Checklist per l’ultimo miglio

Come responsabile e project manager di progetti web ho aiutato nella messa online di più di 200 siti e applicazioni. Alcuni molti impegnativi e ad alto traffico, diversi di medie dimensioni, decine per piccole realtà.

Ogni progetto è diverso dagli altri, vuoi per le esigenze del cliente e le relazioni che si vengono a creare, vuoi per il progresso della tecnica, vuoi per le mutazioni che gli stessi team di lavoro subiscono negli anni.

Eppure, che il progetto sia piccolo o grande, quando il giorno per la messa online è arrivato nascono i patemi d’animo. Dobbiamo finire di verificare qualcosa? Quali sono i passi per portare “su” il progetto? È necessario ripetere qualche test?

Per rispondere a queste domande ho creato, nel corso degli anni, una checklist molto informale che io e il mio gruppo usiamo in questa circostanza, quando le cose da fare sono molte, il nervosismo è alle stelle, ma il tempo è poco.

Vorrei condividere con voi questa checklist. L’occasione è stata uno scambio di email con Miriam Bertoli sull’argomento “ultimo miglio”. Occasione che mi ha permesso da un lato di fare un po’ d’ordine tra gli appunti, dall’altro di inserire alcune considerazioni ed elementi suggeriti da Miriam.

La lista, come potete immaginare, è tutt’altro che completa e rappresenta un (timido) tentativo di organizzare gli ultimi giorni prima della messa online. Ho volutamente eliminato diversi elementi specifici per le realtà con cui lavoro o ho lavorato, perché inutili. Non vi si trovano inoltre, se non sparsi qua e là, espliciti riferimenti alle verifiche in fatto di accessibilità e usabilità, a cui solitamente dedico specifici documenti.

Siete anche invitati a indicarmi eventuali altri punti da tenere in considerazione.

Checklist per l’ultimo miglio – versione 1.0 (pdf, 52 Kbyte)

PMBOK e sviluppo agile

A Guide to the Project Management Body of Knowledge (PMBOK) è considerata la bibbia del project management. Bibbia perché si preoccupa di ogni aspetto relativo alla gestione di un progetto utilizzando 5 gruppi di processo (initiating, planning, executing, monitoring and controlling, closing). Bibbia anche per le dimensioni, più di 400 pagine fitte di concetti che spesso spaventano chi si appresta ad affrontare l’esame per diventare Project Management Professional.

Proprio per questa nomea i concetti espressi dal PMBOK sembrerebbero distanti dalla metodologia di sviluppo agile, tanto che ne ho parlato in Domande e risposte sul web project management qualche mese fa.

Da pochi giorni sul sito di Forrester è a disposizione (a pagamento) un interessante report dal titolo The PMBOK and agile: friends or foes? che affronta nel dettaglio la questione.

Partendo dalle differenze tra PMBOK e sviluppo agile gli autori arrivano ben presto a trovare le molte similitudini tra i due approcci, ma è soprattutto la conclusione del report che è condivisibile. Gli autori sostengono infatti che è possibile sfruttare i punti di forza e le peculiarità di entrambi.

In particolare, chi si occupa di metodologie agili può trovare nel PMBOK:

  • un aiuto per definire con chiarezza l’inizio e la chiusura del progetto;
  • una guida per comunicare efficacemente con tutte le figure interessate;
  • indicazioni precise per la gestione delle situazioni a rischio.

Viceversa, la metodologia di sviluppo agile può aiutare i project manager di stampo tradizionale:

  • nella scelta e definizione di ruoli non troppo definiti all’interno del team, facilitando l’apprendimento dai colleghi e coinvolgendo nelle scelte strategiche;
  • a rifinire la pianificazione dei progetti man mano che si procede con lo sviluppo;
  • a stabilire dei forti e sinceri legami di relazione con i clienti;
  • a produrre il “giusto” livello di documentazione.

La fine dell’era dell’informazione a Le Web ’08

Bella e interessante mattinata quella appena conclusa al Le Web ’08 a Parigi, a parte gli inevitabili spifferi nell’enorme sala principale (fuori dalle finestre si vede scendere una leggera nevicata).

David Weingerber non ha tradito le aspettative, e dopo aver saltato l’intervento dell’anno scorso per incomprensioni con gli organizzatori, quest’anno ha parlato di come cambia la leadership alla “fine dell’era dell’informazione”. Con questa affermazione intende in realtà l’era dell’informazione in cui ogni singola realtà è tradotta in bit in modo asettico, privandola delle propria complessità (un po’ come inserire un’anagrafica in un database). Un po’ di giustizia la sta facendo in questo senso internet, grazie al potere dei link (il chiodo fisso di Weinberger, in senso buono, fin dai tempi di Small Pieces Loosely Joined). Secondo Weinberger la leadership è inoltre destinata a cambiare, perché non sarà più appannaggio di pochi, ma caratteristica stessa delle rete. Cita per questo la campagna di Obama e il sito change.gov che, seppur non perfetto, sta migliorando.

Free TV : Ustream

Eccezionale poi l’intervento del direttore d’orchestra Itay Talgam, anch’esso legato alla leadership. Talgam ha presentato alcuni spezzoni presi da esibizioni di direttori d’orchestra, in particolare Carlos Kleiber e Riccando Muti. Ha evidenziato come Kleiber oltre che essere leader non fa mistero dei propri sentimenti e lascia all’orchestra la possibilità di esprimersi, mentre Muti ama avere tutto sotto controllo.

Stream videos at Ustream

Impossibile non pensare alle sfumature che queste presentazioni, soprattutto quella di Talgam, hanno per il project management e il web project management in particolare.

Un corposo riassunto dell’intervento di Weinberger e di Talgam è disponibile nella versione inglese di Fucinaweb.