100 milioni di Internet Explorer 7

Intervento pieno di emozione quello di Tony Chor sul blog di Internet Explorer 7, in cui dà notizia del cento milionesimo download di Internet Explorer 7 in poche settimane.

Mi chiedo però se sia il caso di gioire di un evento forse facilmente prevedibile, visto che IE 7 viene praticamente distribuito che le stesse modalità di un aggiornamento critico di Windows.

Quanti utenti spenderanno tempo per capire di cosa si tratta o si limiteranno invece a cliccare lo scudo giallo in basso a destra che informa della disponibilità di aggiornamenti? A quel punto il più è fatto: molti procederanno, soprattutto perché la schermata di installazione punta il dito sulle enormi migliorie in campo di sicurezza.

L’intervento merita però di essere letto anche per i commenti a volte sorprendentemente ironici e divertenti.

Il personaggio dell’anno del Time

Il Time ha eletto noi, chi ha un blog, chi li commenta, chi carica le proprio foto su Flickr, i filmati su Youtube come personaggi dell’anno.

Il cosiddetto grassroots journalism, o giornalismo del popolo, è stata secondo il Time la vera rivoluzione di questo 2006, tanto da meritare la copertina a specchio in cuo ognuno di noi si può riflettere.

Leggendo il settimanale, però, ci si accorge ben presto che al di là di qualche articolo dal taglio molto generalista, neppure il Time sa perché ci ha sbattuto in copertina. L’articolo più corposo è composto da una serie di interviste a chi, persona della porta accanto, è uscito dalla folla conquistando i primi posti in Youtube, su Flickr e MSN Spaces. Carino, ma banale e ripetitivo.

L’unico pezzo degno di nota è probabilmente l’intervista di James Poniewozik ai creatori di YouTube, Chad Hurley e Steve Chen. Lo è perché fa sottolinea una volta di più come l’università americana si sforzi di preparare giovani di meno di trent’anni che le aziende si contendono.

Quando Hurley e Chen sono stati assunti da Paypal, il loro unico lavoro prima di approdare al progetto Youtube, sono stati scelti grazie agli atenei frequentati, grazie alla “formula vincente” del percorso di studio maturato.

Quanti in Italia sarebbero pronti a scommettere su chi è alla prima esperienza?

Per un (bravo) blogger gli sponsor non sono tutto

Chris Anderson di The Long Tails punta a un intervento di Guy Kawasaki, un “factotum” del web, che a fronte di 2 milioni di page view all’anno e di 21.000 iscritti ai feed Rss ha guadagnato con la pubblicità del suo weblog poco più di 3000 dollari.

Non molto effettivamente (in proporzione il click rate su Fucinaweb è decisamente migliore, se si considera che è perfino nella poco diffusa lingua italiana). Anderson nota quindi come non sia facile anche per chi gode di ottima credibilità riuscira a sopravvivere con il proprio sito: “meglio non abbandonare “il proprio posto di lavoro”.

Ma perché guardare solo all’aspetto economico diretto? Sono convinto che Kawaski, grazie alla professionalità dimostrata negli interventi del suo weblog, sia riuscito a costruire un network di contatti e amicizie che gli permettono di lavorare e collaborare più di quanto facesse prima.

Numerosi sono anche gli esempi (mi viene in mente per esempio Cliff Atkinson ma ce ne sono decine) di autori che hanno cominciato a dimostrare di cosa erano capaci nel loro weblog e sono stati contattati per poi scrivere un libro apprezzato (nel caso di Atkinson per Microsoft Press).

Se riesco a collaborare con riviste e siti che parlano degli stessi temi di Fucinaweb è proprio grazie a questo sito che è online ormai da 5 anni. Fin da quando l’ho messo online (e allora non era un weblog) ero sicuro che non ne avrei ricavato un fonte di sostentamento, ma che mi avrebbe dato, se ci sapevo fare, un po’ di visibilità.

Non fermiamoci come sempre ai primi dati numerici, alle classifiche, ai conti. La vita economica di un weblog è (per fortuna) ben più complessa.