Giornali, giornalisti e web 2.0

I giornali online (e non) sono in fermento e vedono nell’anima collaborativa del web 2.0 nuove opportunità di business ed espansione.

Per questo Ifra, realtà specializzata nella produzione di riviste dedicate al mondo dell’editoria, ha lanciato un numero speciale del suo “Newspaper Tecniques” dedicato al web 2.0 e accessibile gratuitamente su Internet, anche se la modalità di fruizione ha davvero poco a che fare con il web 2.0.

Il numero contiene comunque, dopo i soliti articoli introduttivi, qualche indicazione che può rivelarsi interessante per chi lavora per il mondo dell’editoria, come per esempio l’intervista con (l’onnipresente) Tim O’Reilly, il quale, alla domanda “si riesce a fare business con i servizi del web 2.0 o arriveremo alla stessa bolla di qualche anno fa” risponde:

Siamo in effetti in una mini-bolla del web 2.0. Molte delle aziende che realizzano questi servizi hanno un modello di business ed è, nella maggior parte dei casi, quello di farsi acquisire da Google, Yahoo! e Microsoft.

Il che è quantomeno rischioso e applicabile davvero a poche realtà.

Un pensiero su “Giornali, giornalisti e web 2.0

  1. In questa prospettiva si colloca, per esempio, lo sviluppo vertiginoso di servizi di social bookmarking. L’aumento esponenziale va di pari passo con l’abbassamento della loro utilità, dal momento che i “singoli” bookmark tendono a sparpagliarsi su un numero sempre maggiore di reti spesso non intercomunicanti.

    Un argine a questo fenomeno potrebbe essere la nascita di social bookmarkings “tematici”, ma mi pare che non se ne vedano. Per ora il massimo di “tematicità” è dato dall’essere in un’unica lingua, e quindi rivolti per lo più a pubblico di una singola nazionalità.

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