Il censimento dei web project manager 2010

E’ ormai il quarto anno che A List Apart propone un sondaggio molto dettagliato rivolto ai professionisti del web e da qualche giorno sono disponibili i risultati dell’ultima edizione.

Nel 2007 e nel 2008 ho cercato di dare una lettura di questi dati in riferimento alla professione del web project management. Vediamo se in questi anni qualcosa è cambiato e se comunque possa emergere qualche informazione interessante che aiuti a spiegare la crescita di questa disciplina.

Percentuale di web project manager

Non ci sono sostanziali differenze rispetto agli anni scorsi: la percentuale di web project manager si attesta intorno al 4%.

Distribuzione per gruppo di età

Anche in questo caso il trend è confermato, con un lieve aumento degli over 65, rispetto alle altre professioni. Difficilmente si entra nel mondo del lavoro come web project manager, ma lo si diventa dopo altre esperienze lavorative.

Distribuzione per sesso

Il web project management si conferma una disciplina maschile, anche se la crescita delle donne è costante.

Distribuzione per tipo di organizzazione

Anche in questo caso le informazioni degli anni scorsi sono confermate. Rispetto alle altre professioni, è molto più probabile trovare un web project manager in una piccola organizzazione, indice che si tratta di una figura strategica in realtà in cui è fondamentale, per la sopravvivenza, il rispetto dei tempi e dei costi.

Salario

Lieve incremento per quanto riguarda i salati rispetto alle altre discipline, si passa dall’8.7% del 2008 all’11.6% del 2010. La maggior parte dei web project manager ha avuto un aumento di salario negli ultimi due anni.

Istruzione

Il web project management è tra le professioni in cui è più diffusa la laurea e il diploma universitario. Rispetto alla scorsa rilevazione, diminuisce sensibilmente l’importanza attribuita al titolo di studio in aiuto alla professione.

Soddisfazione per il proprio lavoro

Dopo la brusca caduta del 2008 rispetto al 2007, migliora la soddisfazione dei web project manager per il proprio lavoro.

Blogging

Non più fanalino di cosa, ma quasi. Il web project manager non ha tempo, o passione, di scrivere un blog.

Formazione

Il web project manager è tra i professionisti che più sono coinvolti in eventi formativi.

Lacune e competenze tecniche

Il web project manager sembra trovarsi più a suo agio con lo sviluppo backend, piuttosto che frontend o di interfaccia, segno forse che diversi web project manager provengono da questo campo.

Serenità per il futuro

Come gran parte delle altre professioni relative al web, il web project manager confida in opportunità di crescita nel prossimo futuro.

Libera professione

La maggior parte dei web project manager lavora in azienda, confermando come si tratti di una professione che richiede uno stretto contatto e conoscenza del team di lavoro.

 

L’agile non è affatto semplice

Manca una settimana a Better Software e questa è l’ultima delle interviste che ho realizzato con alcuni speaker. Dopo Luca Mearelli (Quel che resta del backoffice) e Jacopo Romei (Il project manager in un mondo agile) è la volta di Alberto Brandolini, che parlerà di come gestire la transizione verso l’agile nell’intervento dal titolo “Non è affatto semplice“. Per quanto mi riguarda, vi aspetto lunedì 27 giugno alle 13.15 in auditorium per “Guerrilla Web Project Management“.

“Non è affatto semplice” gestire la transizione verso un approccio agile, come spiegherai nel tuo intervento a Better Software. Come mai?

Se posso individuare una causa prima per gran parte dei problemi in ottica di gestione dei progetti di sviluppo software, è nel perdurante tentativo di adottare strumenti e modalità di ragionamento che non sono adeguati ad un Sistema Adattivo Complesso quale un team di sviluppo.

Cercare di maneggiare questo tipo di complessità con un diagramma di Gantt, ad esempio, è come cercare di fare il bagno al vostro gatto (vi si rivolterà contro ed i costi supereranno di gran lunga i benefici). Ma non è sempre facile accettare questo tipo di transizione: istintivamente siamo a portati a credere che il sistema debba essere deterministico, ed ammettere che non lo sia (non lo può essere) per molti suona come una resa, o una mancanza di professionalità. L’altro aspetto “rivoluzionario” è legato alla trasparenza. Spesso un sacco di energie sono dedicate a nascondere o non dire certe cose, o semplicemente a comunicare solo con “alcuni” nella convinzione che “altri non necessitino di essere informati” o “non debbano essere informati”. Non ho ancora avuto modo di vedere progetti messi nei guai dalla trasparenza.

E’ chiaro che un approccio trasparente cambia anche la natura della gestione dei rischi. Molti rischi sono trattati esplicitamente, e l’approccio è diametralmente opposto al “potete fidarvi di me” che caratterizza alcuni colleghi. Il primo step spesso è proprio l’opposto: terrorizzare il management, per rassicurare il team. Ma la direzione è quella di una reciproca fiducia nella capacità di team e management di gestire i rischi ed uscire dalle situazioni critiche.

Il ruolo di cui si sente molto la mancanza è quello di un “portatore di Visione”: se la visione è condivisa con il team, le scelte che vengono fatte in corso d’opera saranno coerenti con questa visione, ed il prodotto rifletterà questo approccio. La User Experience spesso è una grande cartina al tornasole della capacità di condividere una visione.

Come cambia la figura del project manager nell’agile?

La maggior trasparenza sul reale stato di avanzamento del progetto, permette di giocare d’anticipo. Fin dalle prime settimane del progetto si può capire se gli obiettivi sono realizzabili nella configurazione attuale, oppure se è necessario intervenire su date, scope del progetto o skills del team. Aspettare non è un’opzione consigliata.

La conseguenza di questo approccio è che le cattive notizie vanno date presto. Per poter portarne di buone al termine del progetto.

L’altro aspetto forse più difficile da digerire è la riduzione della componente decisionale. Non è sensato che un Project Manager si faccia personalmente carico di un gran numero di decisioni. Il PM è responsabile del fatto che determinate decisioni vengano prese, nel modo più efficace possibile. E’ tutto da dimostrare che prendere certe decisioni in autonomia, a porte chiuse e, successivamente <sarcasmo>con grandissima capacità comunicativa</sarcarsmo> informare il team della decisione presa sia la strategia migliore per il successo del progetto.

Può il team di sviluppo aiutare il project manager in questo nuovo ruolo, e come?

Deve. Anche in questo caso la trasparenza è fondamentale. Ci sono esigenze reciproche che vanno comprese. Il Project Manager deve avere accesso a tutta una serie di informazioni sull’andamento del progetto e queste devono essere reali. L’enfasi sulla scomposizione in User Story ad esempio serve anche a dare una misura dell’avanzamento reale, in termini di features completate anziché di “lavoro svolto”. Ma dal punto di vista dello sviluppatore, l’approccio può non essere intuitivo o apparire sub-ottimale. Nello sviluppo agile ci sono meno cose da fare (es. il gantt) ma molte più cose da fare insieme. E la comprensione del punto di vista degli altri ruoli coinvolti è fondamentale.

Alberto Brandolini è un professionista dell’information technology con il pallino di vedere tutto da un’angolazione diversa e di cercare di risolvere il prossimo problema. Consulente, docente, speaker, imprenditore, blogger, autore, in Italia ed all’estero, in determinate circostanze riesce anche a sembrare una persona seria.