Un collaboratore se ne va. Se guardo alla mia esperienza, in questi 10 anni penso di aver salutato almeno una ventina di colleghi con cui lavoravo gomito a gomito.E’ normale cambiare lavoro e la previsione per il futuro, complice la ricerca di nuove prospettive professionali, è che questa tendenza aumenti.In ambito web il web project manager è sicuramente una delle figure più coinvolte dall’addio di un collaboratore: le tempistiche dei progetti in essere vanno riviste, cambiano le priorità, potrebbe essere necessario riorganizzare i gruppi di lavoro, va predisposto il classico passaggio di consegne.Ci sono passato diverse volte. All’inizio la notizia mi terrorizzava, come se cadesse il mondo; con il tempo ho poi fatto un po’ di esperienza, e ora ne approfitto per riportare qualche spunto di riflessione su quello che secondo me è il corretto atteggiamento di un web project manager.
- niente di personale – Diversamente da quanto c’è scritto nel titolo di questo intervento, non è l’amore che lega il collaboratore a un’azienda. Non è amore, quindi non si può parlare neppure di tradimento.I fattori che influenzano un collaboratore nella scelta di cambiare lavoro sono molteplici: nuovi sbocchi professionali, riconoscimenti economici appetitosi, la prospettiva di lavorare su progetti importanti e interessanti, la possibilità di collaborare con un’azienda affermata.Ho assistito a casi in cui al collaboratore in partenza veniva tolto il saluto come fosse un irriconoscente, qualcuno che “non si rende conto di quanto l’azienda ha fatto per lui”. Comportatevi così e non ricaverete alcuna soddisfazione, se non la sicurezza di giocarvi qualche settimana di tranquillità al lavoro.
- una transizione serena – La sfera di cristallo non è tra gli strumenti a disposizione del web project manager. Però è possibile anticipare in qualche modo le problematiche inevitabilmente introdotte da un collaboratore che se ne va, facendo in modo che questo non sia l’unico depositario della conoscenza dei progetti, soprattutto quelli “critici”. Facile a dirsi ma, complice la complessità nell’organizzazione dei gruppi di progetto, ben più difficile a farsi.Anche se è comodo far lavorare sullo stesso progetto solo chi lo conosce a menadito, sforzatevi di far partecipare anche attori esterni. Questo vi aiuterà se dovrete individuare le figure professionali che si faranno carico di sostituire il collaboratore in partenza.
- è stata tua la colpa – Se un collaboratore cambia lavoro è, in una certa misura, anche merito vostro: grazie al vostro supporto ha potuto maturare una professionalità che gli ha permesso di partecipare a un colloquio presso un’altra realtà. Probabilmente non c’è posto per 2 web project manager nella vostra azienda e i più capaci tra i vostri collaboratori potrebbero prendere il volo.Alternative? Certamente. Potreste per esempio limitare la crescita professionale dei vostri collaboratori, costringendoli ad attività ripetitive senza alcun sbocco di miglioramento. Così facendo, però, non farete che accelerare il processo e i malumori.
- missione impossibile – Il collaboratore se ne andrà tra poche settimane, forse tra pochi giorni. E’ inutile pretendere che segua un’improbabile tabella di marcia che lo veda impegnato a chiudere tutti i progetti su cui sta lavorando. Anche se ci riuscisse, ha la testa ormai altrove, e i risultati sarebbero comunque scadenti. Ci sarà una priorità tra tutte: portate a termine quella.
- voci di corridoio – Lo diciamo subito al cliente che Mario Rossi fra un mese non sarà più dei nostri? Non subito probabilmente, se per il cliente la vostra azienda e Mario Rossi sono la stessa cosa, perché vede solo lui da un anno. Cosa che non dovrebbe però succedere, visto che siete voi il web project manager, e si presume che di tanto in tanto un salto dal cliente insieme a lui lo facciate.Se così non è siete un poco nei guai: preparatevi a impiegare del tempo per frettolosi passaggi di consegna e riunioni probabilmente inutili presso il cliente, al solo scopo di presentare le vostre nuove punte di diamante. Riuscite a immaginarvi la faccia perplessa e preoccupata del cliente?Potete valutare di non avvertire subito il cliente, ma evitate anche di farlo a cose fatte al telefono con un laconico “Mario Rossi non lavora più qui”.
- au revoir – Non è amore, non è tradimento. Fategli allora dei sinceri in bocca al lupo, anche da parte mia!
La prima informazione che è possibile estrarre dal sondaggio di A List Apart è, secondo il campione analizzato, la percentuale di project manager impegnati in progetti web. Si tratta di un po’ meno del 4%, cifra a prima vista esigua. In realtà, dato che ancora oggi la maggioranza dei progetti web è realizzata come attività di consulenza o da team medio/piccoli, il valore è significativo. Un web project manager viene infatti impiegato quando il numero di collaboratori al progetto è, indicativamente, di tre o più, con una media che probabilmente si avvicina alle cinque persone. Non sorprende inolte che a seguire nella classifica si trovino le figure professionali che sono impegnate solo in siti e applicazioni di medio e alto investimento, come information architect ed esperti di usabilità e accessibilità.
Il grafico qui sopra indica la percentuale di web project manager impiegata nei diversi settori organizzativi: web agency, aziende non profit, uffici pubblici, realtà no-profit, scuole, università, startup o che svolgono la libera professione.
La maggioranza dei web project manager, sempre rispetto alle altre professionalità web, ha un’età compresa nelle due fasce 33-38 e 39-50. Poiché non si “nasce” web project manager, ma le competenze per diventarlo si acquisiscono con il tempo, non stupisce che la percentuale più elevata si trovi al di sopra dei 30 anni. Non è l’unica professionalità ad esprimersi in queste fasce, poiché lo stesso accade ad esempio per i direttori creativi, gli esperti di usabilità e i webmaster
La percentuale di distribuzione per sesso per quanto riguarda un web project manager è in linea con le altre professioni che lavorano a un progetto web, fatta eccezione per chi si occupa del copywriting, dove esiste una distribuzione quasi paritaria, e per chi si occupa dello sviluppo, professione appannaggio tipicamente dei maschi.
Il grafico è difficilmente rapportabile alla realtà italiana. E’ comunque interessante notare come il salario di un web project manager si trovi ad essere compreso tra quello di chi si trova a svolgere prevalentemente un ruolo da consulente, come chi si occupa di information architecture, usabilità, interface design e quello delle figure coordinate dal web project manager.
Quanto la preparazione data dagli studi superiori o universitari ha aiutato nello svolgimento del proprio lavoro? Non molto, secondo i web project manager intervistati, che sono i più pessimisti, secondi solo ai copywriter. Il risultato dipende probabilmente dall’eterogeneità di competenze necessarie per svolgere efficacemente il ruolo di web project manager, che spaziano da quelle tecniche alle capacità di dialogo con clienti e con il proprio gruppo di lavoro (di questo ho parlato in “
Una bella notizia. Secondo questo sondaggio, tra le diverse professionalità che lavorano nel web, quella del web project manager è la più soddisfatta del proprio lavoro. Più della metà dei web project manager intervistati si dichiara contento del proprio impiego. Il risultato forse si spiega con la varietà di professionalità e possibilità che accompagnano il lavoro di un web project manager: avere la possibilità di coordinare un gruppo di lavoro al raggiungimento di un obiettivo, di confrontare le proprie idee con clienti, fornitori e con la direzione aziendale.
Ridotta, rispetto alla media, la percentuale di web project manager che gestisce o scrive per un blog. Il motivo è probabilmente da ricercare nella difficoltà di esprimere concetti relativi a una professionalità così variegata e poco “pratica”, ma fatta di interazioni e rapporti personali.
Stando ai risultati di questo sondaggio, il web project manager è una delle figure professionali che più partecipa a conferenze, corsi, sessioni formative. Sarebbe stato interessante sapere qualcosa di più sul tipo di eventi, anche se una probabile ipotesi è che non si tratti esclusivamente di formazione a carattere tecnico, ma anche manageriale, come per esempio corsi legati alla gestione delle risorse umane e dei processi aziendali.
Riporto uno solo dei 4 grafici che indicano le difficoltà che i web project manager dichiarano di avere nello svolgimento del proprio lavoro. Relativamente alla programmazione lato server il 30% dichiara di avere lacune. Più alta la percentuale per quanto riguarda la programmazione front-end, tipicamente javascript (37.2%), la programmazione CSS (37,6%) e di markup (35.1%). Il web project manager si trova quindi a proprio agio più con le tecnologie di programmazione lato server rispetto a quelle client. Anche qui è possibile azzardare qualche ipotesi. La più probabile è che il percorso formativo che porta a diventare web project manager passi il più delle volte da ambiti vicini alla programmazione, piuttosto che dalla grafica o dal web design.