L’usabilità delle newsletter

Si parla tanto di usabilità dei siti, ma anche le newsletter inviate ai propri iscritti devono essere progettate con attenzione. Anzi, si potrebbe quasi dire che in questo caso l’operazione è ancora più importante: dopo i molti sforzi fatti per invitare l’utente a registrarsi, è bene a questo punto fare di tutto per non perderlo.

Se dovessi giudicare le newsletter che ricevo, però, mi verrebbe da dire che poco è stato fatto per migliorarne l’usabilità.

Una delle newsletter che aspetto con impazienza è per esempio quella della biblioteca civica di Belluno, che come spesso succede fa bene alcune cose, male molte altre.

Male

  • E’ rigosoramente aperiodica: qualche mese ne vengono spedite 5, altri mesi un paio. Questo non sarebbe un problema [dello stesso problema, a dire il vero, soffre pure la newsletter di Fucinaweb]
  • Il subject dell’email non dice nulla sul contenuto: “Messaggio n. 27/2006”
  • La newsletter è composta solo da un elenco un po’ troppo sterile di avvenimenti, che riguardano eventi futuri anche di 2/3 mesi
  • A poco serve l’alternanza di colori tra i diversi eventi, se non a sottilineare il carattere artigianale della newsletter

Bene

  • Riporta correttamente gli estremi per contattare la biblioteca
  • Indica esplicitamente come annullare la propria iscrizione
  • Contiene, dove possibile, dei link di approfondimento verso il sito o altre risorse
  • Contiene testo, non immagini o inutili abbellimenti. Si potrebbe fare ancora di più: spedirla in formato esclusivamente testuale

Taxonomy e Folksonomy

Un interessante articolo pubblicato nel sito di Asis (The Information Society for the Information Age) e scritto dall’Information Architect Karen Loasby del sito BBC, presenta gli sforzi fatti dai gestori del network per facilitare la ricerca delle informazioni da parte degli utenti.

Dapprima, circa quattro anni fa, il team della Loasby si è limitato a facilitare l’indicizzazione delle pagine da parte dei principali motori di ricerca. Ma, all’aumentare dei contenuti del network, questa soluzione ha perso di efficacia.

Successivamente sono stati “taggati” i contenuti per mezzo di un vocabolario controllato. Questo vuol dire che i giornalisti sono stati istruiti per aggiungere da una lista di termini ben precisa (controllata) i metadati che un motore di ricerca può utilizzare per restituire i dati di interesse. Ma questa soluzione presenta comunque i suoi svantaggi, primo tra tutti il costo dell’operazione.

Una delle ipotesi per il futuro è quella di affiancare a un vocabolario controllato le potenzialità delle folksonomy, cioè la possibilità (alla del.icio.us e flickr) di aggiungere metadati al contenuto senza per forza essere costretti a usare (sempre) rigide regole di associazione.

Non sarebbe male che anche per la televisione nostrana qualcuno si preoccupasse di queste problematiche.

La Rai e l’Information Architecture

Se dovessi spiegare a una corso cosa si intende per Information Architecture, chiederei ai corsisti come prima cosa di fare una ricerca in uno dei siti della Rai.

Quasi tutti i siti della Rai sono infatti perfetti esempi di come NON deve essere strutturato un sito.

Mi sono trovato la scorsa sera a cercare lo streaming di un programma che mi sono perso, e che mi sarebbe piaciuto rivedere.

Il mio primo problema è stato innanzitutto capire su quale sito del network Rai andare. Ce ne sono infatti almeno tre che ipoteticamente mi potevano andare bene:

Dopo qualche minuto di navigazione ho scartato il sito delle Teche perché sembra ospitare contenuti d’annata, non troppo recenti, o quasi.

Sono allora passato al sito di RaiClick, che sembrava promettere bene. Dico sembrava, perché in effetti sull’homepage c’era una puntata, quella più recente, del programma che mi interessava. Ho allora pensato di compiere una ricerca con il box in alto, che mi ha portato a una pagina completamente slegata dal sito, che cerca contenuti in tutto il network Rai.

Deluso, ho provato a muovermi con l’uso della navigazione contestuale al sito, cioè scorrendo le diverse categorie “Fiction”, “Spettacolo”, “Notizie”, che si trovano in alto nella pagina.

Ma anche qui, dopo averle passate (e ripassate) tutte, non c’era l’ombra della puntata di mio interesse.

Stessa sorte per il terzo sito, quello di Radio Media. Ma in qualche modo, dopo qualche tentativo con Google, sono finalmente riuscito nella mia impresa.

Che realizzare un’architettura di sito con molti contenuti non sia un’impresa facile è certo, ma che nei portali Rai sia stato fatto di tutto per rendere dura la vita al navigatore è un dato di fatto.