Il censimento dei professionisti web 2008

A inizio anno, nell’intervento Il censimento dei project manager, ho cercato di tracciare un profilo della categoria dei web project manager, analizzando la distribuzione per gruppo di età, di organizzazione, ma anche cercando di capire il livello di soddisfazione per chi svolge questa interessante professione.

L’occasione per farlo è stata la presentazione dei risultati del sondaggio svolto dalla webzine A List Apart e rivolto a tutti professionisti che lavorano con il web. Quest’anno si riparte. Dal sito della rivista è infatti possibile partecipare alla nuova edizione del sondaggio, lievemente aggiornata nella forma.

Consiglio caldamente di partecipare, anche perché quest’anno è possibile specificare nel dettaglio il paese di provenienza, e sarà interessante analizzare i risultati che coinvolgono la nostra penisola.

Va comunque detto che, sebbene molti sforzi siano stati fatti per superare alcune ambiguità e limitazioni dello scorso anno, alcune domande rimangono difficilmente applicabili alla nostra realtà.

Piacerebbe anche a me, in modo informale, capire quali sono le esperienze, difficoltà e soddisfazioni che i web project manager incontrano nello svolgere questa professione. Se interessati vi invito ad aggiungere un commento o a contattarmi.

Dal nanopublishing al nanoplagiarism

Mi ha colpito l’intervento di Dario Salvelli di qualche mese fa, in cui l’autore parla di alcune brutte esperienze di nanopublishing, soprattutto riguardo i compensi esigui e dipendenti da variabili arbitrarie, come il successo del network su cui si scrive.

Non faccio troppa fatica a credergli. Probabilmente i contratti di questo tipo prevedono un compenso di pochi euro e la cifra non entusiasmante è giustificata dal fatto che non è necessario scrivere interventi lunghi o articolati, ma sono sufficienti pochi paragrafi. L’inserimento inoltre non richiede molto tempo, in quanto si basa su una piattaforma di blogging collaudata e facile da imparare, come per esempio WordPress. Basta avere un’idea e in pochi minuti si mette tutto online.

L’idea. E’ in effetti per l’idea che si dovrebbe essere pagati, non per la facilità di pubblicazione o per la brevità di un intervento. E avere una buona idea è tutt’altro che semplice e veloce: vuol dire leggere, studiare, prendere appunti, scarabocchiare, condividere, confrontare.

Pochi euro e allora il blogger si ingegna e mette in atto alcuni semplici escamotage. Il più usato prevede di produrre contenuti che sono traduzioni, più o meno palesi, di idee di qualcun altro, solitamente blog di argomento similare e in lingua inglese. E’ quello che fanno la maggior parte degli autori di nanopublishing in Italia. Che si tratti di sviluppo, web design, mondo Mac o open source, non vi ci vorrà più di mezz’ora per capire da quali fonti gli autori traggono le proprie ispirazioni. Più che nanopublishing varrebbe forse la pena chiamarlo nanoplagiarism.

Evidentemente va bene così. Tutto ingrassa, non si butta via nulla, come con il maiale. Sembra anche che vengano predisposte vere e proprie tabelle di marcia, maratone di pubblicazione, da quello che si capisce dall’intervento di Salvelli. Se rimani indietro, sei fuori.

Non ci sono per fortuna solo esempi negativi. E’ senza dubbio facile parlare bene di una realtà per cui si collabora, ma ritengo che Edit di html.it sia un’oasi felice. Oltre a essere un blog coordinato da figure di cui ho potuto apprezzare le capacità, anche lo spirito di squadra che si è venuto a creare nel tempo tra i diversi collaboratori rende elevata la qualità degli interventi. Eppure non c’è stato bisogno di stilare chissà quali regole o di spronare alla massima produttività.

Si potrebbe comunque fare di più anche in Edit e speravo che l’occasione potesse essere la migrazione a WordPress. Mi piacerebbe che il mio nome, ripetuto in testa a ogni intervento, non fosse collegato a un anonimo indirizzo di posta elettronica, ma a una pagina di profilo. E, per non rimanere sul vago, non a una pagina di profilo striminzita in cui ogni link è rigorosamente non cliccabile, per paura che un lettore su un milione abbandoni il sito.

Aspirerei a qualcosa di simile a quanto fa, egregiamente, il Time. Se entro in uno dei blog del network, per esempio quello di Lisa Takeuchi Cullen, trovo una foto e un breve profilo dell’autrice, oltre che un link a una pagina biografica approfondita.

Grazie alla visibilità che porta un profilo del genere sarei probabilmente disposto a scrivere anche senza compenso.

Aggiornamento del 25 Settembre 2008: Edit ha introdotto la pagina di profilo per gli autori. Sicuramente non come ha fatto il Time, ma è almeno un inizio.

Si è verificato un errore sconosciuto

Molti dei fortunati (o sfortunati, dipende dai punti di vista) che hanno acquistato un Iphone lo scorso Venerdì hanno riscontrato diversi problemi in fase di attivazione.

La causa è stata il carico dei server oppure qualcosa che non ha funzionato nel software di verifica del sito. Sarebbe bene che situazioni come questa non accadessero mai, ma sono convinto che per quanti test vengano compiuti, la realtà sia sempre più complessa.

Mi lascia però perplesso la superficialità con cui spesso vengono gestite le condizioni di errore. Il messaggio restituito a video era:

Non posso completare la richiesta ITunes Store. Si è verificato un errore sconosciuto (-9838).

Una risposta come questa è inaccettabile, perché

  • non permette all’utente di capire se il problema è nell’Iphone o nel processo di attivazione
  • non indica se si tratti di un problema momentaneo (il server è troppo carico) o permanente
  • è inutile sotto ogni punto di vista (sconosciuto? -9838 ?)
Una delle cattive abitudini nello sviluppo del software è che la gestione dei messaggi di errore viene spesso lasciata per ultima. Tanto andrà sempre tutto per il meglio, giusto?