Ljubljana Barcamp

Quello di sabato scorso a Ljubljana (Slovenia) è stato il primo barcamp a cui abbia partecipato. O, meglio, il primo barcamp a cui abbia partecipato degno di questo nome.

Il successo dell’iniziativa va equamente suddiviso tra gli organizzatori, chi è salito sul palco e chi ha riempito le aule.

Gli organizzatori hanno individuato una formula semplice, ma vincente:

  • 20 minuti di cronometro per ogni intervento comprese le domande, senza possibilità di sforare
  • sessione finale con interventi di 5 minuti senza domande per invogliare anche gli indecisi a partecipare
  • richiesta esplicita di presentare in inglese (perché in Slovenia l’inglese lo sanno, mica come da noi)
  • colazione e pranzo gratuiti e maglietta a 10 euro per finanziare l’evento
  • party serale per concludere tutti insieme la giornata

A ognuno va il merito di aver partecipato attivamente con centinaia di domande, richieste e puntualizzazioni e interventi quasi mai banali.

Un barcamp che ha tanto da insegnare a chi propone eventi simili in Italia:

  • gli organizzatori hanno seguito tutti gli interventi (quando non ne hanno proposto loro stessi), piuttosto che limitarsi a fare public relation;
  • si è rinunciato allo streaming dell’evento (possibilità costosa e inutile visto che un barcamp è fatto di conversazioni) per destinare le risorse a migliorare l’esperienza di chi al barcamp ci è andato;
  • chi è salito sul palco ha sviluppato la propria presentazione perché durasse poco ma soprattutto per dare molti spunti agli interventi di chi segue. E’ facile dire che al barcamp non ci devono essere spettatori, ma bisogna mettere le persone in condizione di partecipare

Tutto questo senza sponsor stratosferici o star di prim’ordine.

Di ritorno da Le Web ’08

Porto a casa alcuni grandi e molti piccoli spunti e idee da Parigi, e non parlo solo degli interventi sul palco. Anzi, se mi limitassi a considerare quelli, sarebbe stato sicuramente più proficuo e meno dispendioso rimanere a casa e assistere all’evento via streaming.

È l’aria che si respira attorno a questo tipo di incontri a essere di forte ispirazione, aria forse dalla temperatura un po’ troppo fredda nel grande ambiente dispersivo di quest’anno e che un tempo era – guarda caso – una camera mortuaria.

Poiché della conferenza e degli interventi ho parlato già molto, mi limito qui a riportare alcune sfumature.

Mi sono presentato la mattina presto tutti e due i giorni e così ho avuto la possibilità, da bravo scolaro, di essere in prima fila insieme a compagni di banco di tutto rispetto: Doc Searls, Michael Arrington e Steve Gillmor.

I miei compagni di banco, Doc Searls e Steve Gillmor

I miei compagni di banco, Steve Gillmor e Doc Searls

Da Michael Arrington ho imparato che anche le polemiche è meglio studiarle e concordarle prima di salire sul palco. Chi lo ha visto durante l’intervista a Marissa Mayer di Google (video e trascrizione) potrebbe essere rimasto di stucco. Senza mezzi termini ha liquidato l’organizzatore Loïc Le Meur lamentandosi del buffet (“Will there be enough food for everyone today?”) e della connessione (“Who has an internet connection here?” 30. “Well, that is about three times more than yesterday”). E in effetti Arrington anche a me ha chiesto a cadenza di circa due minuti se la mia connessione funzionasse o meno. Per carità, doveva aggiornare TechCrunch, mica Fucinaweb.

Era però tutto preparato, perché una ventina di minuti prima, a pochi centimetri da me, organizzatore e Arrington si sono accordati su cosa dire e perfino sulla battuta relativa alla costosa giacca di velluto di Le Meur comprata probabilmente grazie a quanto risparmiato per cibo e connettività.

Da Steve Gillmor ho imparato (anzi, ho avuto conferma) che un intervento in un blog fatto come dio comanda non si scrive in dieci minuti. Ho assistito alla genesi e stesura di Google To Take Chrome Out Of Beta, un pezzo che non supera la cartella (1800 battute). Eppure per scriverlo ha impiegato poco meno di tre ore. Potrei aver letto male (non volevo essere così spudorato da fissarlo e mi limitavo ad alcune sbirciatine), ma il pezzo è addirittura partito per essere un’altra cosa, Google To Release Chrome for Mac. Dal palco devono poi essere arrivate altre notizie ed ecco che Gillmor, in piena concentrazione, ha cominciato a modellare, scrivere, spostare, cucire, eliminare, fino a raggiungere il risultato voluto. Ho anche notato che nel compiere ricerche apriva due finestre allineate in verticale, una con Google e l’altra con Yahoo!. Terminato il pezzo ha preso il suo Macbook Air e si è diretto verso l’ingresso del palco, dove forse ha trovato qualche Googlista che gli ha confermato le informazioni. Infine, non prima di aver mostrato il pezzo a Arrington che nel frattempo ha terminato l’intervista, ha mandato il risultato online.

La vignetta di Hugh MacLeod

La vignetta di Hugh MacLeod

Da Doc Searls ho imparato che il vero sistemista Unix (Searls è tra l’altro senior editor per il Linux Journal) riesce a usare anche un Mac in modalità quasi esclusivamente a carattere. A parte Leopard e un browser, non l’ho visto usare altre applicazioni grafiche, neppure il client di posta (e questo gli ha permesso di superare più facilmente i problemi di connessione).

Ho imparato questo e mille altre cose a Le Web ’08 e ho incontrato molte persone nuove dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania, dalla Svezia e dalla Slovenia.

E, prima di uscire, sono passato allo stand Microsoft a salutare Hugh MacLeod, di cui non ho potuto seguire l’intervento, e che è stato così gentile da lasciarmi comunque un ricordo, disegnandomelo sul pass.

Aggiornamento del 15 Dicembre 2008

Volpon osserva lo sketch tra Arrington e Le Meur

Volpon osserva lo sketch tra Arrington e Le Meur (foto di Doc Searls)

In questa foto scattata da Doc Searls ci sono io in primo piano mentre osservo la scena tra Arrington, Gillmor e Le Meur. Arrington si è appena finito di lamentare con Le Muer a proposito della connettività e lo avverte che di questo parlerà una volta salito sul palco.
Tra un paio di minuti Arrington e Gillmor prenderanno di mira la giacca di velluto di Le Meur, altro sketch ripreso successivamente durante l’intervista a Marissa Mayer.
Nessuna polemica tra i due quindi, ed è difficile credere a una rottura del rapporto di amicizia anche dopo le (a prima vista) dure parole espresse in Joie De Vivre: The Europeans Are Out To Lunch e Should Michael Arrington Be Invited Back At LeWeb Next Year?.

La fine dell’era dell’informazione a Le Web ’08

Bella e interessante mattinata quella appena conclusa al Le Web ’08 a Parigi, a parte gli inevitabili spifferi nell’enorme sala principale (fuori dalle finestre si vede scendere una leggera nevicata).

David Weingerber non ha tradito le aspettative, e dopo aver saltato l’intervento dell’anno scorso per incomprensioni con gli organizzatori, quest’anno ha parlato di come cambia la leadership alla “fine dell’era dell’informazione”. Con questa affermazione intende in realtà l’era dell’informazione in cui ogni singola realtà è tradotta in bit in modo asettico, privandola delle propria complessità (un po’ come inserire un’anagrafica in un database). Un po’ di giustizia la sta facendo in questo senso internet, grazie al potere dei link (il chiodo fisso di Weinberger, in senso buono, fin dai tempi di Small Pieces Loosely Joined). Secondo Weinberger la leadership è inoltre destinata a cambiare, perché non sarà più appannaggio di pochi, ma caratteristica stessa delle rete. Cita per questo la campagna di Obama e il sito change.gov che, seppur non perfetto, sta migliorando.

Free TV : Ustream

Eccezionale poi l’intervento del direttore d’orchestra Itay Talgam, anch’esso legato alla leadership. Talgam ha presentato alcuni spezzoni presi da esibizioni di direttori d’orchestra, in particolare Carlos Kleiber e Riccando Muti. Ha evidenziato come Kleiber oltre che essere leader non fa mistero dei propri sentimenti e lascia all’orchestra la possibilità di esprimersi, mentre Muti ama avere tutto sotto controllo.

Stream videos at Ustream

Impossibile non pensare alle sfumature che queste presentazioni, soprattutto quella di Talgam, hanno per il project management e il web project management in particolare.

Un corposo riassunto dell’intervento di Weinberger e di Talgam è disponibile nella versione inglese di Fucinaweb.