo gratuito

Grazie ad un nostro accordo con la casa editrice New Riders avete la possibilità di scaricare un intero capitolo in esclusiva. Si tratta del capitolo 13, Multimedia, a nostro avviso uno dei più riusciti del manuale.

Abbiamo chiesto a Joe Clark di introdurre l’argomento per i nostri lettori:

Il web è più vasto di una semplice rete di pagine Html. La multimedialità – il video e l’audio, oltre che Flash – è uno dei componenti più attraenti dell’esperienza nel web e per questo motivo deve essere accessibile alle persone disabili. Per realizzare delle presentazioni multimediali accessibili possiamo basarci su decenni di pratica della televisione, dei video e dei film ed usare i sottotitoli (per chi non sente) e le descrizioni audio (per chi non vede).

From Building Accessible Web Sites, Isbn 073571150X, Chapter 13, Copyright 2002.
Reproduced by permission of New Riders.

Scarica il capitolo “Multimedia” [Pdf, 2.4 MBytes]

Informazioni

Building Accessible Web Sites ¤ di Joe Clark ¤ pagine 430 ¤ prezzo 39.99 dollari ¤ lingua inglese ¤ edito da New Riders